Diviso sostanzialmente in tre parti, il volume affronta la biografia di Berneri, per poi metterne a fuoco il percorso intellettuale e il pensiero politico. L'utilizzo di una svariata serie di fonti, accompagnato da uno sguardo attento al contesto di riferimento, consente all'autore di affrontare dei nodi importanti, restituendo complessità sia alla personalità di Berneri, sia alle sue riflessioni, colte nella loro evoluzione e all'interno di un fitto scambio di idee con altre figure dell'antifascismo.
La descrizione dei luoghi dove Berneri aveva vissuto, maturando il proprio «elitarismo morale e culturale» nonché l'impulso all'azione, si sofferma soprattutto sul periodo dell'esilio, in cui egli approdò a una compiuta formazione politica e intellettuale, testimoniata anche dalle numerose iniziative editoriali. Anni durissimi, tormentati da problemi economici, dalla costante minaccia di espulsione dai paesi ospiti, e da diverse traversie giudiziarie, causate in parte dall'attività di fiduciari della polizia fascista. Una fase che, indagata attraverso le carte di Pubblica Sicurezza, permette a De Maria di fare luce sulla progettualità politica del noto antifascista, tracciando uno spaccato quanto mai incisivo del fuoriuscitismo.
Contrario ad aderire a qualsivoglia formazione partitica al fine di restare «liberamente critico», Berneri, che sfugge a rigide definizioni, si trovò spesso isolato o nella condizione di dialogare solo con personalità altrettanto sfaccettate, quali Salvemini, Rosselli, Trentin e Schiavetti. Grazie all'analisi dell'autore, tali confronti consentono di afferrare la peculiarità delle riflessioni sviluppate da un'élite di intellettuali antifascisti, che faticava a individuare punti di convergenza per l'avvio di iniziative comuni. Approfondito tramite numerosi scritti di Berneri, questo percorso mostra l'evolversi di un pensiero avverso a ogni tipo dogma e di centralismo volto a sottrarre libertà all'individuo. Questioni dalle quali scaturì la proposta di un federalismo che, idoneo a educare il cittadino all'autonomia individuale oltre che alla vita pubblica, negava il senso politico dello Stato, preservandone la funzione amministrativa. Il libro ci offre l'immagine di una figura impegnata in primo luogo a riflettere sulla rivoluzione e sulla libertà dell'uomo rispetto allo Stato, che mitigò l'anarchismo con principi di stampo liberale. Berneri, infatti, difese una serie di valori che definivano l'individuo, come la piccola proprietà, la vita privata, la famiglia e la stessa libertà religiosa. Corpi intermedi che, in una struttura federale, avrebbero potuto restituire autonomia alla società civile.
Punto di svolta e tragico epilogo di un percorso assai travagliato fu la guerra di Spagna che spinse l'antifascista a recarsi fin dall'estate 1936 a Barcellona, dove divenne il commissario politico della colonna diretta da Rosselli. L'impresa giunse presto a termine a causa dei dissapori sorti tra Giustizia e Libertà e gli anarchici, che volevano conferire alla colonna un carattere ideologico preciso. Deluso da un contesto nel quale buona parte delle forze politiche aveva accettato di collaborare con i comunisti, Berneri, come noto, venne giustiziato nel maggio 1937 con l'accusa di essere un controrivoluzionario. Una breve esistenza ripercorsa dall'autore attraverso un'analisi filologicamente assai rigorosa dei documenti, che permette di osservare questo antifascista da una prospettiva nuova e originale.