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Rappresentare la territorialità
a cura di Paola Bonora
Narrare l'urbano
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Mappe e cartoline per la città delle vacanze: Grado e Lignano Sabbiadoro
Marzia Marchi
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Abstract
During the last century, many maps and postcards have accompanied the rise and the
transformations of touristic resorts in Italy, as in other developed countries. The article
explores the iconographic material of two Italian costal town, Grado and Lignano Sabbiadoro,
who have developed along the Northern Adriatic Sea between the late nineteenth and early twentieth centuries.
The aim is to show the changes that have occurred in
buildings and landscapes, but the images of the past, expecially in new cities and towns,
have also meaning for people, their memory and identification with
places.
Sommario
Nel corso dell’ultimo secolo, molte mappe e cartoline hanno accompagnato la nascita e le trasformazioni delle stazioni turistiche in Italia, come negli altri paesi sviluppati. L’articolo esplora il materiale iconografico prodotto per due cittadine costiere, Grado e Lignano Sabbiadoro, che si sono sviluppate lungo l’Alto Adriatico a cominciare dalla fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. Lo scopo è quello di mostrare i cambiamenti intercorsi negli edifici e nei paesaggi, ma le immagini del passato, specialmente nei nuovi centri urbani, sono piene di significati per le persone, in relazione alle loro memorie e all’identificazione con i luoghi.
In questo contributo, le immagini dei luoghi (riprodotte nelle cartoline, mappe ed
illustrazioni storiche) saranno indagate in quanto testimonianze delle mutazioni geografiche,
ed anche come strumenti per la costruzione d’identità urbane condivise e di memorie storiche. Le immagini del passato, specialmente nelle fotografie e nelle cartoline, hanno
infatti anche una funzione di riflessività sociale, come emerge dal proliferare di mostre e
pubblicazioni dedicate alla storia dei luoghi, attraverso questi materiali illustrativi. Il
loro carattere documentale è stato, inoltre, espressamente riconosciuto da provvedimenti
legislativi, che hanno esteso ai «beni fotografici» le prerogative di bene culturale, come
testimonianza di civiltà - particolarmente per l’età contemporanea - e quindi con le conseguenti
necessità di tutela, conservazione e catalogazione.
La zona che si vuole osservare più da vicino nei suoi materiali iconografici storici, è la costa bassa friulana dove le località balneari di Lignano Sabbiadoro e di Grado costituiscono i più importanti luoghi turistici regionali. Le immagini ci permettono una ricostruzione ravvicinata degli episodi di trasformazione del paesaggio. Questi centri, infatti, con differenze e similitudini, rappresentano episodi significativi della storia del turismo costiero, dagli esordi della villeggiatura lungo le spiagge nella seconda metà dell’Ottocento, fino ad oggi, quando si presentano come esempi di mature città delle vacanze.
Le analogie riguardano specialmente il contesto ambientale della laguna in cui si trovano inseriti, nonché le opere di bonifica che, mediante argini e canali di scolo, hanno permesso la protezione dalle maree e la messa a colture delle terre basse. Oppure la presenza di comunità di pescatori che dall’uso civico delle acque lagunari hanno tratto-e traggono tuttora mediante l’acquacoltura- sostentamento economico.
Le differenze di Lignano e Grado, invece, si trovano nella storia dell’insediamento. Grado,
di origine romana, è stato un centro paleocristiano, prima di diventare uno sconosciuto
villaggio-isola di pescatori, su cui si è innestato, a fine Ottocento, un processo di
valorizzazione come stazione balneare. E di questo passato conserva edifici storici e resti
archeologici. Lignano invece era una penisola quasi disabitata, toponimo di uno degli accessi
alla laguna, quando i primi bagnanti giunsero via mare con il battello da Marano, nel 1903
(Valussi, 1986, Nicoloso,1992).
Grado, dichiarata stazione austro-illirica nel 1892 all’interno della contea principesca di
Gorizia-Gradisca, rappresentò un luogo di riferimento per le élites dell’impero austro-ungarico, a cui appartenne dalla pace di Campoformio
(1797) e poi - ad eccezione della parentesi napoleonica - fino alla conclusione della prima
guerra mondiale. Per quanto riguarda Lignano, la sua valorizzazione turistica avverrà in varie
tappe nel corso del Novecento, per iniziative provenienti dal capoluogo provinciale, Udine.
Inoltre sarà oggetto della progettazione unitaria da parte di architetti e urbanisti e quindi
costituisce la città nuova delle vacanze per antonomasia. Entrambe queste cittadine hanno
vissuto una grande espansione del turismo balneare nel corso degli anni ’70 e ’80, per poi
assestarsi a causa della concorrenza proveniente dall’esterno e dalle aree limitrofe, come la
nascita di nuovi centri lungo l’alto Adriatico, tra cui Bibione sul versante veneto della foce
del Tagliamento (Casti Moreschi, 1985). Dagli anni ’90 sono emerse preoccupazioni per la
qualificazione dell’offerta turistica, accompagnate da interventi rivolti ad una maggiore
tutela naturalistica dell’ambiente lagunare, così come da una più attenta considerazione del
passato e della storia balneare locale; anche i materiali iconografici, di cui tratteremo nei
paragrafi successivi, rappresentano importanti ed efficaci strumenti di questa
valorizzazione.
