Risultato di una rigorosa analisi di fonti quali lettere inedite, diari, taccuini e soprattutto del fitto carteggio intercorso dal 1898 al 1915 tra Alessandrina Massini (1846-1915) - «la santa» Ravizza - e Rina Faccio (1876-1960) - «la spudorata» Sibilla Aleramo -, il volume propone, attraverso la storia di questa singolare amicizia, intrecciata alla politica e alla scrittura, una serie di incontri significativi con quell’intellettualità femminile italiana che tra Otto e Novecento elesse Milano quale centro nevralgico.
L’autrice Emma Scaramuzza, ricercatrice di Storia contemporanea presso l’Università Statale di Studi di Milano, nell’analizzare in parallelo le biografie delle due donne, si concentra sulla natura complessa del loro legame amicale dimostrando come sia per esse riduttiva la connotazione di esempi antitetici del femminile nella storia del femminismo italiano.
È infatti questo intenso rapporto che stimola l’autrice a porsi nuovi interrogativi capaci di sondare a fondo le loro personalità e con esse l’ambiente, il clima, la rete di nessi entro i quali l’amicizia andò alimentandosi. La scelta metodologica di compiere un’analisi «di relazione» consente all’autrice non solo di osservare sotto una nuova luce la filantropa Ravizza e la scrittrice Aleramo, ma anche di far emergere vari aspetti del passaggio esperienziale tra generazioni differenti di quelle donne «nuove» che sono state percepite come antesignane della rivoluzione femminista degli anni Settanta: un contributo insomma alla ricostruzione di una «genealogia intellettuale femminile» che è ancora da compiere.
Frequenti sono gli incontri con numerose e importanti “interlocutrici” che, proprio attraverso la relazione amicale, mostrano aspetti personali inediti. Sono donne di diverse epoche, differenti per provenienza sociale, interessi, impegno, tutte però accomunate da un progetto di scoperta di sé e quindi di libertà femminile oltre che di rinnovamento sociale. Alessandrina Ravizza e Sibilla Aleramo restano sì le protagoniste di questa rigorosa e contemporaneamente coinvolgente ricostruzione, ma è proprio la loro “amicizia” che ci “presenta” altre donne quali: Anna Kuliscioff, Giacinta Pezzana, Ersilia Majno, Maria Montessori, Linda Malnati, Eleonora Duse.
La santa e la spudorata è dunque un libro che consente molti “incontri” e che permette, alla luce della Storia, ampie riflessioni sull’amicizia tra donne, sulla sua valenza politica; sul rapporto tra la dimensione privata del vivere e quella pubblica; sui significati di una corrispondenza epistolare praticata come luogo dell’affermazione e dell’espressione di sé e pertanto di una scrittura sessuata; sulla proposta di alternative sociali che sono contemporaneamente denunce della politica al maschile; sull’«inganno dell’uguaglianza» che «in cambio di diritti uguali, pretese dalle donne emancipate o in via di emancipazione che fingessero di non avere un corpo di donna» (pp. 279-280).
Molte altre sono le riflessioni a cui ci induce l’autrice tramite il “racconto” di questa amicizia che, in ultimo, mostra come, lo studio delle soggettività, dei vissuti femminili e dei loro intrecciarsi permetta di costruire una Storia delle donne in cui l’alternarsi di oblii e memorie, di vuoti e pieni di conoscenza non dà adito alla frammentarietà quanto piuttosto costituisce «la base di un flusso di vita-storia che pulsa con un ritmo intermittente, come il respiro, o come un filo di luce elettrica che si spegne e poi si illumina. Nella storia delle donne – secondo l’autrice – questi fili sono le relazioni tra donne, fili ininterrotti, anche quando le connessioni non sono evidenti» (pp. 282-283).