Con questo primo fascicolo di «Quaderni del territorio» si inaugura un ulteriore profilo di «Storicamente», dedicato agli studi di carattere territoriale. Le discipline geografiche, finalmente riemerse da una lunga e bellicosa crisi, sono tornate al centro delle riflessioni, chiamate in causa da quella serie di cambiamenti che definiamo globalizzazione, capaci di trasformare le combinazioni spazio-temporali. Travolte da un rivolgimento ontologico che ha mutato la natura, il peso, il ruolo, le interazioni fra le componenti in gioco e dunque imposto la necessità di sguardi intrecciati tra le discipline.
Quando uno storico come Karl Schlögel (ri)scopre che si può «leggere il tempo nello spazio» [2009] in definitiva compie un’operazione di eguale portata benché di segno opposto a quella di Lucio Gambi quando scriveva «una geografia per la storia» [1973] e, prima di lui, dei geografi classici per i quali il nesso tra spazio e tempo era inscindibile. Si tratta allora di capire le direzioni dei processi, decostruire i linguaggi dei soggetti che li animano, disvelare le modalità di produzione dello spazio in questo mondo nuovo frutto della postmodernità.
Uno «spatial turn» [Warf, Arias 2008] che mette in
soffitta le rigidità epistemiche (per prime quelle dello storicismo) e schiude a registri
compositi, plurali, in cui la componente culturale diventa il paradigma entro cui declinare
grammatiche di senso multiformi. Dal dominio del tempo si è passati alla spazializzazione, alla
simultaneità di un presente che giustappone e confonde i piani e le scale di osservazione. La
natura discorsiva dello spazio abbozza scenari di pura relatività in cui nulla è cardinale,
abbatte gli impalchi strutturali e semina il terreno di evocazioni simboliche, provvisorie,
rarefatte. Uno spazio che non esiste prima di essere rappresentato, raccontato, evocato.
E dimentica spesso la territorialità, la sua immanenza e corporeità, le ragioni e gli agenti della sua produzione. Con un rischio di astrattizzazione e sperdimento suggestivi come dimensione poetica, ma alla fine evanescenti sotto il profilo politico, mentre sul territorio si compie la riconfigurazione transcalare del mondo globalizzato e si tracciano le nuove mappe del potere e delle ingiustizie.
I «Quaderni del territorio» vogliono frequentare entrambe le sfere, accogliendo la ricchezza di prospettive che la molteplicità delle visioni promette, ma con decisa attenzione alla territorialità, alle voci e ai significati, ai conflitti e alle contraddizioni che ne sono lievito.
In questo fascicolo giovani aspiranti geografi (non saprei come altro definirli non avendo i più collocazione accademica se non precaria) si esercitano a raccontare spezzoni di mondo con gli strumenti che la geografia offre. I saggi sono comunque passati al vaglio di un rigoroso referaggio. Il focus è sulla rappresentazione della territorialità nelle le sue più diverse accezioni. Lo dedichiamo a Stefano Torresani che ci ha lasciati e ci ha insegnato la pazienza e l’ironia.
Sono stati citati:
Gambi L. 1973, Una geografia per la storia, Torino:
Einaudi
Schlogel K. 2009, Leggere il tempo nello spazio. Saggi di storia e
geopolitica, Milano: Bruno Mondadori
Warf B., Arias S. 2008, The Spatial Turn. Interdisciplinary
Perspectives, London - New York: Routledge