La città delle vacanze e le sue rappresentazioni: le cartoline illustrate
Fin dagli esordi, la città delle vacanze ha avuto la necessità di rappresentarsi, di
presentare la qualità dei suoi luoghi, in termini di salute e di svago, per chi doveva essere
spinto a raggiungerli. Alla base del successo delle prime stazioni termali e balneari, c’è
stata quasi sempre un’attività di promozione più o meno consapevole, come la presenza di
membri delle dinastie regnanti, di cui si hanno esempi nelle resorts inglesi, a cominciare dalla fine del Settecento (Corbin, 1990; Boyer
1997). In seguito - anche in Italia nella seconda metà dell’Ottocento - i margini costieri
sono stati valorizzati da iniziative più specifiche come la presenza di medici ed esperti, che
con le loro relazioni scientifico-sanitarie hanno attestato le qualità curative dell’aria o
dell’acqua di mare, di particolari località (Marchi, 1995; Battilani, 2009). Il caso di Grado
è significativo a questo riguardo: la sua trasformazione da semplice villaggio di pescatori a
stazione elioterapica e termale austro-illirica, infatti, è sancita dalla visita, nel 1872,
del medico fiorentino Giuseppe Barellai, finalizzata all'istituzione di un ospizio marino per
i bambini «scrofolosi», che con l’aria di mare avrebbero riacquistato vigore e salute. Ci sono
stati inoltre i romanzi, che hanno diffuso fra le élite nazionali e la nascente borghesia le
geografie immaginarie dei luoghi. Un esempio famoso è quello di San Remo, la cui fortuna
internazionale fu anche collegata al successo londinese - a metà Ottocento - del romanzo di un
esule italiano, Giovanni Ruffini, dal titolo Doctor Antonio, ambientato
proprio a Bordighera, che, narrando della guarigione miracolosa di una fanciulla, è stato un
potente veicolo di promozione della riviera sanremese. Nel nostro paese, infine, l’esigenza
della rappresentazione assunse caratteri subito fondamentali, in quanto i primi turisti
verranno dall’estero-specialmente dai paesi più ricchi del nord dell’Europa-richiamati dal
clima mite dell’inverno lungo le coste mediterranee e portati materialmente con i nuovi mezzi
di comunicazione di massa, costituiti dalle ferrovie.
L’esigenza di promozione, intrinseca alle nuove forme di valorizzazione turistica, verso
la fine dell’Ottocento, si è così incontrata con i nuovi sistemi di rappresentazione
«nell’epoca della riproducibilità tecnica» (Benjamin, 1966), in particolare con quelli della
fotografia e della riproduzione di immagini fotografiche. Dal 1839, considerato
convenzionalmente l’anno di nascita della fotografia bisognerà aspettare fino agli anni 60
dell’Ottocento, per la messa a punto di tecniche di riproduzione da negativo di un numero
illimitato di stampe fotografiche e per la nascita di stabilimenti fotografici a livello
industriale.
Un prodotto interessante di queste tecniche di rappresentazione applicate ai luoghi
turistici, è costituito dalla cartolina postale fotografica, la cui storia ha varie cadenze
temporali nei singoli paesi europei. Comunque gli studiosi hanno evidenziato che nel 1869
questa fu introdotta dall’amministrazione postale dell’impero austro-ungarico come «supporto
di corrispondenza allo scoperto» (Sturani, 1997, p.16); nel 1878, invece, il Congresso
dell’Unione postale universale definì il formato massimo allora ammesso della cartolina
postale (90 x 140 mm) e nel 1886 ne autorizzò la circolazione internazionale, fino ad allora
limitata entro i confini nazionali (Fanelli, 2009, p.370).
Negli ultimi decenni dell’Ottocento e nei primi del Novecento, si assiste ad un vero boom
nella produzione e diffusione delle cartoline postali illustrate, con immagini dai contenuti
più variegati. I bassi costi di spedizione, nonché il potere evocativo delle immagini, ne
permisero un vasto utilizzo specialmente da parte delle nascenti classi sociali della media e
piccola borghesia, mentre inizialmente venivano disdegnate dall’aristocrazia e poco usate
dalle classi più povere, analfabete. La stessa diffusione del turismo, ed anche la scarsa
presenza di altri sistemi di comunicazione, ne decretarono il successo. Inoltre la
contemporanea comparsa del collezionismo, finalizzato ai ricordi personali o al mercato, ne
assicurò da subito la conservazione. Sono state ipotizzate alcune stime quantitative di queste
cartoline: nel periodo a cavallo del Novecento, la produzione mondiale può valutarsi in alcune
centinaia di migliaia di tipi diversi. Alcuni autori hanno calcolato che nel 1900 le città di
circa 5.000 abitanti fossero riprodotte in almeno 2.000 immagini diverse in cartolina, mentre
quelle sui 50.000 abitanti, ne potessero avere anche fino a 10.000 (Neudin, 1991, p.8)
.
In questo contributo quindi utilizzeremo anche immagini tratte da cartoline illustrate, che ci permetteranno di ripercorrere la storia dei luoghi turistici di Grado e di Lignano. In particolare per Grado è disponibile una produzione fotografica in cartoline di grande pregio, a cominciare dai primi esemplari databili all’ultimo decennio dell’Ottocento, in cui si trovano i modelli di rappresentazione diffusi in Germania e in Austria, con le foto urbane poste ai margini dello spazio destinato alla scrittura, colorate successivamente e accompagnate da motivi decorativi, nonché dalla scritta Grüss aus, oppure Ricordi di... o simili (Figura 1.6 e Figura 1.12).
