Rappresentare la territorialità
a cura di Paola Bonora

Logiche cartografiche


L’immagine infografica dell’Europa: il caso della stampa
Emanuele Frixa

A partire dalla fine degli anni sessanta e grazie alle ricerche di Jacques Bertin (1967) e alla sua Semiologie graphique si è cominciato a riflettere in maniera sistematica sulla traduzione dei dati quantitativi in grafica. Possiamo far coincidere con questo passaggio l'inizio degli studi sull'infographics che vedranno tra gli anni ottanta e novanta l'importante contributo delle ricerche di Edward Tufte (1983) (1997). Tuttavia nonostante la sempre maggiore diffusione dei testi infografici soprattutto all'interno dei principali media della comunicazione, mancano ancora degli studi completi sulla valenza dell'infographics quale strumento visivo dei tradizionali spazi dell'informazione.

Se si esclude il contributo di Jan-Marie Chappé, L’infographie de presse (2005), e il più generale testo di grafica di Eric K. Meyer, Designing Infographics (1997), la possibilità di riferirsi a un modello per l'analisi del testo infografico sembra ancora non chiaramente definita.

In quanto segue ci si riferirà all'infographics come testo della rappresentazione geografica, intendendo dunque un testo visivo che abbia come sfondo l'immagine spaziale di un luogo, o di una parte del mondo e che metta insieme una molteplicità di forme testuali. Questo tipo di testo visivo può prendere il nome di geo-infographics.

Possiamo considerare la geo-infographics come un derivato delle tradizionali forme di rappresentazione cartografica; quello che infatti rende distintivo il testo infografico rispetto ad altre rappresentazioni visive è la sua intertestualità, vale a dire la sistematica correlazione fra tipologie di testo diverse: in generale verbale e visivo o più in particolare un'immagine del territorio a diverse scale, lo schizzo grafico, le tabelle, i diagrammi, gli indicatori grafici, le fotografie, o ancora quell'apparato testuale caratteristico delle tradizionali rappresentazioni geografiche (titolo, fonte, legenda, simbolismo).

Le geo-infografiche appena definite, si caratterizzano inoltre per una diversificazione - diminuzione o accrescimento – dell’apparato “paratestuale” rispetto alle tradizionali “carte” e sono spesso contestualizzate all’interno di discorsi tematici più ampi dei quali non risultano semplicemente delle sintesi visive descrittive.

Come è stato già sottolineato in un articolo pubblicato sulla Rivista geografica italiana (Frixa, 2009), la descrizione degli elementi del testo infografico porta all'accrescimento nella relazione fra gli elementi del testo e gli effetti di senso già presente nelle tradizionali rappresentazioni cartografiche. È quindi la rappresentazione cartografica a fornire l’insieme di riferimento per quanto riguarda le strutture, gli elementi e il rapporto che occorre tra essi; l'infographics, come è stata appena definita, si rivela dunque un ampliamento formale rispetto alle mappe tradizionali che adatta le immagini geografiche ai diversi mezzi della comunicazione istituzionale e dell'informazione. Un semplice schema (vedi Figura 1.1) può riassumere il rapporto tra il testo cartografico e quello geo-infografico rispetto ai principali elementi che vengono impiegati nella rappresentazione. L'infographics si presenta in sintesi come una progressione, un accrescimento grafico della tradizionale rappresentazione cartografica, almeno nel caso in cui ci sia sullo sfondo un'immagine di un luogo o più in generale di una parte del mondo, come nel caso che s'intende presentare.

Definite le generali linee di riferimento del testo infografico si può affrontare nello specifico il rapporto tra immagine geo-infografica e costruzione del territorio.

Per passare dalla tradizionale rappresentazione cartografica alla geo-infographics è opportuno riferirsi agli studi sempre più significativi, soprattutto nelle scuole di pianificazione del nord Europa, di spatial visioning. Le visioni spaziali possono essere considerate delle mappe comunicative che oscillano tra la rappresentazione oggettiva di dati ed elementi fisici di un territorio e le interpretazioni soggettive dei fenomeni e delle aspettative del territorio stesso. Esse assumono una valenza evocativa e comunicativa, costituiscono figure per messaggi futuri ma anche provocazioni per nuove prospettive. Secondo Gabriele Tatzberger, «le visioni possono essere considerate come oggetti in evoluzione, prodotti intermedi di un processo di conoscenza e ricerca del consenso» (in Doria, Fedeli, Tedesco 2006, pp. 278-297). Dunque più in generale e riprendendo Stefanie Dühr (2007) lo spatial visioning si caratterizza e si definisce come l'uso di immagini spaziali nella pianificazione del territorio. Si pensi a titolo esemplare alle numerose metafore spaziali impiegate per la descrizione e la pianificazione di alcuni fenomeni europei. Una delle immagini più fortunate è sicuramente quella della Blue Banana (Figura 1.2), di Brunet (1989), che differenzia un'area centrale europea, comprendente città con più di 200.000 abitanti  e che va dal sud-est dell'Inghilterra al nord Italia, rispetto a un'area periferica di minore valenza economico-strategica.

