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Antonio Clericuzio, La macchina del mondo. Teorie e pratiche scientifiche dal Rinascimento a Newton

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Il sorgere e l'affermarsi della scienza moderna è, da sempre, uno degli argomenti più intriganti nella storia della cultura europea. Questo libro di Antonio Clericuzio - Frances A. Yates Fellow del Warburg Institute di Londra e docente di storia della scienza all'Università di Cassino - si concentra soprattutto sul Cinquecento e Seicento. In quell'epoca, infatti, ebbero luogo trasformazioni radicali. L'Autore individua quattro coordinate di fondo: la riscoperta dei classici avvenuta durante l'Umanesimo, le esplorazioni e scoperte geografiche, la Riforma protestante (cui replicò il cattolicesimo tridentino) e la nascita dello Stato moderno (in particolare la monarchia assoluta di Francia). Pertanto, idee ed esperimenti scientifici vengono riletti da Clericuzio entro la storia politico-sociale e religiosa dell'Europa, oltrepassando con decisione la vecchia interpretazione volta ad individuare nella nascita della scienza moderna una sorta di marcia trionfale dell'uomo lungo la strada della verità e razionalità. Al contrario, il fine principale di questo volume è quello di mostrare come non vi sia mai stato un processo lineare di sviluppo scientifico, basato su un unico metodo ed un'unica visione della natura, ma che il percorso storico delle diverse scienze (arti meccaniche, astronomia, matematica, cartografia, storia naturale, chimica, mineralogia, fisica, ottica, medicina e biologia) fu quanto mai tortuoso e complesso, oltre che profondamente condizionato da diversi fattori - non escluse teorie metafisiche e religiose - per quanto queste ultime potrebbero oggi apparire incompatibili con il mondo rigoroso della ricerca scientifica. Inoltre, una particolare attenzione è posta dall'Autore alla ricostruzione, davvero esauriente, delle relazioni storiche tra scienza e religione, tra retaggio magico e vocazione dimostrativo-sperimentale, così come a quei luoghi e a quelle forme di trasmissione del sapere che seppero veicolare il nuovo verbo delle conoscenze, prime tra tutte le accademie. In tale modo, all'attività di quanti sono stati -e, per certi versi a ragione, vengono ancora presentati- come gli 'eroi' della nuova scienza di età moderna, Clericuzio affianca, qui non senza coraggio, i contributi, spesso dimenticati, di figure assai meno conosciute ai non specialisti del settore, i quali, tuttavia, hanno fatto la loro parte nel comporre il quadro delle scienze tra XVI e XVII secolo. E' questo, a mio avviso, il pregio principale del libro, che finisce, così, per superare l'esigenza strettamente manualistica, che lo deve avere motivato, per collocarsi - in maniera, ritengo, più che riuscita - su un gradino superiore.

La macchina del mondo, quindi, si presenta come opera di sintesi e di approfondimento insieme. I capitoli (forse) migliori sono quelli dedicati alla filosofia corpuscolare del Seicento inglese (qui troneggia, ovviamente, Boyle) ed al passaggio dall'alchimia alla iatrochimica, nell'ultimo scorcio dell'epoca barocca. Il libro, infine, è suddiviso per temi e non per grandi nomi, come invece solitamente accade in questo tipo di pubblicazioni. Il segno di una consapevolezza metodologica che ci auguriamo venga presto raggiunta da una fetta sempre più ampia di storiografia.