Le rappresentazioni urbane nelle cartoline - che devono essere sempre interpretate come un
prodotto culturale, nonostante l’illusione di riproduzione «realistica» insita nel mezzo
fotografico in generale - hanno caratteristiche specifiche rispetto ad altre iconografie. Fra
tutti, un aspetto che le rende preziose testimonianze dei cambiamenti nell’assetto dei luoghi,
consiste nel superamento di quei modelli fotografici derivati direttamente dall’approccio
artistico - come emerge per esempio nelle prestigiose collezioni Alinari - in cui la
riproduzione dei monumenti ne sottolinea il ricercato isolamento. Le cartoline, invece, sono
piene di segni che registrano la storicità e contingenza della ripresa fotografica (le
cosiddette cartoline «mosse» dei collezionisti) mediante la presenza di oggetti facilmente
databili, come il tram a cavalli o i diversi tipi di automobili, le varie forme
dell’abbigliamento femminile, oppure delle insegne dei negozi, per fare solo qualche esempio
nell’ambito dei paesaggi urbani.
Un’altra caratteristica delle cartoline illustrate è la grande varietà dei loro soggetti, dai ritratti agli oggetti, dalle città europee al mondo lontano. In relazione ai vari territori, le cartoline non riprodussero solo i luoghi più noti, ma anche quelli periferici e per questo oggi costituiscono le uniche immagini storiche di molti piccoli paesi, per esempio nel Mezzogiorno d’Italia. Inoltre, ebbero il monopolio indiscusso nella rappresentazione fino agli anni ’30 del Novecento, quando vennero affiancate da altri strumenti di divulgazione delle immagini, con la diffusione della stampa illustrata e della grafica pubblicitaria (Farina, 1987, p.30).
Per Grado e Lignano Sabbiadoro, un patrimonio di cartoline fotografiche è stato raccolto da amatori ed istituzioni, ed utilizzato per celebrare alcune ricorrenze- per esempio a Grado nel 1992 il centenario dalla dichiarazione di stazione balneare austro-illirica, oppure a Lignano nel 2003 e nel 2009, rispettivamente il centenario della nascita del turismo ed i 50 anni dall’istituzione del comune di Lignano Sabbiadoro -. Non stupisce quindi che queste località abbiano fatto ricorso alle cartoline illustrate per evidenziare i momenti salienti della loro storia, come »racconto per immagini» (Boemo, 1992, Comune, Fotocineclub Lignano Sabbiadoro, 2003 e 2009).
Ma come dobbiamo interpretare le cartoline illustrate dei luoghi delle vacanze? Le loro rappresentazioni si riferiscono agli spazi della vita balneare che progressivamente vengono edificati, a partire dallo stabilimento balneare, fino al lungomare, alle ville, ai villini ed alle colonie, che andranno a caratterizzare l’evoluzione dell’insediamento. A volte quindi costituiscono una reiterazione stereotipata di luoghi che potrebbero essere ovunque. Ma fra le tante cartoline, e all’interno della grande varietà delle rappresentazioni, la loro capacità di fermare il tempo al momento della ripresa ci permette di documentare alcune fasi della storia dei luoghi specifici, come nel caso di Grado e di Lignano Sabbiadoro. In cartolina, inoltre, sono state riprodotte anche le nuove sperimentazioni di forme grafiche e pittoriche finalizzate specialmente alla pubblicità. Più in generale inoltre, i luoghi delle vacanze hanno stimolato le avanguardie artistiche; uno degli esempi più noti è il manifesto, realizzato all’inizio del Novecento, da un artista della secessione viennese, Auchentaller, che ha come oggetto la spiaggia di Grado e le sue nuove forme d’uso (vedi Figura 1.14).
Alle cartoline, poi, specialmente quelle che possiedono maggiori capacità espressive e simboliche di rappresentazione dei luoghi, si potrebbero estendere le considerazioni che il grande studioso del mar Adriatico e delle sue sponde, Predrag Matvejevič, ha rivolto ad alcuni tipi di vecchie fotografie, come nuove forme di mappe dei luoghi :
Nei tempi moderni ci sono molte immagini. Anche i fotografi passano per le vie e le rotte
lungo le quali sono andati i corografi. Le vecchie fotografie, grigie, sbiadite, color
seppia o cenere, collegate con un nastro in rotoli, o incollate sulle pagine rovinate degli
album, sono stati per molti di noi i primi atlanti. Anche su di essi è descritta la storia
del mare: il porto, il molo, l’arrivo e la partenza della nave, i saluti di addio e di
accoglienza, ultimi velieri e primi piroscafi, ritratti di famiglia, cerimonie e feste,
spiagge, golfi, la bagnante nuda sulla baia ... idem (P. Matvejevič, 2006, p.11).
L’ambiente della costa bassa friulana: lagune, isole, penisole
La costa, che si estende dal delta dell’Isonzo a quello del Tagliamento, presenta ancora
oggi una configurazione paragonabile all’ «orlo e il merletto» (Turri, 1999, p.150), in quanto
è caratterizzata da un sistema di lagune parallele alla costa e chiuse verso il mare da un
cordone di isole e penisole, lungo un arco di circa 32 km. Gli specchi vallivi delle lagune di
Marano e Grado si estendono per una larghezza media di circa 5 km, e su una superficie
complessiva stimata in 160 Kmq ( ARPA, 2009). Sono attraversati dalla «litoranea veneta», un
sistema di navigazione interna che collega Grado a Venezia.
