Alberto Molinari, Gioacchino Toni, “Storie di Sport e Politica. Una stagione di conflitti 1968-1978”, Mimesis, Sesto San Giovanni 2018, 282 pp.
Il presente volume raccoglie una serie di testi giornalistici e letterari che Alberto Molinari e Gioacchino Toni hanno assemblato per analizzare il legame tra sport e politica nel «lungo Sessantotto italiano» (1968-1978). Attraverso la proposizione di stralci di articoli dedicati ai retroscena politici delle più importanti manifestazioni sportive di quei dieci anni, i due autori danno al lettore l’opportunità di immergersi nel dibattito che quegli eventi crearono tra gli italiani. A farla da protagonista è la stampa e in particolare giornali quali: «Il Corriere della Sera», «La Stampa», «L’Unità» e «La Gazzetta dello sport». In questo senso, risulta interessante notare come nei quotidiani generalisti ci sia un’attenzione particolare per la dimensione politica dell’evento sportivo, che invece la «Gazzetta» tende a minimizzare o a ritenere inappropriata, sottolineando continuamente l’apoliticità dello sport. Oltre ai grandi quotidiani citati, nel volume è dato ampio spazio agli articoli editi su «Il Discobolo» e «Stadium», rispettivamente legati all’Unione italiana sport popolare (Uisp) e al Centro sportivo italiano (Csi): grazie alla lettura di questi testi, sì può comprendere la posizione sullo sport del Partito comunista italiano e dell’Azione cattolica a cui questi enti erano collegati.
Il libro è diviso in 3 parti e 6 capitoli, preceduti da una breve introduzione dei due autori, ed è impreziosito da una sentita prefazione di Giampaolo Ormezzano.
Nella prima parte sono contenuti due capitoli, uno dedicato allo sport nel 1968, l’altro alla crisi dell’ideologia olimpica. Nella seconda parte, significativo appare il capitolo Tra Marx e Adorno, dove gli autori si concentrano sul dibattito che lo sport provocò in ambito sociologico e filosofico. Soprattutto appaiono interessanti due paragrafi: quello dedicato a Calcio e ideologia e quello dedicato allo «svelamento della retorica olimpica». Mentre nel primo si parla dell’opera di Gerhard Vinnai Sport e alienazione nel mondo capitalista, nel secondo si prende in esame l’opera di Ulrike Prokop Olimpiadi dello spreco e dell’inganno.. Entrambe le opere furono pubblicate tra il 1970 e il 1971 dalla casa editrice Guaraldi, all’epoca molto attenta allo sviluppo della storia e della sociologia dello sport. Mentre il libro di Vinnai descriveva il calcio come incarnazione del capitalismo, l’opera della Prokop descriveva in chiave critica la figura del barone De Coubertin, biasimando il «gigantismo» delle olimpiadi, «troppo legate alle logiche del mercato», che rendevano ipocrita il discorso olimpico.
La terza parte del libro è quella più lunga ed è dedicata all’associazionismo sportivo. Nel quarto capitolo spiccano i paragrafi riguardanti la Uisp e il Csi. Leggendo stralci degli articoli del «Discobolo» e di «Stadium», si comprende quale portata ebbe il confronto di questi enti con i movimenti degli anni Settanta, che in qualche modo ne determinarono l’azione. Soprattutto le pagine dedicate al Csi risultano interessanti, poiché dimostrano attraverso lo sport quale impatto ebbe sui cattolici il Concilio vaticano II.
Il quinto capitolo è dedicato agli spazi sportivi come palcoscenico della contestazione studentesca: sotto particolare osservazione le contestazioni presso l’ISEF di Roma del 1969, i contrasti tra antifascismo e neofascismo sportivo (quest’ultimo incarnato dalla Fiamma, l’Ente di promozione sportiva legato al Movimento Sociale), ma soprattutto le contestazioni che si produssero in occasione degli incontri tra le squadre italiane e quelle dei paesi governati da regimi dittatoriali. Gli autori, in questo caso indugiano soprattutto sull’incontro tra Lazio e Barcellona del 22 ottobre 1975, avvenuto un mese prima della morte di Franco. Particolare spazio è dato poi agli articoli riguardanti la finale di Coppa Davis del 1976 tra la rappresentativa italiana e quella del Cile, all’epoca governato da Pinochet, e alla partecipazione della squadra azzurra ai mondiali del 1978, che si svolsero nell’Argentina di Videla.
Uno dei capitoli più interessanti è sicuramente l’ultimo, nel quale si parla della violenza negli stadi. Infatti, se simbolicamente il tifo perse la propria innocenza il 28 ottobre 1979, quando a Roma, durante il derby Roma-Lazio, perse la vita il tifoso biancoceleste Vincenzo Paparelli, i testi raccolti da Molinari e Toni ci dimostrano come il problema della violenza negli stadi fosse cresciuto nel decennio precedente in concomitanza con le proteste di piazza.
In ultima analisi questo volume indaga sul ruolo dello sport per la politica: una questione ancora aperta e che rimanda al dibattito che si svolse nel 1929 nel contesto della New School di New York tra Siegfried Kracauer e Emil Lederer. Il primo, infatti, parlava dello sport come un anestetico per le masse, come mezzo per distogliere le menti dal popolo da problemi più contingenti legati all’economia o alle condizioni sociali. Il secondo, invece, vedeva nello sport un mezzo differente per i cittadini di partecipazione politica.