La stessa fortuna della “Banana blu” ha comportato un suo uso strumentale per la promozione di un’area europea forte, economicamente competitiva e socialmente coesa, rispetto a un’area secondaria; strumentale, si è appena detto, non solo allo sviluppo delle politiche future ma soprattutto all’attrazione di capitali d’investimento. È per questo motivo che alla Blue Banana sono seguite un’altra serie di immagini con l’obiettivo di promuovere idee di sviluppo diverse. In particolar modo l’immagine del “grappolo d’uva” (Figura 1.3) sintetizzata da Kunzmann e Wegener (1991) prospetta un sistema economico policentrico volto al superamento del dualismo tra area principale e secondaria. The European Bunch of Grapes rappresenta agglomerazioni urbane medio-grandi che ridisegnano lo spazio urbano e produttivo europeo secondo una visione reticolare-policentrica, superando l’idea areale della Blue Banana e ripensando l’Europa continentale e mediterranea secondo una prospettiva alternativa. Altri esempi di visioni spaziali possono essere il Pentagono (Figura 1.4) di Schön (2000), che individua una zona economica integrata all'interno dell'Unione Europea – un'area in cui si produce il 50% del PIL dell'Unione, abitata dal 40% della popolazione totale e che costituisce il 20% della superficie complessiva – e l'immagine di Mehlbye (2000) (vedi Figura 1.5 che sintetizza graficamente un'ipotesi di cooperazione tra diverse aree metropolitane europee. Questi quattro esempi non costituiscono semplici descrizioni del territorio ma sono piuttosto delle possibili letture, delle scelte e dei progetti sul territorio stesso; in sintesi delle immagini strate»giche a partire dalle quali possono essere sviluppate le politiche e i modelli di riferimento di nuove strategie territoriali, siano esse di carattere politico, economico, o sociale.

Possiamo quindi considerare la concettualizzazione del territorio attraverso le immagini spaziali come una parte integrante della pianificazione spaziale; Dühr (2007: 1) fa notare a proposito che

“nella maggior parte delle scuole di pianificazione spaziale in Europa, i documenti di progettazione politica implicano una rappresentazione simbolica del territorio attraverso icone, diagrammi e mappe. Dunque le opzioni della pianificazione politica attraverso lo strumento delle mappe e di altre rappresentazioni cartografiche possono essere molto importanti sia nel processo di pianificazione che nella comunicazione dei messaggi chiave delle strategie di pianificazione”.

Si aggiunga a questo quanto già sostenuto da Jensen and Richardson (2003: 3-4), due tra i pionieri dello studio delle immagini spaziali e della valenza di queste nei processi di pianificazione spaziale, secondo i quali c'è un riconoscimento esplicito dell'importanza delle rappresentazioni spaziali che costituisce un vero e proprio distacco dalle descrizioni«realistiche”. Le rappresentazioni spaziali si pongono in ultima analisi come un dispositivo retorico in grado di riprodurre un discorso politico in una nuova forma di rappresentazione spaziale.  

Dato questo quadro d’insieme, possiamo ora considerare le geo-infographics all'interno dei media come una tipologia informativa di immagini spaziali. Come ha già sottolineato Trenz, in«'Quo vadis Europe?» (2007), l'attenzione selettiva all'integrazione europea ha creato uno spazio della comunicazione pubblica europea e questo ha spesso portato a una promozione da parte della stampa di qualità dell'integrazione europea e della costituzionalizzazione dell'UE. A tale processo di promozione dell'integrazione europea partecipano in modo significativo le geo-infografiche dell'Unione utilizzate anche dalla stampa di qualità italiana.

Si prendano come esempio alcune immagini relative ai passaggi più rilevanti sull'ampliamento dell'UE, pubblicate dalle due principali testate giornalistiche italiane: la Repubblica e il Corriere della Sera.

Una data significativa è quella del primo maggio 2004 giorno in cui dieci paesi (Estonia, Lettonia, Lituania, Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria, Slovacchia, Slovenia, Cipro e Malta) entrano a far parte dell'Unione Europea, spostando il suo «baricentro» geografico verso est. Tale risulta essere la rappresentazione utilizzata dal Corriere della Sera attraverso la geo-infografica (Figura 1.6) che sfuma i vecchi stati membri con una tonalità opaca di grigio e relegandoli a sfondo dell'immagine, e mette in evidenza per contrasto cromatico i nuovi paesi attraverso una tonalità più scura e dei corredi di testo informativi (le didascalie) sui loro dati principali.

