François Bougard, Le royaume d’Italie de Louis II à Otton Ier (840-968). Histoire politique. Leipzig: Eudora-Verlag, 2022. 376 pp.
Nell’agosto 875 Ludovico II morì senza lasciare figli maschi. Questa data segna un punto di rottura nella storia del regno italico: l’estinzione della linea maschile di uno dei rami della discendenza di Carlo Magno e la vacanza del trono ponevano con urgenza il problema della successione, anticipando la situazione che si sarebbe riproposta in maniera radicale pochi anni più tardi, nell’888, quando fu deposto Carlo III, l’ultimo imperatore carolingio. Questa fase è stata tradizionalmente descritta come un periodo di forte crisi delle istituzioni pubbliche, una crisi protrattasi fino all’arrivo di Ottone I e segnata dall’imperversare di una bellicosa aristocrazia divisa in fazioni in guerra per il potere: la scomparsa di Ludovico II prima e dell’impero carolingio poi avrebbero dato avvio a una serie di re deboli e responsabili di un processo di dissoluzione del patrimonio pubblico a vantaggio dei potentes, che gettò il regno in uno stato di caos e ne minò le fondamenta materiali (per questo tipo di ricostruzione si vedano i classici volumi Gina Fasoli, I re d’Italia (888-962), Firenze: C. G. Sansoni, 1949; Carlo Guido Mor, L’età feudale, I-II, Milano: F. Vallardi, 1952-1952).
Dagli ultimi decenni, invece, è in corso un processo di rivalutazione del periodo compreso tra la morte di Ludovico II nell’875 e l’incoronazione imperiale di Ottone I nel 962: il volume di François Bougard è appena stato pubblicato ma è già una pietra miliare di questa nuova stagione storiografica, perché raccoglie e ordina le più recenti e le principali acquisizioni degli studi in materia, tornando a offrire, dopo lungo tempo, una sintesi generale sul periodo dei “re nazionali” o “re italici”. François Bougard è il direttore dell’Institut de recherche et d’histoire des textes (IRHT) a Parigi ed è considerato uno dei maggiori esperti della storia del regno italico e delle fonti scritte che la riguardano: tra i numerosi temi al centro delle sue riflessioni, Bougard ha studiato il funzionamento della giustizia nel regno italico tra VIII e XI secolo, le sue strutture sociali e politiche e i modi di produzione e di conservazione della documentazione; ha curato la traduzione e il commento all’Historia Langobardorum di Paolo Diacono e delle opere di Liutprando da Cremona e attualmente è impegnato nella pubblicazione delle carte piacentine nell’ambito del programma di ricerca Repenser le Xe siècle au prisme des territoires: régulations et résistances dans une Europe en reformation (870-1000).
Il libro qui recensito è suddiviso in sette capitoli organizzati secondo un criterio cronologico e un ottavo, che mostra una diversa impostazione, a tema. Alla fine del volume, dopo un riassunto dei contenuti dell’opera in tedesco, si trovano due appendici: la prima è dedicata alle attestazioni dei funzionari di palazzo e dei personaggi attivi nelle istituzioni e in carica tra 850 e 960, cioè conti, visconti, duchi, marchesi, vescovi, abati e badesse; la seconda contiene alcune tavole genealogiche, che rappresentano alleanze tra parentele che riuscirono a esprimere un re, una regina o un papa o che, comunque, dominarono la scena politica nel periodo considerato. Infine, sono presenti un indice delle fonti e un indice dei nomi di persona e di luogo.
Come dichiarato dal sottotitolo, l’opera è un libro di Storia politica, evenemenziale, un taglio classico e, forse, poco popolare nell’attuale panorama storiografico che in genere preferisce libri tematici e con una tesi forte. Nondimeno, l’operazione svolta dall’A. è molto innovativa, una novità che si coglie anzitutto negli estremi cronologici prescelti. La data conclusiva, il 968, corrisponde all’inizio vero e proprio dell’impero di Ottone I e, per questo, si propone come scelta abbastanza tradizionale; ma la narrazione storica prende avvio dal regno di Ludovico II, dall’840, un messaggio chiaro e originale, della linea di continuità che l’A. traccia tra il mondo carolingio e il regno italico di X secolo, almeno fino all’avvento dell’imperatore sassone. Come emerge dalla lettura del volume, la fine dell’impero carolingio non corrispose a un declino delle strutture di governo e i meccanismi di funzionamento del regno italico di X secolo continuarono a rispondere a una “logica carolingia”. Non per questo, l’A. fossilizza in un’immagine statica la scena politica, perché i cambiamenti ci sono, e sono descritti e spiegati con puntualità.