L’ambiente lagunare è il risultato di processi geomorfologici di lungo periodo, che qui
hanno assunto le forme dell’ingressione marina, in quanto gli aspetti di eustatismo e
costipamento dei depositi fluviali hanno prevalso sull’opposta azione di deposito operata dal
trasporto solido dei fiumi stessi. Questi ultimi poi, nel corso dei secoli hanno anche
modificato il loro corso terminale, contribuendo a nuove configurazioni della costa.
Probabilmente, la laguna di Marano ha una storia più antica, mentre nell’area di Grado la
linea di costa ha subito profonde modifiche successivamente all’età romana, quando qui era
presente il sistema di foce dell’Isonzo, che poi si è progressivamente spostato verso oriente
(Brambati A., 1989). Dai resti archeologici, infatti, si ipotizza che Grado fosse il porto
marittimo di Aquileia, e che, per effetto delle trasformazioni del contesto ambientale, si sia
venuto configurando come un’isola, per la formazione della laguna in direzione della
terraferma. A determinare l’assetto attuale dei luoghi hanno comunque contribuito anche gli
interventi umani, con le operazioni di difesa della costa e con le bonifiche, finalizzate al
recupero dei terreni paludosi per l’agricoltura e avvenute soprattutto fra le due guerre
mondiali e gli anni ’50 del Novecento. Al primo periodo risalgono anche gli interventi che
hanno permesso il collegamento via terra dei centri di Lignano e Grado con la costa, come la
costruzione nel 1926 della carrozzabile fra Lignano e Latisana, oppure la realizzazione nel
1936 del ponte girevole in mezzo alla laguna, per raggiungere Grado dalla costa di Belvedere.
Negli anni ’50 è avvenuto il completamento della bonifica delle aree paludose ad oriente di
Grado, verso il delta dell’Isonzo, nell’area chiamata Fossalon, dove il prosciugamento era
iniziato durante gli anni del regime, con il nome di «bonifica della Vittoria»(Comune di
Grado, 1988). L’assetto idrologico attuale della laguna è caratterizzato dall’ingressione
marina, per cui sono stati necessari vari interventi come dighe e argini a protezione
dell’abitato; inoltre la presenza di porti turistici ha configurato nuovi usi delle acque
interne oltre a quelli precedenti della pesca e della navigazione. Tra l’altro l’area
lagunare, nonostante la sua continuità naturale, è divisa fra la provincia di Udine (a cui
appartiene la laguna di Marano) e quella di Gorizia (competente per la laguna di Grado) .
All’interno dell’ambiente lagunare, oggi, sono presenti alcuni siti di protezione della fauna e della flora, ai sensi della Convenzione di Ramsar del 1971 e tutto il perimetro della laguna è stato classificato come sito di interesse comunitario (SIC), parte della Rete Natura 2000, che è stata realizzata in seguito alla Direttiva Habitat della Comunità Europea, del 1992 ( N. 92/43 CEE, recepita in Italia dal DPR. 8 sett. 1997, n. 357). Le aree protette da più tempo sono tre: le foci dello Stella e la Valle Canal Novo, all’interno della laguna di Lignano e la Valle Cavanata ad est della Laguna di Grado. Queste zone, istituite con la legge regionale n. 42 del 30 settembre 1996 (derivata della legge quadro nazionale sui parchi e le aree protette, n.394 del 1991), sono diverse fra loro e testimoniano anche la varietà degli interventi operati sulla laguna nel corso dell’ultimo secolo.
L’area di Foce dello Stella - un fiume che nasce dalle risorgive della pianura friulana - ha
una storia di protezione che inizia nel 1979 (ai sensi della Convenzione di Ramsar, e della
legge italiana che l’ha recepita) e viene ribadita nel 1991, con l’estensione della zona
sottoposta a tutela. Dopo la legge regionale del 1996 vi è stata abolita la caccia, per
favorire l‘habitat per gli uccelli migratori. La Valle Canal Novo, invece, è un’ex valle da
pesca, che era stata arginata per questo scopo. Già dalla fine degli anni ’80, è stata
riconvertita a fini naturalistici, con la realizzazione di un centro visite. Analoga
destinazione aveva anche la valle Cavanata, una porzione di laguna troppo profonda, che ai
tempi della bonifica del Fossalon era stata arginata per mantenerla ad usi di pesca e caccia.
Dal 1995 qui sono state sospese tutte le attività legate alla vallicultura per rendere i
livelli di gestione delle acque finalizzati all’avifauna ( Reg. Aut. Friuli V. Giulia, 2008,
p.12).
