Tito Menzani, Romeo Galaverni. Un imprenditore cooperativo nel Novecento reggiano (1904-1988). Ancona: Affinità Elettive, 2020. 226 pp.
Romeo Galaverni è stata una figura molto importante nella Reggio Emilia del XX secolo. Militante socialista che in gioventù ebbe il privilegio di collaborare con Camillo Prampolini, fu un commercialista specializzato nella contabilità e nel diritto delle imprese cooperative, e ricoprì vari incarichi come membro o presidente di collegi sindacali e consigli di amministrazione. Ma soprattutto Romeo Galaverni fu il fondatore delle Latterie cooperative riunite, ovvero una cooperativa del settore caseario nata nel 1934, che dal contesto reggiano sarebbe assurta a gruppo di livello nazionale, conosciuta con il marchio Giglio.
Il libro di Tito Menzani – docente di storia economica dell’Università di Bologna ed esperto di storia del movimento cooperativo – ricostruisce la biografia di Romeo Galaverni. Attraverso una ricca documentazione recuperata negli archivi della famiglia, ma anche presso l’Istituto storico della Resistenza di Reggio Emilia (Istoreco), viene ricostruito un tragitto professionale molto interessante. Infatti, Galaverni fu un uomo molto fattivo e dinamico, che non amava certo stare con le mani in mano, e che fu coinvolto in numerose iniziative. Basti pensare che dopo la Liberazione fu presidente delle Farmacie comunali di Reggio Emilia, carica che mantenne per circa un quindicennio. In quel frangente rilanciò e modernizzò detto ente pubblico, ingaggiando un serrato confronto con Giuseppe Dossetti, parlamentare democristiano che portava avanti gli interessi dei farmacisti privati (il padre aveva farmacia a Cavriago), e affidandone la direzione ad Alberto Aleotti, giovane competente e motivato, che infatti successivamente avrebbe gestito e poi acquistato la casa farmaceutica Menarini, facendola diventare un’impresa di livello internazionale.
Il libro di Menzani affronta i tanti aspetti di rilievo nella vita di Galaverni ed è meritorio per tre motivi. Il primo e più importante è che viene ricostruita la biografia di un personaggio di spicco, conosciuto ben oltre il contesto locale, che con il proprio operato contribuì allo sviluppo economico, ma anche civile del territorio reggiano. Di umili origini, Galaverni fu sempre preoccupato di contribuire all’emancipazione dei ceti più umili, come i contadini. In particolare, rielaborò ciò che aveva appreso da Prampolini e dagli altri cooperatori vissuti a cavallo tra XIX e XX secolo, per creare organizzazioni in grado di aiutare i piccoli produttori ad essere efficienti nella trasformazione agroalimentare ed efficaci nella commercializzazione nel mercato. Ne sono un esempio i caseifici sociali e le cantine sociali, e soprattutto gli organismi di secondo grado, come le Latterie cooperative riunite e le Cantine riunite, queste ultime fondate nel 1950 sulla base del modello delle prime e con l’apporto determinante di Galaverni. E questo impegno civile non venne meno nel corso del secondo Novecento; anche una volta in pensione, egli continuò a operare, a scrivere, a tenere iniziative pubbliche per diffondere e spiegare alle nuove generazioni i principi e i valori dell’agire cooperativo.
Il secondo motivo è che la ricerca in questione consente anche di mettere a fuoco il tragitto aziendale delle Latterie cooperative riunite, delle quali Galaverni fu, come detto, l’ispiratore, ma anche il direttore fino agli albori degli anni Settanta. Il latte, il burro e i formaggi Giglio rappresentarono i prodotti di punta di una grande realtà cooperativa, capace di conquistarsi uno spazio nazionale. Ebbene, la storiografia degli ultimi decenni ha prodotto studi e ricerche che hanno analizzato il percorso di grandi cooperative reggiane – come Unieco, Coopsette, Cantine Riunite, Coopservice –, così come hanno raccontato altre grandi realtà cooperative del settore lattiero-caseario, come Granarolo, Soresina, Cooperlat-Trevalli: mancava una ricerca sulle Latterie cooperative riunite, che dopotutto sono state un pilastro di questo sistema, prima di entrare in crisi nel corso degli anni novanta, quando già Galaverni era venuto a mancare.
Il terzo e ultimo motivo, invece, è che questo libro consente di ripercorrere praticamente tutto il Novecento reggiano, dalle lotte del socialismo riformista dell’età giolittiana agli anni del roboante craxismo. Romeo Galaverni attraversò le difficoltà del primo dopoguerra, fra illusioni rivoluzionarie e violenze squadriste, il lungo e complicato ventennio fascista, gli orrori e le distruzioni del secondo conflitto mondiale – rischiando più volte la vita –, la fase della ricostruzione e del boom economico, e poi ancora gli anni delle conflittualità sociali e del terrorismo. Dividendosi fra le Latterie cooperative riunite, la professione di commercialista, l’impegno politico nel Psi locale, Galaverni ebbe anche modo di sposarsi e di crescere tre figli. Il più piccolo dei tre – Camillo, oggi stimato commercialista reggiano – ha scritto una postfazione molto bella al volume di Menzani.
Un inserto fotografico ci restituisce alcune belle immagini d’epoca, fra le quali una foto con dedica di Camillo Prampolini, un tavolino realizzato da Galaverni quando, giovanissimo, lavorava presso la Cooperativa cementori, una pubblicità del latte Giglio con testimonials Carlo Dapporto e Delia Scala, un fumetto di Nick Carter, scherzosamente chiamato a investigare sulla qualità dei prodotti Giglio, e una lettera di Pietro Nenni con la quale si caldeggiava l’attribuzione a Galaverni del cavalierato del lavoro, motivando che «aveva creato dal nulla una delle aziende modello dell’Emilia-Romagna, le Latterie cooperative riunite». Le immagini storiche rappresentano spesso un valore aggiunto, anche perché rare e preziose nel loro saperci calare visivamente in periodi storici del passato. In conclusione, si tratta di un bel libro, che arricchisce gli studi storici sul movimento cooperativo e su Reggio Emilia, contribuendo così a colmare un vuoto storiografico.