La scelta di Repubblica sembra diversa. Sempre il primo maggio compare a pag. 15 l'immagine riportata in Figura 1.7. Si noterà la scelta di includere tutti i paesi membri e anche i prossimi candidati (Romania e Bulgaria) all'interno di un quadro che viene sintetizzato dal titolo dell'infografica: «La nuova Europa”. Al contrario la focalizzazione della mappa del Corriere era rivolta, come si legge dal titolo, ai «Dieci nuovi paesi membri”. Anche i dati a corredo dell'immagine riportano le statistiche dell'intera Unione e non dei singoli nuovi stati. Del resto soltanto il giorno prima anche Repubblica aveva posto l'attenzione su alcuni dei nuovi paesi puntando lo zoom sull'immagine geografica e andando a cogliere le aspettative di alcuni fra i nuovi Stati membri (vedi Figura 1.8): il titolo dell'infografica è: «Miniere e Internet. Da Gorizia a Bratislava, cosa si aspettano i nuovi paesi da Bruxelles”. Le possibili rappresentazioni geo-infografiche dell'Europa vanno in sostanza riferite volta per volta al contesto della pagina informativa, dell'articolo e del tema che si vuole mettere in evidenza. Tematismo ancora più significativo se si nota come questo tipo di rappresentazioni possano considerarsi le dirette evoluzioni dalle carte geopolitiche  che nella prima metà del secolo scorso cominciarono a circolare quali strumenti di propaganda funzionali al potere politico di riferimento. Quel tipo di rappresentazioni, infatti, avevano introdotto un vera e propria innovazione nel linguaggio cartografico rendendo “l'immagine dinamica e mostrando le cause storiche di una dato contesto politico o anche i suoi sviluppi futuri” (Boria 2008: 280-281)[1].

La geografia generale dell'Europa cambia completamente quando si presenta la necessità di rappresentare fenomeni più complessi rispetto al semplice ampliamento del territorio e all'inclusione dei nuovi paesi membri.

Una forma di discontinuità si manifesta nell'analisi delle immagini relative a frame di politica istituzionale riguardanti i Paesi dell'Unione. L'immagine pubblicata il 31 dicembre 2006 dal Corriere della Sera (Figura 1.9) è esemplare per come rappresenta una geografia disomogenea rispetto alla ratifica della Costituzione da parte dei singoli stati, come possiamo notare dalla differenziazione operata dal colore e dalle singole specifiche (didascalie) dei diversi sistemi di approvazione nei vari paesi.

Quando invece a prevalere è ancora una volta l'aspetto dell'ampliamento dei confini per l'entrata di Romania e Bulgaria all'inizio del 2007 la rappresentazione riprende le caratteristiche dell'omogeneità del territorio, come si può notare dall'infografica pubblicata da Repubblica il 2 gennaio 2007 a pagina 14 (Figura 1.10). I tre livelli di lettura dell'immagine, quello politico dato dalle tonalità di colore, quello economico dato dal simboli relativi alla zona euro, e quello geografico dato dalla rappresentazione complessiva dell'Unione all'interno del più ampio spazio europeo, sembrano uniformarsi graficamente a quest'ultimo minimizzando gli elementi di differenziazione e massimizzando quelli di uniformità.

Un'ultima considerazione può essere fatta aprendo i due giornali il giorno dopo la firma del Trattato di Lisbona il 13 dicembre 2007. Sia Repubblica che il Corriere scelgono di non riportare alcuna immagine geo-infografica ma di privilegiare lo strumento della fotografia e le immagini dei leader politici impegnati nella firma. Il Trattato entrerà in vigore nei vari paesi, dopo le singole ratifiche, nel 2009 (solo l'Irlanda andrà al referendum). La politica istituzionale dell'Unione sembra in questo contesto informativo ancora distaccata dal territorio e dai cittadini, passivamente ricevibile, e rinchiusa nei palazzi del potere. Manca da un punto di vista visivo quella rappresentazione del progetto che invece compare in altre pagine informative attraverso l'uso delle geo-infografiche.

In conclusione si è definita la geo-infografica come particolare testo dell'informazione e della rappresentazione del territorio. Si è posta a un livello intermedio tra le tradizionali forme di rappresentazione geografica e le visioni spaziali, utilizzate sempre di più come dispositivi retorici in grado di riprodurre un discorso politico in una nuova forma di rappresentazione spaziale.