Nelle cartoline illustrate ricorrono alcuni aspetti del paesaggio lagunare - tipici sia del litorale friulano che di quello veneto - come l’estensione degli specchi vallivi ed i sistemi di pesca, praticati con diversi tipi di barche. Ma le rappresentazioni più caratteristiche sono quelle dei cosiddetti «casoni», capanni costruiti in canne e a volte raggruppati in veri e propri villaggi, dove si praticava la pesca in laguna, anche mediante sistemi di «lavorieri», cioè percorsi obbligati per i pesci finalizzati ad intrappolarne la fuoriuscita. Queste abitazioni temporanee, da cui ci si allontanava solo durante l’inverno, costituivano gli unici tipi di insediamento nelle zone marginali della laguna e delle sabbie costiere, prima dell’arrivo dei turisti sulle spiagge. Oggi sono tutelate e mantengono funzioni legate al tempo libero e al nuovo turismo naturalistico.
Immagini per la storia di Grado
Si ipotizza che Grado fosse il porto litoraneo di Aquileia durante il periodo romano, per via del toponimo, derivato da gradus = approdo, così come delle tracce archeologiche ritrovate in mezzo alla laguna e al di sotto di edifici sacri successivi. In epoca tardo antica l’area, che ormai aveva assunto la forma di un’isola in mezzo alla laguna, fu un presidio murato per le popolazioni della terra ferma assediate dagli Unni nel V secolo e dai Longobardi in quello successivo. Nel VI secolo inoltre qui fu trasferita la sede del Patriarcato, che ebbe la giurisdizione anche sui vescovi della Venezia lagunare fino al X secolo. Di questo periodo, considerato il più importante della storia di Grado, rimangono testimonianze in alcuni edifici religiosi paleocristiani come il Duomo, intitolato a Sant’Eufemia, dove sono presenti interessanti mosaici, il battistero ottagonale ad esso collegato ed inoltre, a pochi passi dalla piazza centrale, la basilica di Santa Maria, impiantata su strutture romane messe in luce dagli scavi archeologici degli anni ’20. Nel XII secolo, però, i Patriarchi abbandonarono definitivamente Grado per Venezia e, contestualmente alla rinascita del sito di Aquileia, l’isola sperimentò una progressiva decadenza, tanto che nel 1451 la chiesa locale era una semplice sede di arciprete. Il nucleo storico di Grado, di cui sono ancora oggi evidenti le tracce, è costituito dall’area di un castrum murato altomedievale, delle dimensioni di circa 360 metri di lunghezza e di larghezza variabile fra i 100 ed i 48 metri. Le datazioni archeologiche e quelle storiche concordano sulla sua erezione fra IV e V secolo, mentre la configurazione stretta ed allungata si spiega con la forma della duna costiera su cui si è insediato (Cucito, 2001, Saccavivo, 1928)
L’insediamento racchiuso dalle mura è ancora evidente nella cartografia storica risalente alla fine del Settecento,
e comincia ad ampliarsi in seguito a vari interventi, come la costruzione nel 1812, durante l’occupazione napoleonica, di un forte ai confini orientali dell’abitato, sulle rovine di un castello dei conti di Grado, oppure la realizzazione di una diga a mare da parte degli Austriaci nel 1883.
Le prime date degli esordi balneari di Grado si riferiscono al 1853, quando sono documentati alcuni capanni autorizzati ed un servizio del Municipio per i bagni marini. La visita del medico fiorentino Giuseppe Barellai nel 1872 è seguita dalla realizzazione nell’anno successivo di un Ospizio marino, da parte di alcuni filantropi goriziani; inoltre nel 1883, con il completamento della diga sul versante a mare, si ha la costruzione di uno stabilimento bagni. Ma la data considerata più significativa per la rinascita del villaggio dei pescatori è una legge imperiale del giugno 1892, con cui viene costituita l’azienda di cura di Grado, su proposta della Dieta della principesca contea di Gorizia e Gradisca (De Grassi, 1992), che dà luogo anche alla costruzione di un nuovo stabilimento balneare con passerella, ristorante e servizi. Questo interesse verso Grado, che si manifesta contemporaneamente a quello verso le coste istriane e dalmate, è sviluppato dall’Impero asburgico dopo la perdita nel 1866 di Venezia, dove un decennio prima, al Lido, era stata costruita la residenza estiva dell’arciduca Massimiliano ( Bette,Trani, 1989, p. 100).
Comunque, all’inizio del Novecento, l’isola di Grado non raggiunge i 4 ettari, e la sua popolazione è di 3.585 abitanti, che però costituiscono un aumento rispetto ai 2.700 del 1862 (Saccavivo, 1928, p.14). Nelle prime cartoline illustrate di Grado, databili fra la fine dell’Ottocento ed i primi anni del Novecento, lo stabilimento dei bagni è affiancato da scorci del paese, con le piazzette, le chiese, le case con le scale esterne ed i camini, tipici di tutta l’area veneta. La laguna è esaltata, così come la piccola isola di Barabana, sede di un Santuario e mèta di feste devozionali ricorrenti, in omaggio ad un antico culto della Vergine, risalente al VI secolo.
All’inizio del Novecento alcuni episodi mostrano le nuove funzioni di accoglienza. Nelle
cartoline viene rappresentata l’inaugurazione nel 1900 di un pozzo artesiano (profondo più di
200 m.), che rende disponibile nel paese l’acqua potabile, in precedenza portata da Aquileia
con le barche. Sempre in questo periodo prendono l’avvio una serie progressiva di colmate, favorite
anche dal prolungamento della diga a mare, che trasformeranno le valli salse in terreni
asciutti (circa 11 ettari entro il 1906). E’ su questi nuovi terreni che si costruirà
progressivamente il nuovo centro balneare, con gli alberghi, le ville, il lungomare.
