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Giusto Traina, “La prima guerra mondiale della storia”

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Giusto Traina, La prima guerra mondiale della storia. Dall’assassinio di Cesare al suicidio di Antonio e Cleopatra (44-30 a.C.). Bari-Roma: Editori Laterza, 2023. IX - 257 pp.

Il volume di Giusto Traina, professore di storia romana presso le università di Parigi – Sorbona e di Lecce, ambisce a fornire un’inedita chiave di lettura per la lunga stagione di guerre civili tra il 44 e il 30 a.C. Lo studioso prende ispirazione dalla proposta di Anthony Rowley di applicare l’approccio delle Connected Histories anche allo studio della storia antica. La sfida che si presenta per lo storico è dunque quella di narrare gli scontri per il dominio sulla Repubblica non più secondo una prospettiva romanocentrica, bensì esaltando il ruolo dei provinciali e degli altri stati, provando a farne emergere il loro punto di vista. L’opera si divide in una parte introduttiva e in 3 macro-sezioni, ciascuna con 4 capitoli all’interno: “Il mondo dopo le Idi di Marzo”; “Vicende alterne del triumvirato costituente”; “Requiem per una Repubblica”.

Il primo dei due capitoli introduttivi, molto breve, espone la premessa dell’opera, ovvero che la serie di conflitti seguenti le Idi di Marzo non fu solo un susseguirsi di scontri tra Romani, ma un complesso intreccio che coinvolgeva anche altri popoli e nazioni. L’autore è consapevole di quanto l’intento di scrivere una storia “inclusiva” possa essere ambizioso e ne espone i limiti dettati dalle fonti. Dichiara dunque di voler evidenziare il ruolo attivo dei vari popoli che interagirono con i Romani. Il secondo capitolo serve a introdurre questo ruolo. Traina ritiene che la grande campagna orientale progettata da Cesare non sia stata una semplice utopia, ma che avrebbe risposto a precisi obiettivi strategici che si legavano intrinsecamente alle recenti guerre civili. Daci e Parti avrebbero minacciato il controllo romano nei Balcani e in Oriente ed entrambi avevano intessuto rapporti di varia natura con Pompeo, creando un complesso e volubile sistema di alleanze. Questo capitolo fornisce anche una descrizione dei contesti geografici e culturali, oltre che una panoramica sulla visione del mondo propria dei politici romani.

I singoli capitoli sono generalmente introdotti o da contestualizzazioni di tipo culturale o da riferimenti a episodi o a opere letterarie del tempo. Lo stile prettamente narrativo e informale, finalizzato a raggiungere un pubblico molto ampio, è reso evidente dall’uso di frasi di transizione come “poi conosceremo Ottaviano” dopo una pausa argomentativa. L’introduzione dei singoli personaggi romani serve spesso per delinear il contesto geo-politico e culturale in cui operavano in quel momento. Anche eventi come la Guerra di Modena sono trattati in estrema sintesi, concentrandosi piuttosto sulla situazione dei popoli alpini, strettamente collegata al contesto di questo conflitto. Nelle sezioni narrative, in particolare nella prima parte, si trova un frequente richiamo a leggende e profezie, le quali sono poi valutate criticamente come elementi funzionali alla propaganda politica. Un altro elemento che rivela l’intento divulgativo è la necessità per Traina di spiegare singoli aspetti della politica romana poco noti ai non esperti.

Marco Antonio emerge subito come filo conduttore del progetto. È grazie ai suoi comportamenti più eccentrici, deplorati dai suoi avversari, che lo studioso si addentra in una contestualizzazione di questi in un determinato orizzonte culturale e politico, consentendogli di estendere la lente su popoli e regni dell’Oriente. Questa attenzione riservata ad Antonio e all’area geografica di sua competenza è probabilmente frutto dell’esperienza di Traina, che nel corso di quest’opera riprende spesso conclusioni raggiunte in suoi precedenti lavori, come la biografia Marco Antonio (Traina 2003). Si nota una maggiore simpatia nei confronti di Antonio rispetto ad Ottaviano, che tende a essere meno giustificato per i suoi crimini: “i barbari non avevano il monopolio della barbarie” afferma l’autore quando riporta la decapitazione di Bruto, mentre giustifica la simile sorte toccata a Cicerone. Lepido, che di solito scompare dalle narrazioni fino alla sua deposizione in Sicilia, è valutato per il suo impegno nella romanizzazione dell’Africa, riscontrabile innanzitutto per via epigrafica. A godere di una sostanziale rivalutazione è anche Sesto Pompeo (si nota l’influenza delle più recenti ricerche sul personaggio, visto quasi come terzo membro dell’alleanza repubblicana), mentre non è affatto lieto il giudizio sulle azioni di Bruto e Cassio a est, alle quali è dedicato un intero capitolo, ricco di riflessioni culturali sulle dinamiche di integrazione e l’interazione tra comunità locali e autorità romane. La battaglia di Filippi è presentata come uno scontro che coinvolge la quasi totalità delle forze orbitanti intorno a Roma, grazie al numeroso apporto di ausiliari e alleati (su tutti i Traci) e alla presenza di generali di origine provinciale. Proprio la sottolineatura dell’integrazione in Senato e nell’ordine equestre di provinciali in questa fase è un elemento coerente con l’obiettivo di Traina. I capitoli dedicati alla campagna del generale antoniano Publio Ventidio Basso contro il principe partico Pacoro e il suo alleato romano Quinto Labieno e quelli sulle campagne orientali di Antonio sono quelli che probabilmente racchiudono meglio il senso dell’opera, mostrando come soggetti attivi i nemici dei Romani e quanto le varie fazioni fossero interconnesse tra di loro. Degna di nota anche la grande attenzione rivolta alle campagne illiriche di Ottaviano, contestualizzate nel medesimo orizzonte di quelle di Antonio in Oriente, entrambe legate con il disegno strategico di Cesare. Pompeo Magno, al pari del suo rivale, ritorna più volte, soprattutto quando Traina si ferma a descrivere la fuga di Sesto dopo Nauloco, evidenziando come l’azione del padre condizionasse la politica romana in Oriente ancora 20 anni dopo. Azio è il culmine della narrazione e dell’argomentazione: per gli stessi Romani quella battaglia chiuse uno scontro “doppio”, civile ed esterno, essendo ufficialmente presentata come guerra a Cleopatra, la quale aveva permesso ad Antonio di consolidare il suo potere.

Si può affermare che Traina è riuscito in larga parte a spostare il focus della narrazione del periodo, per quanto le fonti permettano. L’opera risulta avere un tono divulgativo, con uno stile chiaro e informale che consente una lettura immersiva e scorrevole. Comunque abbondanti e interessanti sono gli spunti argomentativi che sintetizzano anni di ricerche, messi a frutto in un’opera che sembrava effettivamente mancare nel vasto panorama delle ricostruzioni di quell’epoca.