Il cambiamento non diventa, però, sinonimo di crisi. Al contrario, la ricostruzione mostra una perdurante tenuta della struttura pubblica e una capacità di reazione e adattamento delle politiche regie in una fase che, senz’altro, fu caratterizzata da una certa instabilità del potere centrale e da una più accentuata tendenza delle aristocrazie a intervenire sulla scelta dei re, ricercando nuovi interpreti dei propri interessi politici da opporre al sovrano in carica. Un aspetto importante del libro è proprio l’attenzione dedicata all’attività dei sovrani che governarono in questo periodo, non più descritta in controluce, nei termini di una debole risposta all’aggressività dell’aristocrazia. Questa ritrovata centralità regia non fa ricadere la ricostruzione nella deformazione opposta, di un’anacronistica realtà “statalista”, perché l’azione dei sovrani è comunque considerata nel suo rapporto con l’élite e, in generale, con le altre parti sociali e questa interazione rimane un elemento essenziale del racconto storico: Bougard mostra che la capacità di creare reti di alleanza e sostegno all’interno delle élite era una condizione indispensabile per un’espressione fattuale e incisiva del potere regio; dall’altro lato, però, la fortuna e la formazione dei blocchi aristocratici era subordinata alla loro capacità di instaurare una relazione con l’autorità sovrana e, per questa via, di accedere alle risorse materiali del potere. Sotto quest’ultimo profilo, tra le più recenti acquisizioni della storiografia che il volume recepisce rientrano anche gli studi sul patrimonio fiscale, la base materiale del potere politico, tema sul quale anche l’A. ha lavorato proprio in relazione al regno italico (F. Bougard, Les biens et les revenus publics dans le royaume d’Italie (jusqu’au milieu du Xe siècle), in F. Bougard, V. Loré (a. c.), Biens publics, biens du roi. Les bases économiques des pouvoirs royaux dans le haut Moyen Âge, Turnhout: Brepols 2019, pp. 79-120).
L’analisi delle strutture istituzionali, economiche e sociali rimane, comunque, un sottofondo alla storia politica del regno, descritta con approccio filologico. L’obiettivo, dichiarato nell’introduzione, è quello di fornire un racconto “passo dopo passo” e di restituire le fonti legislative e i documenti pubblici al contesto cronologico e geografico in cui furono concepiti (p. 5). L’attenzione riservata all’analisi dei documenti pubblici giustifica la pubblicazione del volume nella collana di studi Italia Regia. Fonti e ricerche per la storia medievale, tra i curatori della quale è compreso lo stesso A. e che ha posto in evidenza l’importanza dei processi di conservazione e di produzione dei documenti pubblici. L’intreccio tra ricostruzione degli eventi e commento delle fonti risulta pienamente riuscito e consente di attenuare la distorsione prodotta dalla scelta editoriale con cui, nel tempo, sono stati pubblicati gli atti pubblici, cioè all’interno di raccolte basate sulla tipologia documentaria (leggi e capitolari, placiti, diplomi) – una modalità che agevola la consultazione, ma che elimina la dimensione di contrattazione con la società locale da cui questi documenti, anche e anzitutto le concessioni, scaturivano e che rende difficile apprezzare il peso dei fenomeni archivistici sulla forma in cui gli atti si presentano ai nostri giorni.
La natura dell’opera, la sua struttura e la presenza di apparati risponde al proposito di rendere accessibile uno strumento aggiornato e di estesa copertura per lo studio del regno italico. Il volume di François Bougard è una bussola per orientarsi tra gli eventi di un periodo storico spesso intricato e offre ai lettori una visione di insieme che, allo stesso tempo, non trascura i dettagli, agevolando la contestualizzazione delle vicende e la comprensione delle loro implicazioni. Nel risultato finale dell’opera, emerge tutta l’esperienza dell’A., che ha saputo costruire un’immagine complessa, ma non difficile, della storia del regno, un’immagine limpida, ma non semplicistica. Bougard consegna un’opera ricchissima di contenuti che è già diventata una fonte indispensabile per chiunque voglia studiare il regno italico e che riesce a ribadire l’importanza della storia politica anche per l’analisi delle strutture della società altomedievale.