Stampatori della mente e altri saggi è uno dei quattro volumi ( Bibliografia e sociologia dei testi , 1999 e 2002; Il passato è il prologo. Due saggi di sociologia dei testi , 2002; Di Shakespeare e Congreve , 2004) con cui la Sylvestre Bonnard si è fatta carico del lodevole compito di tradurre i saggi di Donald F. McKenzie. Poco conosciuto al pubblico italiano fino a tempi recenti, McKenzie è stato senza tema di smentita il più importante bibliologo di lingua inglese del secolo scorso: colui che ha rinnovato i metodi della bibliografia ponendo la questione della relazione tra forma, contenuto e interpretazione e ha segnato in profondità lo sviluppo della storia del libro nel mondo anglosassone. Le Panizzi Lectures del 1985 raccolte col titolo Bibliografia e sociologia dei testi rappresentano il culmine di una riflessione teorica costantemente presente al lavoro empirico con cui lo studioso neozelandese ha mostrato la complessità del principio «forms effect meanings»: il peso fondamentale dei contesti sociali e materiali e delle reti di relazione nella produzione dei libri, l'importanza dei testi effimeri, della comunicazione orale e del momento interpretativo del lettore. Questa prospettiva ha in generale aperto il campo di ricerca sino a tematizzare la necessità di abbracciare quei «testi non-libri», che vanno dalle mappe ai film ai programmi informatici. Non è un caso che sia in Francia - nel 1991 con la prefazione di Roger Chartier a testimoniare forse un debito nel passaggio in quegli anni alla nuova fase dell' histoire du livre - che in Italia si sia scelto di tradurre per primi quei saggi di «sociologia dei testi».
Stampatori della mente è il saggio con cui prende avvio quel percorso di ampliamento del campo di indagine attraverso cui McKenzie trasforma la bibliografia da disciplina specialistica in elemento centrale nella storia della cultura. Scritto nel 1969 esso mette in discussione i metodi autoreferenziali allora vigenti nella bibliografia analitica dimostrando come, nel tentativo di risalire all'archetipo originario concentrandosi sulla sola testimonianza dei libri, gli studiosi si sono basati su un'ipotesi di razionalità economica di fatto inesistente nelle tipografie dell'età moderna. Si tratta del saggio che mostra come la «norma» nella stampa protomoderna fosse la «produzione simultanea», il miglior modo nelle condizioni date di sfruttare le capacità produttive dei torchi e di una manodopera che lavorava a cottimo. Questo quadro iniziale dell'«antico regime tipografico» in qualche modo si completa con l'analisi delle condizioni che hanno vincolato la produzione stampata in Inghilterra, offerta nel terzo saggio tradotto nel volume in questione, Le economie della stampa, 1550-1750 . I due saggi nel loro insieme chiariscono i problemi di interpretazione della documentazione e stabiliscono le linee guida della storia del libro nelle «isole britanniche» durante l'età moderna che ha avuto luce recentemente nel IV tomo della Cambridge History of the Book . Di questo progetto collettivo, avviato nel 1989 e di cui McKenzie è stato uno dei curatori sino alla morte dieci anni dopo, il secondo dei saggi tradotti nel volume, La storia del libro , ricostruisce le basi culturali nell'evoluzione della disciplina bibliografica angloamericana attraverso il lavoro di catalogazione estensiva del patrimonio stampato e dei documenti promosso dalla Bibliographical Society e la svolta degli anni '60 verso la storia del commercio dei libri e della ricezione dei testi: un percorso a lungo autonomo da quello inaugurato in Francia dall' Apparition du livre di Henry Martin e Lucien Febvre.
Al di là degli punti specifici, comunque, proporre in italiano un classico come Stampatori della mente offre anche la possibilità di rileggere le origini intellettuali di un indirizzo di ricerca ancor oggi ricco di sviluppi. Come mette in luce l'introduzione di Michael F. Suarez lo stimolo originario ad aprire la ricerca bibliografica al «metodo storico» affonda le radici in alcune convinzioni filosofico-epistemologiche maturate sotto l'influenza delle teorie di Karl Popper. Da qui deriva l'invito allo «scetticismo» metodico con cui McKenzie svela l'«anacronismo» insito nei vecchi approcci della bibliografia e della critica testuale, indirizzandosi, da una parte, ad un costante ampliamento a «tutte le testimonianze» possibili accanto, ma non a discapito, del testo stampato, e, dall'altra, evitando di isolarne il contenuto e il linguaggio come astratto dalle condizioni sociali e materiali in cui si situa. In questo modo non si discredita la funzione delle ipotesi e della teoria, ma si individua l'approccio storico nel metterle alla prova delle testimonianze disponibili. Il rapporto con discipline differenti quali la semiologia, l'antropologia simbolica o la linguistica si configura come dialogo necessario per alimentare la facoltà immaginativa che presiede al recupero del passato. Il senso profondamente umanistico che questa prospettiva infonde alla ricerca storica, facendo argine alle tesi di moda alcuni anni fa sull'assolutezza del testo, ma anche all'appiattimento sul dato empirico ed archivistico proprio del ritorno a una storia esclusivamente politica, è già tutto in Stampatori della mente quando si ammonisce a tener conto degli «agenti umani» e del loro «atteggiamento verso il lavoro». Il tema ritorna in seguito - «i segni che leggiamo nei manufatti conservati ci parlano di vite vissute di uomini e donne la cui identità era inconfondibile e preziosa quanto la nostra» - e diviene passione civile quando McKenzie illumina il campo dei «testi non-libri» attraverso il significato testuale iscritto nel territorio e nel paesaggio dalla cultura Maori, rispetto alla quale la cultura tipografica occidentale è stata strumento di conquista ( Bibliografia e sociologia dei testi , Il passato è il prologo ).
I tre saggi proposti in Stampatori della mente rimandano dunque alla ricchezza e alle tappe di un percorso che assume il suo significato, molto al di là della bibliografia e della storia del libro, nell'ambito degli altri saggi pubblicati dalla Sylvestre Bonnard. Purtroppo le «condizioni di vincolo» imposte alle scelte coraggiose di una piccola casa editrice si traducono in un aggravio di spesa per quei lettori interessati che dovranno acquistare quattro volumi anziché uno.