“Lo storico e il poeta non differiscono perché l’uno scriva in versi e l’altro in prosa; la storia di Erodoto potrebbe benissimo essere messa in versi, e anche in quei versi non sarebbe meno storia di quel che sia senza versi: la vera differenza è questa, che lo storico descrive fatti realmente accaduti, il poeta fatti che possono accadere. Perciò la poesia è qualcosa di più elevato della storia; la poesia tende piuttosto a rappresentare l’universale, la storia il particolare. Dell’universale possiamo dare un’idea in questo modo: a un individuo di tale o tale natura accade di dire o fare cose di tale o tale natura in corrispondenza delle leggi della verosimiglianza o della necessità; e a ciò appunto mira la poesia sebbene ai suoi personaggi dia nomi propri. Il particolare si ha quando si dice, per esempio, che cosa fece Alcibiade e che cosa gli capitò”, Aristotele, Poetica, 9, 1-10, 27 -31.
La celeberrima distinzione aristotelica fra storia e poesia, con la dialettica fra potenzialità e realtà, universale e particolare, evidenzia i diversi obiettivi della storia e della letteratura: entrambe cercano la verità, ma le loro verità sono di segno diverso, poiché la verità della storia è fattuale, concreta, particolare, raffigura quanto è avvenuto a determinate persone in un determinato momento e luogo, mentre la verità della letteratura è morale, astratta, universale.
Tale distinzione si rivela assai utile a introdurre l’argomento che qui interessa, e cioè il rapporto fra storia e romanzo, storiografia e narrativa, metodologia di ricerca storica e dimensione di fictio della narrativa, per individuarne le interazioni e le opposizioni in un arco diacronico di lunga durata.
Le possibili relazioni e gli eventuali antagonismi esistenti fra il racconto storico e la narrazione letteraria hanno animato una serie di incontri seminariali organizzati fra il febbraio e il marzo 2011 dal corso di laurea magistrale in Scienze Storiche della facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna, intrecciando secondo una valenza interdisciplinare diverse competenze e specificità di ricerca e affrontando il tema in base a una duplice prospettiva: la narrazione letteraria intesa come fonte storica per gli accadimenti contemporanei all’universo verosimile in essa raffigurato, ponendo l’accento sulle potenzialità della finzione romanzesca di meglio rappresentare ed evocare un determinato contesto rispetto alla narrazione storica stricto sensu; il romanzo storico propriamente detto, inteso come fonte che si propone di rappresentare una precisa epoca storica ricostruendola secondo modalità più o meno filologicamente "corrette".
Gli interventi che qui si presentano, introdotti da un denso e documentato saggio di Isabella Zanni Rosiello sui criteri metodologici da applicare per affrontare al meglio il rapporto fra storiografia e narrativa tenendo ben salda la specificità di una ricerca storica fondata sull’importanza di conoscere le “complesse e intricate stratigrafie” delle fonti, spaziano dalle scritture storiche femminili altomedievali, alla crisi del romanzo novecentesco, alla fiction realistica dell’Aristotele detective, al Medioevo immaginato dell’Ottocento romantico e nazionalista. Ognuno di essi propone un percorso metodologico e critico volto non tanto a dimostrare la superiorità dell’una o dell’altra forma di rappresentazione della realtà, né a stilare un’improbabile gerarchia fra storia e letteratura, quanto a individuare i meccanismi e le strategie comunicative di volta in volta adottate nelle opere analizzate per raffigurare una precisa cadenza storica, sempre considerando l’influenza del milieu politico e culturale contemporaneo sulle modalità della loro redazione.