Il campeggio di via Ripamonti: “Barbonia City”
Il campeggio di via Ripamonti nacque nella primavera del ‘67 quando i giovani capelloni milanesi si diedero appuntamento su un terreno accanto al fiumiciattolo Vettabbia. Facile da raggiungere (con il tram 24 si scendeva al capolinea Vigentino e dopo dieci minuti a piedi vi si arrivava senza problemi), quel terreno era ideale per “costruirci” un campeggio beat. I nostri si presentarono al proprietario del terreno spacciandosi per boy-scout e per la modica cifra di 140.000 lire stipularono il contratto di affitto del campo (validità 1° maggio – 31 agosto 1967). Il 30 aprile 1967 Melchiorre Gerbino e Umberto Tiboni, tra i leader di «Mondo Beat», invitarono tutti ad uscire dalla Cava, redazione della rivista. Chiusero le saracinesche del locale e su di esse affissero un cartello con le indicazioni per arrivare al campo raccomandando a tutti di portare tende, coperte e sacco a pelo. Fu così che nacque il campeggio di via Ripamonti, subito ribattezzato dalla stampa New Barbonia o Barbonia City.
Da questo momento in poi, la campagna stampa contro i capelloni fu durissima e senza esclusione di colpi. «La Notte» pubblicò un reportage sui capelloni firmato da Guido Pfeiffer. Ecco alcuni titoli: La donna facile, Dormire in quattro?, Dimenticano ogni morale, Noi suonavamo, lei si spogliava e dulcis in fundo A Barbonia City c’è la libertà d’imparare tutti i peggiori vizi: si diventa facilmente omosessuali e ogni tanto arriva la droga. Il 12 giugno 1967 «Il Corriere della Sera» dedicò una intera pagina ad un articolo ancora una volta sulla depravazione dei capelloni: nel campeggio, si diceva, erano state celebrate persino delle nozze sacrileghe. All’alba del 12 giugno 1967 avvenne l’irreparabile: la polizia procedette allo sgombero del campeggio divenuto, secondo il prefetto, «ricettacolo elementi oziosi et vagabondi». Dopo aver condotto gli abitanti delle tende, sorpresi nel sonno, in questura, ad entrare in azione, con quella che Gianni De Martino definì «OPERAZIONE STERMINIO», fu il servizio immondizie e l’ufficio igiene che con cinquecento litri di disinfettante cercarono di ripulire il campo “contaminato” dai capelloni.
Da: il rapporto e il telegramma del prefetto di Milano del 12 giugno e del 13 giugno 1967, in ACS, MI Gab., b. 39, f. 11001/98 e Gianni Ohm, Noi, di Nuova Barbonia. Milano in stato d’assedio, «Mondo Beat», 5 (31 luglio 1967).