Torna alla mente la provocazione di David Morely che nel suo saggio Media, Modernity and Technology. The Geography of the new scriveva di«morte della geografia» causata dalle nuove tecnologie della comunicazione e dalla fine del rapporto causale fra ciò che si vede e il funzionamento del mondo. In realtà il sociologo inglese proprio a partire da questa consapevolezza riformulava il discorso – soprattutto in riferimento all'ambito mediatico – nei termini di una Geografia del nuovo, sostenendo l'esistenza di una geografia del postmoderno ormai deterritorializzata e che egli definisce come«geografia secondaria» o «geografia ombra» spostando l'attenzione dallo spazio fisico al ciberspazio (Morley, 2007: 201).

Si è qui dimostrato come al contrario proprio nel passaggio da una moderna «certezza del rappresentare» tipica di un certo paradigma positivista che riponeva ogni fiducia nelle mappe e aveva finito per sostituire al mondo il linguaggio per la sua rappresentazione, a una nuova «certezza del progetto”, vadano ricercate le nuove forme di riflessione sugli strumenti della geografia. Tra questi strumenti le immagini spaziali e le geo-infografiche meritano ancora l'attenzione di quanti s'interessano del rapporto tra mondo e immagine.

Bibliografia

Bertin Jacques (1967),  Semiologie graphique: les diagrammes, les reseaux, les cartes, Paris, Mouton.

Boria Edoardo (2008), Geopolitical Maps: A Sketch History of a Neglected Trend in Cartography, «Geopolitics», 13: 2, 278-308.

Brunet R. (1989), «Les villes Européennes, report to DATAR”, Paris, Reclus, La Documentation Francaise.

Chappé Jan-Marie (2005), L’infographie de presse, Paris, Victoires.

Doria Luigi, Fedeli Valeria, Tedesco Carla (2006), Rethinking European Spatial Policy as a Hologram. Actions, Institutions, Discourses, Burlington-Aldershot, Ashgate.

Dühr Stefanie (2007), The Visual Language of Spatial Planning. Exploring Cartographic representations for spatial planning in Europe, London-New York, Routledge.

Fossum John Erik e Schlesinger Philip (2007), (a cura di) The European Union and the Public Sphere, London-New York, Routledge.

Frixa Emanuele (2009), «Sul limite della mappa: una riflessione sull'infographics”, «Rivista Geografica Italiana», 116, pp. 23-45.

Jensen Ole B. e Richardson Tim (2003), Being on the map: The new iconographies of power over European space, «International Planing Studies», Vol. 8, Iss. 1, p. 9.

Kunzmann K. R. e Wegener M., (1991), The Pattern of Urbanizzation in Wesern Europe 1960-1990. Report for the Directorate General XVI of the Commission of the European Communities, Instituts für Raumplanung, Vol. 26, Dortmund, IRPUD.  

Mehlbye P., (2000) Global integration zones: neighbouring metropolitan regions in metropolitan clusters, «Informationen zur Raumentwicklung», N. 11-12, pp. 755-762.

Meyer Eric K. (1997), Designing Infographics. Theory, creative techniques and practical solutions, Indianapolis, Hayden Books.

Morely David (2007), Media, Modernity and Technology. The Geography of the new, Abingdon, Routledge.

Schön, K. P. (2000), «Das Europäische Raumentwicklungskonzept und die Raumordnung in Deutschland”, «Informationen zur Raumentwicklung», N. 3-4, pp. I-vii.

Tatzberger Gabriele (2006), «Spatial visions, concepts and metaphors: their essential role in european spatial development and policy discourse», in Doria Luigi, Fedeli Valeria, Tedesco Carla, Rethinking European Spatial Policy as a Hologram. Actions, Institutions, Discourses, Burlington-Aldershot, Ashgate, pp. 278-297.

Trenz Hans-Jörg, «'Quo vadis Europe?' Quality newspapers struggling for European unity», in Fossum John Erik e Schlesinger Philip (2007) (a cura di) The European Union and the Public Sphere, London-New York, Routledge.

Tufte Edward R.  (1997), Visual explanations : images and quantities, evidence and narrative, Cheshire (CT): Graphics press.

- (1983), The visual display of quantitative information, Cheshire (CT) : Graphics press.

 

 

 

 
 

DOI 10.1473/quadterr01 Storicamente 2011

Published: December 8th 2011

 

 

Notes

1] Come ha ben evidenziato Edoardo Boria (2008: 282-283), sono due gli aspetti innovativi, da un punto di vista comunicativo, che interessano la cartografia geopolitica e sono significativi nell'anticipare la genesi del testo geo-infografico: in prima istanza “il passaggio da una rappresentazione descrittiva a una interpretativa”, in secondo luogo la più immediata fruibilità e “accessibilità” dell'immagine che ne permette la diffusione in nuovi contesti, primo fra tutti quello mediatico


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