La rassegna che ospitiamo era stata ideata quando il libro di Toaff, Pasque di sangue, veniva annunciato, con operazione mediatica di gran clamore, dal «Corriere della Sera». Nei giorni successivi la polemica è divampata, ha scaldato gli animi, ognuno ha preso posizione non sempre con cognizione di causa. Qualcuno è intervenuto in quanto storico di professione, qualcun altro in veste di rappresentante di un gruppo religioso, di una minoranza, e via di seguito.
Personalmente non ritengo rilevante l’intervento del rabbinato italiano, così come non ritengo rilevante l’intervento degli esponenti ecclesiastici quando si toccano temi di carattere religioso. Ma è anche ingenuo pensare che i rappresentanti delle diverse religioni non intervengano su questioni inerenti la loro stessa tradizione, temi che costituiscono talvolta oggetto della loro identità e della loro storia.
Nel frattempo Toaff ha chiesto alla casa editrice Il Mulino di ritirare il libro dal commercio. Questa decisione, deplorevole e deprecabile, non indica tanto, a mio parere, una minaccia alla libertà di espressione o di ricerca, quanto piuttosto la complessità del mestiere dello storico e il suo rapporto con la divulgazione e mediatizzazione della narrazione del passato.
Il ritiro del libro, che comunque è avvenuto dopo che ne erano state vendute qualche migliaia di copie, ha trasformato un banale libro di storia in oggetto di desiderio. Ariel Toaff è divenuto, a detta di alcuni, un martire della “nuova Inquisizione” regolata dal politically correct. Più grave ci sembra l’eventualità che a causa del libro possa subire un vero processo in Israele.
Vorrei menzionare solo alcuni dati che peraltro sono sotto gli occhi di tutti. Una nota casa editrice, che da tempo ha acquisito una solida posizione nell’ambito delle pubblicazioni scientifiche, propone un libro che alcuni storici criticano in modo deciso. Molti si chiedono come ciò possa avvenire. In genere procedure di peer review garantiscono della rispondenza di opere di ricerca agli standard condivisi dalla professione. Il libro tuttavia è chiaramente pensato per suscitare scandalo, altrimenti non avrebbe tanto occupato le pagine dei giornali e persino gli spazi televisivi.
Certo ci sarebbe molto da ridire sullo stile mediatico – urlato - sulla mancanza di understatement e di professionalità di questi ultimi anni. Qualcuno grida, qualcun altro risponde urlando più forte… Nessuno ascolta.
«Storicamente» ha invitato alcuni studiosi esperti della materia a commentare il libro, impiegando i criteri scientifici di cui abbiamo già detto, per tentare di offrirne una valutazione serena.
Ogni recensore (esperto in questo campo di studi) ha impostato l’analisi del libro in modo autonomo, avvalendosi delle proprie competenze e della esperienza di studioso. Ci sono metodi e strumenti, procedure di cui anche il più spinto relativismo culturale non può del tutto ignorare. Ma di questo si parlerà diffusamente nelle recensioni.
Invitiamo Ariel Toaff, se lo riterrà opportuno, a prendere parte alla discussione.