Storicamente. Laboratorio di storia

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Paolo Macry, Gli ultimi giorni, Bologna, il Mulino, 2009, 274 pp.

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Il volume di Paolo Macry su Gli ultimi giorni giunge a conclusione di un’approfondita riflessione sul fenomeno del «crollo dello Stato» nella storia europea novecentesca, con particolare attenzione agli eventi del 1917-18, 1940-43 e 1989-91. In questo libro l’a. analizza i processi e i fenomeni che si sono verificati in occasione di fratture storiche di tipo politico-istituzionale, colmando di fatto un vuoto storiografico poiché, malgrado l’interesse suscitato dal tema, gli studi non hanno prestato grande attenzione agli ultimi giorni, soprattutto considerati nel quadro di un più ampio orizzonte storiografico. Fino agli anni ’80 del ’900 infatti gli scienziati politici avevano interpretato i sistemi istituzionali come fenomeni di continuità, tralasciando volutamente l’analisi dei processi di formazione e ancora meno le fratture storiche che ne erano scaturite («il crollo di un sistema politico e istituzionale mette in discussione il classico steccato che separa breve e lunga durata, avvenimenti e tendenze. Volendo arrivare a quel ricco e confuso teatro, ho dovuto prendere la distanze da interpretazioni che, innervando un contesto nelle sue radici, rischiano di parlare delle radici più che del contesto, delle premesse più che del fenomeno. Da qui la scelta di concentrarmi, in senso metaforico e reale, sugli ultimi giorni. Il che non significa appiattire la storia sulla cronaca. Se il grumo degli avvenimenti attraverso i quali si dipana la crisi di stati e regimi costituisce un processo aperto e non predeterminato, questo non significa che non abbia rapporti con il proprio passato di medio e lungo periodo», p. 260).

Il «secolo breve» è stato caratterizzato dal crollo repentino di Stati e imperi che sino a poco tempo prima sembravano in difficoltà, ma che comunque parevano in grado di reggere l’urto di eventi catastrofici. Macry ripercorre il ’900 europeo attraverso la fine drammatica di monarchie e dinastie plurisecolari, come quella dei Romanov, degli Hohenzollern e degli Asburgo, nel biennio conclusivo della Grande Guerra, la dissoluzione della Terza Repubblica francese nel giugno 1940, la caduta del fascismo italiano dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, il crollo repentino della DDR nel 1989 e la dissoluzione dell’URSS nel 1991, avvenimenti che hanno aperto scenari nuovi e del tutto imprevisti nei mesi precedenti. L’a. ricostruisce in un’avvincente e dettagliata narrazione gli ultimi giorni nei palazzi del potere e sulle piazze cittadine, in un confuso teatro di avvenimenti individuali e collettivi, di capi militari e politici che cercano di reagire al ritmo incalzante degli eventi, di apparati di controllo che si sfaldano e rinunciano a usare la propria forza coercitiva, di comunità cittadine al cospetto di istituzioni che collassano, della quotidianità stravolta nel suo normale svolgimento, di valori pubblici e privati totalmente sovvertiti. Macry individua in tre momenti le fasi del crollo dello Stato: la paralisi politica e amministrativa, la delegittimazione popolare e la rinuncia all’uso della forza. In questi brevi lassi di tempo una serie di eventi imprevisti e spesso del tutto casuali rompono equilibri storici consolidati in lunghissimi periodi, i quali mostrano il cumularsi, come in un circolo vizioso, di errori politici, inefficienze burocratiche, antagonismi e crisi personali, sebbene i fatti non sembrino predeterminati, bensì frutto di casualità e fatalismo. Alla corte dello zar Nicola II così come del Kaiser Guglielmo II, nella Schönbrunn di Carlo I, a Berlino come a Mosca, il condensarsi e il susseguirsi di eventi tragici non determinano necessariamente un vuoto di potere, ma danno origine a un cambiamento epocale che cancella istituzioni, ceti politici e intere classi dirigenti.

L’a. riesce così a tenere insieme diverse prospettive in un’avvincente ricostruzione che si rivela un efficace punto di equilibrio tra cronaca e analisi storica, perché, come anch’egli spiega, l’atto finale di un lungo processo storico è la diretta conseguenza di ciò che si è sedimentato negli anni, con tutti i suoi pregi e i suoi limiti. Nel momento del crollo, ad andare in frantumi è quell’inerzia del tempo che ogni configurazione sociale assume come proprio status fisiologico: il tempo e lo spazio vengono racchiusi in una «zona densa», nella quale in poche ore si decide il destino di un popolo e si scrive una pagina di Storia.