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Geoffrey Koziol, “The Politics of Memory and Identity in Carolingian Royal diplomas: The West Frankish Kingdom (840-987)"

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Geoffrey Koziol, “The Politics of Memory and Identity in Carolingian Royal diplomas: The West Frankish Kingdom (840-987)”, Turnhout, Brepols, 2012, 661 pp.

Con la pubblicazione di questo libro Geoffrey Koziol, professore a Berkeley, offre un contributo fondamentale alla storia politica dell’Europa carolingia e post-carolingia. Questo imponente lavoro abbraccia svariati temi: diplomatica, storia politico-istituzionale, riforma monastica, falsificazioni documentarie e finanche storia delle emozioni. Il libro è incentrato su una tipologia documentaria di cruciale importanza per lo studio della politica altomedioevale: i diplomi regi. I diplomi erano documenti ufficiali che stabilivano o confermavano la concessione di beni, privilegi o esenzioni a istituzioni religiose o a membri dell’aristocrazia. Queste fonti sono fondamentali per lo studio del panorama politico dell’Europa carolingia e per la comprensione delle reti di alleanze, del ruolo delle strutture religiose e, più in generale, della complessa dialettica tra potere regio e poteri locali. La difficoltà nello studio dei diplomi sta prima di tutto nel loro linguaggio altamente formulare. Negli ultimi decenni tale linguaggio è stato oggetto di crescente attenzione da parte della storiografia, soprattutto tedesca, e più recentemente anche anglofona. Ciò ha portato a una drastica riconsiderazione della funzione di questi testi, che erano veri e propri strumenti di comunicazione politica. Obiettivo dell’autore è quello di dialogare con queste tradizioni storiografiche e al tempo stesso distaccarsene, riconfigurando il concetto stesso dei testi diplomatici, e di conseguenza, il loro uso da parte degli storici. La tesi principale del volume è basata sulla nozione di performatività: secondo l’autore, i diplomi sono testi ‘performativi’. Essi cioè non sono finalizzati alla mera registrazione e comunicazione di eventi politici, ma piuttosto lo sono di per sé, nel senso che ‘any given diploma was issued in order to institute, publicise, and memorialise a crucial alteration in the political regime» (3). Generalmente si ritiene che molti di questi documenti siano andati perduti: l’autore è invece convinto che il numero relativamente scarso dei diplomi giunti fino a noi sia solo in parte frutto di dispersioni. Piuttosto, egli ritiene che poiché i diplomi avevano un significato di grande importanza essi fossero prodotti in numero limitato.

Il libro analizza il regno dei Franchi occidentali, a partire dal regno di Carlo II ‘il Calvo’ (840-876) fino a quello dell’ultimo re carolingio, Ludovico V (986-987). Il titolo del libro suggerisce i temi che percorrono il volume: l’identità e la memoria. Attraverso la sua analisi delle fonti diplomatiche l’autore mira a ricostruire le scelte, le strategie e persino le personalità dei re che si succedettero sul trono in questo burrascoso periodo della storia europea. La memoria è un motivo fondamentale nello studio dei diplomi, poiché attraverso tali documenti i re costruivano una consapevole rappresentazione della propria storia familiare e politica, e stabilivano come e dove – cioè attraverso quali istituzioni – essere ricordati e commemorati. In tal senso, nello studio dei diplomi proposto dall’autore, memoria e identità sono profondamente legate.

Il volume è diviso in due sezioni. La prima è intitolata Instruments of Power. Il capitolo 1 offre un’interessante introduzione delle tesi proposte dall’autore, analizzando le differenti tradizioni storiografiche, e presentando la teoria della ‘performatività’ dei diplomi. I capitoli 2 e 3 esaminano diplomi promulgati dai re in occasione del loro accesso al trono e di successioni regie. In tal senso questi documenti sono interpretati come componenti di un radicale mutamento politico. I capitoli 4 e 5 sono focalizzati sul lungo regno di Carlo II, la cui produzione documentaria fu molto imponente, e, in misura minore, su quelli dei suoi successori. L’autore passa poi ad analizzare i diplomi in relazione alla riforma delle strutture monastiche che ebbe luogo nel X secolo (capitolo 6), e si sofferma infine sulle falsificazioni documentarie (capitolo 7). La seconda sezione, intitolata The Footsteps of Kings, è concentrata sul conflitto tra due protagonisti della storia francese del X secolo: il carolingio Carlo III ‘il Semplice’ e il marchese Roberto di Neustria, che nel 922 depose Carlo e fu eletto re a sua volta. Questa (capitoli 7, 8 e 9) è forse la parte più affascinante del libro, perché l’autore dimostra al meglio la sua straordinaria abilità nel ricostruire la storia politica del regno e le individualità dei due protagonisti attraverso le fonti diplomatiche. Il volume è, infine, corredato da un’appendice contenente immagini di alcuni dei documenti analizzati. La conoscenza della storiografia è impressionante, come dimostra la lunga e ricca bibliografia, che tuttavia esclude pressoché completamente lavori in italiano.

La forza del libro sta nella sua ricchezza tematica, nel linguaggio accattivante e soprattutto nella creatività con cui i diplomi sono analizzati al fine di ricostruire le complesse dinamiche politiche del periodo. Per citare le parole dell’autore: «If diplomas and charters were purposely constructed out of contemporaries’ sense of their own stories, then we can use them to reconstruct the stories they were telling, the goals towards which they acted, the values they believed in, the events the remembered as important or had been told they were important» (414-415). Tuttavia, la molteplicità ed eterogeneità dei temi trattati rende il volume assai complesso e ricco di digressioni che ne complicano a tratti la lettura. Nonostante ciò, l’autore certamente riesce nell’intento di mantenere vivo l’interesse del lettore. The Politics of Memory and Identity è un libro importante, che mette in discussione il modo in cui gli studiosi dell’Alto Medioevo pensano e utilizzano le fonti diplomatiche. Oltretutto il libro ha il merito di aver rivitalizzato il dibattito in merito a questo tipo di fonti, un dibattito che interesserà anche specialisti di altri periodi storici.