Nel 1902 nasce il primo albergo e nel 1905, su iniziativa del medico polacco Maurizio Oranz,
viene aperto un Hotel pensione e stabilimento con cure idroterapiche. Le ville Bianchi -
cinque edifici realizzati fra 1900 e 1902 dall’omonimo barone goriziano - costituiscono un
punto di vista da cui guardare, nelle cartoline, le modificazioni del paesaggio.
Così sulle rovine del Forte napoleonico, troviamo la pensione Fortino, fatta
costruire dai coniugi Emma e Joseph Maria Auchentaller - un rappresentante della secessione
viennese, che lascerà varie rappresentazioni del paese, tra cui anche uno dei primi manifesti. Nell’anno 1913 le presenze dei turisti supereranno le 350 mila unità, mentre la
popolazione residente, ancora nel 1921, era solo di 5.400 abitanti.
Dopo la fine della prima guerra mondiale, ed il passaggio dell’isola all’Italia, nuove
bonifiche recuperano suolo urbano: a nord un’area di 9 ettari bonificata dalla Marina Militare
italiana nel 1916; a nord- est un altro terreno di 5 ettari (prosciugato nel 1922), ed
inoltre il terreno su cui verrà realizzato il Parco delle rose (nel 1925). Nel 1936 l’isola di Grado, come si è detto, verrà collegata alla terra ferma,
mediante un ponte girevole, ultima opera di una strada-diga, da tempo in costruzione
all’interno della laguna e facente capo al paese di Belvedere nel comune di Aquileia. L’immagine del centro turistico viene affidata ai nuovi strumenti di comunicazione
della grafica pubblicitaria, come si vede in alcuni manifesti famosi degli anni ’20 e ‘30.
La bonifica della Vittoria, nei territori ad est di Grado fra il canale di Primero e la foce dell’Isonzo, aveva come obiettivo quello di creare una comunità di agricoltori accanto a quella dei pescatori: iniziata nel 1922-25 con le attività di un Consorzio dichiarato di primo grado (ai sensi della legge Baccarini del 1882, per questioni igienico-sanitarie), il comune la concesse nel 1928 all’Opera Nazionale combattenti, che concluderà le opere fra il 1933 ed il 1943. La ripresa dei lavori avrà luogo nel secondo dopoguerra su un terreno di circa 1600 ettari, che verrà diviso in poderi nel 1954-55, su cui negli anni successivi (1957-58) si insedieranno anche famiglie di profughi istriani, non senza problemi di integrazione fra agricoltori e pescatori (Comune Grado, 1988).
I terreni recuperati ad est del centro di Grado, che permetteranno il collegamento con la terra ferma in questa direzione, saranno progressivamente usati, oltre che per fini agricoli, anche per le nuove infrastrutture, come i campeggi ed i villaggi vacanze, che aumenteranno l’offerta turistica della località, specialmente dopo la seconda guerra mondiale.
Lignano, progetti e realizzazioni
La penisola di Lignano è una striscia di terra sabbiosa, che per circa 8 km di lunghezza (e
per una superficie complessiva di 1.563 ettari) si protende dal delta del Tagliamento verso
est, nella laguna di Marano. Il terreno è formato da vari cordoni di dune parallele alla costa
e consolidate dalla vegetazione, costituita specialmente da alberi di pino. Il toponimo
utilizzato, prima Pineta e poi Lignano, deriva appunto da questa condizione. La presenza di zone paludose sul fronte lagunare hanno accentuato il relativo
isolamento della penisola rispetto alla terraferma e l’area è rimasta a lungo pressoché
disabitata, tanto che alla fine dell’Ottocento vi vivevano circa un centinaio di persone.
Presso l’estremità orientale - il porto di accesso alla laguna - un pontile portava ad una
caserma della Guardia di Finanza, costruita durante il governo austriaco e divenuta di
maggiore interesse strategico, dopo il 1866, quando, con l’annessione del Veneto all’Italia,
qui passava il confine con l’Austria (Valussi, 1986, p.4).
Apposite cartoline ci documentano la partenza e l’arrivo dei bagnanti sulla penisola durante
l’estate nei primi anni del Novecento. Contemporaneamente prende corpo l’idea di un nuovo insediamento, ad opera di alcune
ricche famiglie friulane, che guardano al più famoso Lido di Venezia, ed anche alla vicina
Grado. Il primo stabilimento balneare (con i suoi 56 camerini, la sala ristorante e la
terrazza a mare) viene inaugurato nel 1904 e nel 1905 è seguito dal primo albergo (che si
definisce Gran Hotel di Porto Lignano, pur nei suoi sobri lineamenti) a cui se ne aggiungono altri (1908). Cominciano a comparire anche i primi villini
sul mare, come la villa Zuzzi (nel 1910), una delle più antiche costruzioni liberty ancora
esistenti. A quell’epoca apposite cartoline ci mostrano il tram a cavalli, che veniva
utilizzato per trasportare i turisti dall’imbarcadero, situato sulla laguna, ai nuovi
alberghi, localizzati verso il fronte a mare.
