Anne Bielman Sánchez (ed.), “Power Couples in Antiquity: Transversal Perspectives”, London ‒ New York, Routledge, 2019, XII-214 pp.
Power Couples in Antiquity: Transversal Perspectives raccoglie i contributi di dieci solidi antichisti sulle dinamiche politico-relazionali di potenti coppie dell’antichità in un’ottica di genere, ed è parte del progetto Regards croisés sur les couples dans l’Antiquité gréco- romaine, IVe siècle av. J.- C. ‒ IIe siècle ap. J.- C. dell’Università di Losanna. Il workshop da cui i contributi derivano, Regards croisés sur les couples exceptionnels dans l’Antiquité, si è tenuto nel novembre 2017 presso il medesimo Ateneo.
Il fenomeno delle power couples è distinto dalle coppie ordinarie mediante parametri di ricchezza, carisma e, soprattutto, di un potere permanentemente detenuto da almeno un consorte al vertice di uno stato antico. L’ordinarietà accomuna le coppie vissute su ogni gradino della piramide sociale, tranne il vertice, e il distinguo rimane funzionale alla vocazione rappresentativa di sovranità plurali, autorevoli o autoritarie a seconda dei casi, incarnate da coppie in cui anche la parte femminile avrebbe aspirato, pur tra limiti imposti dai tempi e con spregiudicate eccezioni come Cleopatra II (saggio 4), a formare con l’uomo entità politicamente determinanti. Ciò è preferibilmente esaminato in prospettiva socio-psicologica, mettendo in risalto la condivisione di ruoli e impegni pubblici (saggio 2) e di interessi finanziari (saggi 3, 5), la reciproca legittimazione (saggi 1, 3, 5), la quotidianità (saggi 7, 9), la sessualità (saggi 5, 9) e, sempre e significativamente, il network familiare maschile. Il volume si colloca così nel filone degli studi di genere esaminanti le relazioni tra i sessi come costruzioni socio-culturali e costituisce un interessante esercizio di scholarship applicato a re e regine argeadi, seleucidi e lagidi, ai triumviri e alle loro consorti fino alla coppia imperiale, già anticamente percepita come tale.
L’introduzione si propone come chiave di lettura dei contributi. Rifacendosi programmaticamente a coppie di famosissimi attori, musicisti e personaggi pubblici del presente e del passato prossimo, cioè le vere power couples del gergo anglosassone, è come se suggerisse ai contributi il compito di identificare retroattivamente power couples ellenistico-romane secondo parametri non troppo dissimili dalla definizione dell’Urban Dictionary. È peraltro simpatica l’impostazione generale a tal proposito: scorrendo l’indice, Lisimaco segue Jennifer Lopez, Plutarco è preceduto da Brad Pitt, Scipione Emiliano da Claudia Schiffer, e Liz Taylor da Tacito fra altre moderne power couples. Tale espressione indica infatti, come si cita da vocabolari, «Two ambitious people with powerful careers who are married to each other», «A couple consisting of two people who are each influential or successful in their own right» e due coniugi aventi entrambi «extremely successful careers» (pp. 5-6). È evidente la crasi con coppie vissute in antiche società patriarcali. Citando (anche) da giornali e da Wikipedia, l’introduzione risolve imperfettamente questo punto, mancando una vera declinazione al passato del moderno concetto di power couple. Nonostante la sua spinta programmatica, né i successivi contributi né, curiosamente, l’efficace relazione finale della curatrice stessa sullo status quaestionis si allineano al tono, forse poco accademico, dell’introduzione.
