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Ariel Toaff, “Storie fiorentine. Alba e tramonto dell’ebreo del ghetto”

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Ariel Toaff, “Storie fiorentine. Alba e tramonto dell’ebreo del ghetto”, Bologna: Il Mulino, 2013, pp. 7-216.

Suddiviso in sei capitoli, Storia fiorentine di Ariel Toaff è un libro che, pur giocando col rimando a Guicciardini, non parla tanto e solo di Rinascimento ma ricompone, seguendo alcune tracce, le vicende della storia degli ebrei nell’epoca dei ghetti. Sono storie che si leggono come romanzi e prediligono un registro descrittivo e spesso la dimensione del basso bachtiniano. Il primo capitolo (quello più analitico e consistente di tutto il libro) si apre con la storia di una canzone classica nella tradizione dei libelli antisemiti italiani, che ebbe alterne vicende nella storia di questo paese, fino alla appropriazione recente da parte ebraica. Sopra lo sposalizio della Gnora Luna e del Gnor Barucabà ambidue del ghetto di Firenze apparve anonima a Firenze intorno al 1753 e fu destinata a successi popolari talvolta inquietanti, facendo da sfondo ai tumulti antiebraici di alcune città italiane con ghetti di discrete dimensioni – Mantova, Ferrara e anche Alessandria.

Il secondo capitolo segue invece le vicende di un altro testo dedicato a una figura femminile che si offre imponente all’immaginario iconografico e artistico della cultura occidentale. La biblica Giuditta non fu soltanto tema caro alla “cultura alta” ma anche a quella popolare, come descrive Toaff narrando la storia de La Betulia liberata, in una versione scabrosa redatta in dialetto livornese. Anche questa canzone fece da sfondo ai tumulti antiebraici che ebbero luogo a Livorno nel 1790. Il terzo capitolo è dedicato al tema delle conversioni. Attraverso la storia di Vitale Medici Toaff narra la vicenda di un famoso medico e rabbino proveniente da una famiglia benestante che si converte al cattolicesimo. La storia di Vitale Medici non è solo quella di un famoso convertito, ma quella di un convertito capace di salvaguardare ricchezza e onore, nonché un posto centrale nella cultura della chiesa del tempo. È una storia di rapporti ebraico-cristiani costellata da conflitti e interazioni continue in cui il ghetto gioca spesso un ruolo liminale come spazio culturale e urbano. A questo famoso caso si aggiungono altre storie, che appaiono frequentemente anche negli altri capitoli, come quella di Paolo Medici, il neofita settecentesco che diede alle stampe un libro sui riti degli ebrei che confutava il ben più noto (e importante nella circolazione europea) testo di Leone Modena (apparso nel 1637 e 1638).

Il quarto capitolo affronta la storia della mancata elaborazione di una tradizione di testi liturgici e religiosi in lingua italiana, focalizzata specialmente sui dizionari ebraico-italiani, un tema privilegiato della tradizione ebraistica che risale alla Wissenschaft des Judentums. Qui, come altrove nel testo, si legge una sottile polemica nei confronti di una porzione di classe rabbinica incolta e chiusa, a cui Toaff ritorna con una certa insistenza.

Il quinto capitolo è dedicato a Leone Modena, uno dei più importanti rabbini di età barocca. Nella sua autobiografia, Modena racconta del suo breve periodo trascorso a Firenze, una città che non amava e dove le sue notevoli doti di oratore e studioso – e forse anche il suo narcisismo – non incontravano il plauso degli ambienti cristiani ed ebraici riscontrati invece a Venezia. Vi si aggiungono, sempre in uno stile godibile, storie e aneddoti di altri noti medici di età barocca, e del loro ruolo di mediatori culturali nelle corti d’Italia, non di rado in qualità di alchimisti, negromanti e maghi.

L’ultimo capitolo è dedicato infine a un tema classico che ritorna spesso nei lavori di Toaff, quello degli “amori proibiti”. Si tratta di una storia a tratti straordinaria, certamente non inusuale, registrata negli archivi della Inquisizione fiorentina. Narra la vicenda dell’ebreo Daniele Levi e della giovane Maria Francesca Antinori, un amore a quanto pare intenso e duraturo che sopravvive anche nella reclusione del convento in cui la giovane donna viene spedita dopo lo scandalo e che si chiude, dopo la denuncia agli inquisitori, con la conversione di Daniele condotta dal micidiale Paolo Medici. Le storie, magistralmente narrate da Toaff, rimangono però storie, che quasi mai affrontano – probabilmente per deliberata scelta dell’autore – i temi classici e dibattuti della storiografia.