Le iniziative di valorizzazione del nuovo centro procedono però con lentezza, e bisognerà
aspettare la fine della prima guerra mondiale ed i fondi concessi dal Governo italiano per il
risarcimento dei danni di guerra, per assistere al vero decollo della stazione marittima. Gli
Austriaci avevano distrutto il primo stabilimento balneare e nel 1924 ne venne edificato uno
nuovo - con una solida terrazza a mare raggiungibile mediante una passerella - su progetto
dall’architetto udinese Provino Valle. A quest’ultimo si devono anche alcuni piani urbanistici
per la nuova città, che si voleva realizzare. In questo periodo, anche grazie all’attività
della nuova «Associazione Civile pro Lignano» istituita nel 1926 sempre da Valla, si assiste
ad un rinnovamento degli interessi per la stazione turistica, da parte dell’élite
professionale ed economica del capoluogo friulano, Udine. Il progetto redatto dall’architetto
Valla ipotizza la creazione di due Lignano, una costituita dai pescatori ed un’altra dai
turisti, la prima rivolta verso la laguna, la seconda verso il mare. Con l’arrivo della strada
da Latisana sempre nel 1926, che pose fine all’isolamento via terra della penisola, si rese
necessaria una revisione del piano e nella nuova versione del 1928 si delineò l’assetto della
città nuova, destinata prevalentemente alle funzioni turistiche. L’insediamento si sviluppava
lungo un asse stradale caratterizzato da un sistema di piazze circolari, con accesso sia dalla
laguna, che dal delta del Tagliamento. Decisivo per la vita del nuovo centro balneare fu l’arrivo, negli anni ’30, dei
nuovi protagonisti delle vacanze di massa, come il Dopolavoro provinciale di Milano e poi la
Federazione provinciale fascista di Bolzano e di Udine, che porteranno anche ad un Concorso
per la realizzazione di una grande colonia per minori. Saranno presentati i progetti di
importanti architetti udinesi, improntati alle nuove forme del modernismo e del razionalismo,
che proprio nei luoghi delle vacanze ebbero le loro prime rappresentative espressioni.
L’edificio, poi realizzato nel 1939 e intitolato a Costanzo Ciano, su progetto di Pietro
Zanini (Nicoloso,1992, p. 64, Valussi, 1986, p. 11), si presenta come una costruzione
orizzontale, definita da ampie finestre lineari e sormontata al centro da una torre resa più
agile da due colonne laterali. La realizzazione del Lungomare ed il rinnovo degli alberghi accompagnerà una
progressiva configurazione degli elementi di un insediamento stabile, che riceverà nel 1935 la
classifica di « stazione di soggiorno e turismo» (Valussi, 1986, p.10).
Ma sarà specialmente nel secondo dopoguerra, che il disegno si completerà. In particolare
con molti progetti privati, tra cui quelli di grande respiro che urbanizzeranno due nuove
località: Lignano Pineta, al centro della penisola e Lignano Riviera, ad occidente verso il
delta del Tagliamento. Il progetto dell’architetto Marcello D’Olivo per Lignano Pineta
(realizzato fra 1952 e 1956), ha un originale impianto a spirale, che oltre a caratterizzare
l’unità dell’insediamento e del suo centro, vuole anche valorizzare il rapporto con la natura
e con la pineta; i toponimi delle strade a raggiera, infatti, si ispirano agli elementi del
luogo e all’andamento dei venti. Anche Lignano Sud o Riviera, vedrà il contributo progettuale di uno dei maggiori
urbanisti italiani del tempo, Luigi Piccinato, che nel 1957 proporrà un piano
particolareggiato basato su isolati immersi nella pineta, in aperta contrapposizione con le
forme di D’Olivo. L’insediamento iniziale sulla punta orientale della penisola, Lignano
Sabbiadoro, assumerà sempre più caratteri urbani, mediante la realizzazione di una serie di
fontane (secondo un modello già valorizzato nei primi depliant turistici degli anni’30), di una chiesa e poi dal 1959, con l’autonomia comunale conquistata rispetto a
Latisana, anche del Municipio. Il più antico stabilimento balneare, che ha assunto una valenza simbolica per la
località, avrà una nuova forma nel 1972.
Da centri balneari a città delle vacanze
Lo sviluppo turistico che avrà luogo nei due centri, fra gli anni ’50 e ’70, riceverà un contributo fondamentale dalle presenza di stranieri, soprattutto austro-tedeschi, favoriti dalla vicinanza e dall’accessibilità, che risulterà migliorata con la realizzazione delle autostrade Venezia-Trieste e Venezia-Udine, aperte fra il 1966 ed il 1970 e con il prolungamento di quest’ultima fino a Tarvisio, del 1986. Campeggi, pensioni, case private costituiranno i nuovi ambiti dell’offerta turistica, assieme ad alcuni parchi divertimenti. L’aumento dei turisti ha avuto un andamento spettacolare, specialmente a Lignano, dove si sono raggiunti i 6 milioni di presenze nell’anno 1973, anche per l’ampia offerta costituita non solo da strutture alberghiere ma anche da una consistente dotazione di case in affitto e di altre strutture ricettive (Cencini ed altri, 1988). Questi numeri non saranno mai più raggiunti e dopo varie oscillazioni, legate alle crisi economiche ma anche alle nuove concorrenze di mete vicine e lontane, nelle ultime stagioni si sono attestati sui 4 milioni di presenze all’anno.