I saggi sono in ordine cronologico: quattro relativi all’Ellenismo, cinque d’ambito romano. Carney esamina l’applicabilità del concetto di power couple a Filippo II, Olimpiade, Filippo III e Adea Euridice. Sottilmente, la riflessione sui primi due ne assume la straordinarietà concentrandosi, piuttosto, sulla disfunzionalità e sul peso delle tradizioni successive e romane, attratte dal fascino centripeto del legame di Olimpiade con il figlio. Lo stesso discorso, spesso trascurato e qui problematizzato, per l’ultima coppia argeade sottolinea intelligentemente l’assertiva figura di Adea Euridice e ipotizza che, giunta al vertice grazie al consorte e rivelatasi per lui un sostegno, proprio lei abbia inventato per sé il fortunato titolo di basilissa. Più in breve, Widmer ispeziona il primo secolo della regalità seleucide, ipotizzando che solo Antioco III e la moglie Laodice si sarebbero avvicinati a essere power couple mediante l’autorappresentazione dell’affetto: la loro azione, «a unified sum of several voices» (p. 33), avrebbe superato le «distinct voices» (p. 34) di re e regine precedenti. Richiami all’Aristotele etico circa l’armonia coniugale, utile termometro del sentire d’allora, contestualizzano meglio le conclusioni. D’Agostini, Bielman Sánchez e Joliton si rivolgono alle vicende dei Lagidi centrali. Studiando attentamente la tumultuosa vita di Cleopatra Thea, figlia di Tolemeo VI e sposa di tre sovrani seleucidi in successione, solo con il terzo si osserverebbero una plausibile power couple a reciproca legittimazione e una basilissa non più pedina della politica paterna. Lo studio su Tolemeo IV, Arsinoe III, Tolemeo VIII e Cleopatra II, sposi-fratelli, è invece condotto sulla scorta di crisi istituzionali sovrapponibili, forse, a crisi coniugali. L’accostamento dei due Tolemei, nel male, è antico (Strabone 17.1.11), mentre questo è originale. La minimizzazione di tali crisi nelle coeve fonti ufficiali è accostata alla vittimizzazione di Arsinoe III e Cleopatra II nella storiografia. La spregiudicata vicenda di quest’ultima riceve, anzi, un’interessante lettura politica (ma più ipotetica di quanto si ammetta): la mera volontà di regnare con i figli, senza consorte (p. 89).
Passando alla tarda Repubblica romana, il dotto contributo, d’ambito ancora egizio, di Ferriès considera la relazione tra Cleopatra VII e Antonio come drammatizzazione di un calcolo volto a legittimare il triumviro, nonostante la tradizione rilevi più i vantaggi per la regina: ma l’impressione di un predominio individuale non rafforza la tesi di un’azione simbiotica. Con un passo indietro, Harders vaglia il climax delle vicende matrimoniali di Antonio, soprattutto con Fulvia e Ottavia, come esempi di un’eccezionale «couple constellation at the head of the state» (p. 129): Fulvia, che l’arte rappresenta potentissima e deliziata sulla testa di Cicerone, e Ottavia che sulle monete «took on the role of a quasi-basilissa along his quasi-basileus» (p. 128). Forse sarebbe stato meglio invertire l’ordine degli ultimi due contributi. Cogliendo il proposto criterio della fertilità delle power couples («with sexual relations implied on account of the existence of common children» (p. 2), nell’intervento di Cenerini il dato biografico di Ottaviano e Livia evolve con precisione filologica nella questione della successione e della voce di lei su simili problemi. Come anche gli altri studiosi, Cenerini non nasconde, saggiamente, le problematicità di presentare i due come coppia in azione. Hallett esamina il celebre epicedio di Properzio (4.11) per Cornelia, moglie di L. Emilio Lepido Paolo, usando, con una certa esuberanza, paragoni con volti della politica statunitense, anche senatoriale (Elizabeth Dole, Elaine Chao etc.), la cui notorietà è certamente in pendant con la sfuggente biografia di Cornelia. Sulla scorta di Tacito, e con approccio più antropologico che istituzionale, il profondo intervento di Späth interroga il caso di Claudio, Messalina e Agrippina sui reali confini tra unioni nella domus imperiale e nell’alta aristocrazia romana di I secolo dal punto di vista delle pratiche matrimoniali e, in definitiva, di una straordinarietà declinata e mutevole, come per le altre coppie, secondo paradigmi di forma, percezione e sostanza. Un’ormai doverosa lettura politica e di genere, simile al caso di Cleopatra II (saggio 4), riscatta criticamente la memoria delle due donne.
Studi di chiaro valore e, appunto, trasversali sul tema proposto, che interpretano con originalità e soprattutto con libertà, i contributi sintetizzati conferiscono a Power Couples in Antiquity: Transversal Perspectives un sicuro interesse.
Anne Bielman Sánchez, Introduction: power couples: from antiquity to the contemporary world
- Elizabeth Carney, An exceptional Argead couple: Philip II and Olympias
- Marie Widmer, Looking for the Seleucid couple
- Monica D’Agostini, A change of husband: Cleopatra Thea, stability and dynamism of Hellenistic royal couples (150‒129 BCE)
- Anne Bielman Sánchez, Virginie Joliton, Marital crises or intitutional crises? Two Ptolemaic couples under spotlight
- Marie-Claire Ferriès, The magistrate and the queen: Antony and Cleopatra
- Ann-Cathrin Harders, Mark Antony and the women at his side
- Francesca Cenerini, An exceptional and eternal couple: Augustus and Livia
- Judith P. Hallett, A love poet’s script for an Augustan power couple: Propertius 4.11
- Thomas Späth, Claudius and his wives: the normality of the exceptional?
- Anne Bielman Sánchez, Power couples in antiquity: an initial survey