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Alessandro Serio, Una gloriosa sconfitta. I Colonna tra papato e impero nella prima età moderna

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Lungo un arco temporale che abbraccia circa un secolo, il libro di Alessandro Serio ricostruisce le vicende politiche della nobile famiglia Colonna  nel corso del ’400 e della prima metà del ’500. Il punto di vista adottato dall’a. è quello del lignaggio del quale sono osservati in una prospettiva diacronica, i rapporti di forza all’interno dei diversi rami, la rete clientelare, il consolidamento dei territori, in costante rapporto dialettico con il potere pontificio e con quello imperiale nella complessa situazione originata nella penisola dallo scoppio delle Guerre d’Italia. La scelta cronologica poggia sulla necessità di colmare un vuoto storiografico lasciato da un nutrito numero di studi sul contesto romano incentrati prevalentemente sull’età medievale o sui secoli XVII e XVIII. Il ’400 e le prime decadi del ’500, invece, rappresentano il momento in cui appare possibile cogliere «le forme della partecipazione del baronato romano alle vicende e alle trasformazioni» politiche in atto in quegli anni tanto a livello italiano, quanto a livello di razionalizzazione e compattamento del lignaggio nei rapporti con i propri sudditi, con i clienti, con i consortes e gli alleati.

Il pontificato di Oddone Colonna, divenuto papa con il nome di Martino V (1417-1431), rappresentò il momento a partire dal quale il ramo dei Genazzano, a cui Oddone apparteneva, divenne dominante sugli altri tre che componevano il lignaggio (quelli di Palestrina, di Gallicano e di Riofreddo); esso fu altresì fondamentale per l’enorme accrescimento patrimoniale (acquisizioni territoriali sia verso l’area umbro-marchigiana sia nel Regno di Napoli) compiuto dai fratelli e dai nipoti di Martino V. Formalizzate dallo stesso pontefice colonnese tramite un fedecommesso del 1427, tali acquisizioni vennero poi confermate dai successori di Martino V sul soglio di Pietro.  «A partire da allora e negli anni successivi, il compattamento del lignaggio e la concordia con il potere pontificio costituirono l’occasione per riaffermare e rilanciare la preminenza del ramo di Genazzano nei confronti di altre casate baronali rivali, risolvendo a proprio vantaggio, grazie al peso politico in curia e in città e alla potenza militare nel Lazio, alcune controversie territoriali» (pp. 20-21).

Gli anni del pontificato di Alessandro VI e soprattutto la situazione originatasi in Italia dall’impresa di Carlo VIII, indussero i Colonna a ridefinire i comportamenti politici in maniera diversificata. Ai rapporti complessi e segnati da aperta ostilità con Rodrigo Borgia, incline a «ad abbattere una volta per tutte il potere baronale nelle regioni intorno a Roma» e a ridurre «le dinamiche fazionarie locali all’interno delle più ampie dinamiche politiche internazionali», seguirono delle relazioni più distese con Giulio II, relazioni contraddistinte da un’intesa politica suggellata anche da un’unione matrimoniale nel 1506 tra la famiglia Colonna e quella dei Della Rovere. Gli anni del pontificato mediceo di Leone X e delle ostilità tra Francesco I e l’Impero asburgico, furono caratterizzati da una rivalità e da un conflitto di interessi rispetto all’espansionismo territoriale mediceo e da una fedeltà pressoché unanime, all’interno del lignaggio, a Carlo V. Nei primi anni ’20, l’appoggio politico e militare dei Colonna all’imperatore fece persino intravedere la possibilità, poi frustrata, di realizzare l’obiettivo a lungo perseguito di un investitura in favore del capofamiglia  Prospero della contea di Carpi.

Gli anni ’30 e ’40 del Cinquecento, segnarono «una tappa decisiva nella storia politica del lignaggio, con il graduale ma netto ridimensionamento degli spazi entro cui articolare un’autonoma politica signorile in un quadro peninsulare ormai avviato decisamente verso il predominio asburgico» (p. 4).

La gloriosa sconfitta a cui si fa riferimento nel titolo è dunque quella di una famiglia baronale che se da un lato perse l’autonomia di cui aveva goduto fino alla fine del medioevo,  dall’altro, nel mutato quadro politico italiano di metà ’500, riuscì ad aumentare il prestigio, lo sfarzo i titoli, e a mantenere integri i poteri giurisdizionali e di governo concreto dei propri domini.