La popolazione stabile di Lignano è andata crescendo molto lentamente ed ha raggiunto i
6.700 abitanti al 2009 (Figura 1.15). A Grado la popolazione residente ha avuto un
notevole incremento nel ventennio 1951-71, alla fine del quale ha raggiunto le 10.000 unità,
dopo di che è iniziato un leggero ma costante decremento fino agli 8.678 abitanti del 2009. Le
presenze turistiche, qui già considerevoli nel periodo fra le due guerre, vedranno la ripresa
dopo la parentesi della seconda guerra mondiale. Nel 1980 si sono raggiunte 1.600.000
presenze all’anno, con un andamento meno spettacolare della vicina Lignano, anche per le
diverse condizioni ambientali. Nei decenni successivi, anche a Grado si registrano cali nelle
presenze turistiche, poi il trend, divenuto di nuovo crescente nel nuovo millennio, ha
registrato il superamento dei 2 milioni di presenze nel 2007. L’andamento delle componenti
italiane e straniere ha avuto a Grado una tendenza opposta rispetto a quella di Lignano, in
quanto se all’inizio (nel 1924), gli stranieri si aggiravano su una percentuale superiore al
60 %, poi la componente italiana è venuta crescendo in percentuale e negli ultimi decenni si è
attestata, anche in questa località, su valori poco superiori al 50% (Figura 1.16).
Quindi oggi questi due centri, pur nella loro diversità - della storia insediativa e della
configurazione ambientale - costituiscono città delle vacanze in una fase «matura», come
sempre più si usa definire una località turistica, che deve fare i conti con la
riqualificazione dell’offerta turistica, per mantenere o accrescere le sue prerogative in
contesti sempre più competitivi.
Alcune delle caratteristiche positive, che si possono evidenziare e che fanno parte delle
trasformazioni negli ultimi decenni, riguardano in primo luogo una migliore relazione con il
contesto ambientale, che faticosamente è emersa con l’istituzione delle aree protette
all’interno del margine lagunare, di cui abbiamo parlato sopra. Altre iniziative sono state
rivolte al perseguimento di una migliore qualità dell’acqua di mare, attestato per esempio con
il riconoscimento del sistema delle bandiere blu, di cui hanno beneficiato entrambe le
località negli ultimi anni. Questi sono però solo alcuni aspetti, che si inseriscono all’interno del più
generale processo di intensificazione dell’uso del suolo, tipico dei nostri territori, anche
in presenza di una diminuzione degli utilizzatori. Altri elementi positivi riguardano il
miglioramento della qualità urbana delle località balneari, anche se questa a volte è avvenuta
con accentuate finalità commerciali, come per esempio la grande via pedonale che attraversa
Lignano Sabbiadoro, oppure il sistema dei locali ristrutturati nell’antico «borgo» di Grado.
Altre tendenze di questa nova fase, infine, sono quelle che ricercano una più precisa identità e specificità dei luoghi, anche mediante la valorizzazione del passato recente. La raccolta delle immagini storiche, di cui si è parlato, promossa da gruppi di cittadini o da istituzioni locali, a Lignano e a Grado, oppure la pubblicazione di una trentina di testimonianze dei primi abitanti di Lignano (Università della Terza età , 2008) ne sono degli esempi.
Poi ci sono le rappresentazioni che derivano dalla letteratura. Degno di attenzione è per
esempio l’intitolazione di un parco di Lignano allo scrittore americano Hernst Hamingway,
avvenuta nel 1984, in ricordo delle sue frequentazioni nell’area friulana dei primi anni’50.
Allo scrittore è attribuita anche la definizione di «Florida d’Italia», riferita all’ambiente
lagunare veneto-friulano (Bianchin, 1984), in cui aveva ambientato il suo libro Al di là del fiume e sugli alberi, che gli valse l’assegnazione del
premio Nobel per la letteratura nel 1954 . Inoltre, sempre a Lignano, dal 1985 si tiene un
Concorso giornalistico letterario annuale a lui dedicato, il «Premio Hemingway».
A Grado, invece, sembra da valorizzare quel«senso del luogo» (G.Rose, 2001), che meglio di
tutti ha saputo esprimere il più famoso cittadino, il poeta dell’ "isola d’oro» Biagio Marin,
le cui emozioni si collegano direttamente agli spazi ed alla geografia della sua terra (De
Fanis, 2001):
Non v’è angolo della terra che non abbia una sua anima. E quando l’uomo la incontra, la riconosce e in lei si distende, allora soltanto nasce il riposo dell’uomo. Così ci si può incantare della melodia dei paesi di collina….; e altri ha bisogno del fermo prospetto della montagna. Raffinata è l’anima della pianura, più raffinata quella delle sabbie marine. E più, per il gioco delle acque dei fiumi, sono protese nel mare, e più tenue è la musica loro! Sono a fior d’acqua una sola nota d’oro nella grande azzurrità.
Così è il lido sabbioso che sopporta da duemila anni la marinaia cittadina di Grado.
Le case, le vie, il porticciolo che s’inserisce nel cuore del paese da tramontana, sono certamente intonati all’anima insulare, a quell’essere appartati, lontani dalle vie degli uomini, dalle terre abitate e lavorate da millenni … E infine c’è il miracolo di quel mare bambino, che nasce ridente sotto i nostri piedi e cresce sempre più fondo e più glauco all’infinito (Marin, 1955, pp. 211-12)
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DOI 10.1473/quadterr01
Storicamente 2011
Published: December 8th 2011
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