Storicamente. Laboratorio di storia

Biblioteca

Elisa Signori (a cura di), Frammenti di vita e d’esilio. Giulia Bondanini, una scelta antifascista (1926-1955)

Tramite una serie di documenti inediti che attraversano gli anni compresi tra il 1926 e il 1955, il volume consente di gettare luce su parte dell’itinerario di un’antifascista poco studiata, Giulia Bondanini, moglie del noto repubblicano Fernando Schiavetti. Come sottolinea Signori nell’introduzione alle fonti, dell’impegno politico e civile di Giulia, dispiegato specialmente in esilio, sono rimaste poche tracce. Declinatosi in una serie di attività organizzate spesso in ambito familiare, il ruolo di Bondanini ha finito infatti per essere appiattito su quello del coniuge, perdendo il carattere individuale che lo definiva.

Sia gli apparati politici, sia l’occhio scrutatore della Polizia fascista sottovalutarono l’importanza ma anche il carattere eversivo delle iniziative che molte antifasciste, ora singolarmente ora collettivamente, avviarono, donando al mondo dei fuoriusciti solidità e contenuti. Fu questo il caso di Giulia Bondanini, la cui azione, caratterizzata da una scarsa visibilità, fu improntata al rifiuto del fascismo e all’elaborazione di una progettualità politica destinata, nel secondo dopoguerra, a trovare proficui agganci. Per tale motivo, ricostruire questo e altri percorsi femminili richiede l’utilizzo di scritture private, le sole in grado di dare voce a esperienze che non rientravano negli schemi politici tradizionali.

Divisi per periodi che corrispondono a fasi cruciali della vita di Giulia, i documenti editi sono per lo più composti da corrispondenze familiari: lettere che i coniugi Schiavetti si scrissero allorché furono costretti a separarsi, scambi epistolari con i parenti rimasti in Italia, ma anche missive dirette alle figlie restate in Svizzera quando, nel 1945, gli Schiavetti rientravano nel loro paese. Fonti che, aggiunte a diverse lettere di amici antifascisti, consentono di ricomporre un quadro dove, pur risultando prevalente la dimensione affettiva, il tema della politica spicca come filo conduttore. Specie laddove le strutture politiche erano più labili, l’esilio rafforzò i vincoli familiari e amicali, creando delle trame di rapporti fondate sulla condivisione di scelte politiche e esistenziali. Ambiti privati nei quali le donne trovarono spesso più agevole esprimersi, organizzando attività delle quali è difficile trovare menzione.

Di un certo interesse sono poi alcuni scritti politici di Giulia dei primi anni Cinquanta, che la videro attiva in seno all’UDI, della quale fu portavoce a Zurigo, nell’ambito dell’assistenza all’infanzia colpita dalla guerra. Fonti preziose, che, oltre a restituire il senso di un mandato civile e sociale, fanno emergere una serie di competenze acquisite in esilio. Maestra di professione, Giulia si interessò di questioni pedagogiche anche nell’emigrazione, dando vita a Zurigo, assieme al marito, alla Scuola Libera Italiana, espressione di un progetto educativo teso a coltivare nei figli degli immigrati italiani un’identità nazionale slegata rispetto a quella coltivata dal Regime mussoliniano. Una “missione di incivilimento” ritenuta fondamentale in un paese uscito dal ventennio fascista e dalla guerra.

Illuminando il percorso di questa figura, il volume restituisce lo spaccato di un universo antifascista, le cui dinamiche possono essere comprese appieno solo adottando uno sguardo attento ai diversi soggetti che ne furono protagonisti. Una prospettiva perseguibile valorizzando le fonti di carattere personale, indispensabile integrazione ai documenti politici, ma anche i singoli percorsi biografici.