Libera Pisano e Giuseppe Veltri (eds.), “L’ebraismo come scienza. Cultura e politica in Leopold Zunz”, Torino, Paideia, 2019, 158 pp.
La pubblicazione di questo volume, curato da Libera Pisano e Giuseppe Veltri, presenta per la prima volta al pubblico italiano una selezione di saggi di uno dei più energici rappresentanti, nonché fondatore, della Wissenschaft des Judentums: Leopold Zunz (1794 - 1886). L’opera è il secondo volume della collana che porta il nome di ‘Biblioteca di Cultura Ebraica Italiana’, diretta dallo stesso Giuseppe Veltri. La lodevole impresa dei curatori porta un primo titolo eloquente, ossia ‘L’ebraismo come scienza’, accompagnato da ‘Cultura e politica in Leopold Zunz’. Nelle prime pagine (pp. 11-13), nel contesto della discussione che segue la spiegazione di questa scelta, si contrae una parte importante della riflessione sulla Wissenschaft des Judentums. Infatti, ‘L’ebraismo come scienza’ vuole rendere in italiano il termine tedesco di difficile traduzione e, nel farlo, i curatori si concentrano sulla definizione dell’ambizioso progetto della Wissenschaft e, pertanto, di Leopold Zunz. Lo studio scientifico, accompagnato necessariamente da una riconosciuta e riconoscibile dignità accademica, delle opere appartenenti alla tradizione ebraica è il nodo principale da cui si diramano le trame dell’ordito di questa disciplina, la quale è concepita sì come un progetto culturale, ma anche come metodo. I saggi selezionati rappresentano un contributo indispensabile per chiunque voglia avvicinarsi allo studio della Wissenschaft des Judentums e comprendere il suo ruolo e le sue ricadute, culturali e politiche, non solo per la storia degli Ebrei, ma anche per la storia europea. I curatori hanno scelto e tradotto dal tedesco otto testi, che portano i titoli di: ‘Sulla letteratura rabbinica’ (1818), ‘Lo sviluppo storico dei sermoni nella liturgia ebraica’ (1832), ‘La letteratura ebraica’ (1845), ‘La poesia liturgica di Israele’ (1870), ‘Su Moses Mendelssohn’ (1829), ‘Politico e apolitico’ (1862), ‘Rivoluzione’ (1865), ‘La mia prima lezione a Wolfenbüttel’ (1937). Questa monografia si apre con un’utilissima introduzione generale alla figura di Leopold Zunz (pp. 13-31), che inquadra il percorso biografico e intellettuale dell’autore all’interno del complesso ebraismo tedesco dell’Ottocento, con un approfondimento sulla missione inizialmente intrapresa dal Verein für Cultur und Wissenschaft der Juden (Circolo per la cultura e la scienza degli ebrei). La collocazione della produzione intellettuale di Zunz nel contesto della storia dell’ebraismo in Germania permette al lettore di abbracciare l’eredità filosofica del post-Haskalah (illuminismo ebraico) e le sfide che questa ha provocato nel campo politico, sociale e culturale dell’epoca. La prima parte introduttiva della monografia si conclude con una dettagliata presentazione dei testi tradotti (pp. 31-44), con particolare riguardo al trattato del 1818 ‘Sulla letteratura rabbinica’, manifesto dell’idea di scientia nova di Zunz. I saggi tradotti occupano la parte centrale e più corposa del testo (pp. 47-140) e seguono l’ordine esposto sopra. Ogni testo in italiano è corredato dalle osservazioni dei due curatori, racchiuse tra parentesi quadre, che presentano alcune annotazioni esplicative e segnalano errori presenti nella versione originale. La monografia si chiude con delle utilissime indicazioni bibliografiche. La prima lista riporta una indispensabile bibliografia sulla multiforme produzione letteraria di Zunz (pp. 141-148), articolata per generi di produzione letteraria: ‘Libri’ (p. 141), ‘Articoli, prefazioni, recensioni’ (pp. 142-145), ‘Sermoni, discorsi, resoconti’ (pp. 145-146), ‘Traduzioni’ (p. 146), ‘Testi postumi’ (pp. 146-147), ‘Corrispondenza’ (pp. 147-148). A questi titoli segue un altrettanto indispensabile apparato bibliografico aggiornato sulla ‘Letteratura secondaria’ (pp. 148-153), in tedesco, inglese, francese ed ebraico. Sintomatica la mancanza della segnalazione di studi in lingua italiana, che si spera possano essere incentivati, invece, da questa nuova opera di Libera Pisano e Giuseppe Veltri. La missione di Zunz, ossia trasformare l’ebraismo in una scienza, aveva tra gli obiettivi il riconoscimento del ruolo degli ebrei nella e dalla storia universale. Il compito politico della Wissenschaft includeva nel suo orizzonte anche l’emancipazione degli ebrei e questo li avrebbe, in qualche modo, messi al riparo da potenziali discriminazioni. Una comprensione adeguata dell’ebraismo avrebbe avuto il potere di riformare la società e la comprensione che essa aveva della storia ebraica. L’importanza di questa monografia risiede anche nell’aver dotato la comunità scientifica di lingua italiana di uno strumento primario per la conoscenza di questo ambizioso progetto, non solo ebraico. L’ebraismo come scienza è compito degli studiosi, non solo ebrei.