Storicamente. Laboratorio di storia
Griglie interpretative
Provocatoriamente, Thompson afferma che «La conoscenza di troppa storia successiva ci impedisce di vedere quella folla come era, sui generis, con i suoi particolari obiettivi, operante all’interno della complessa e delicata polarità di forze del suo particolare contesto» (Società patrizia e cultura plebea, 298). «Il problema, quindi, è quello di comprendere come gli uomini nel passato interpretassero le loro esperienze» (Sewell, Lavoro e rivoluzione in Francia, 27).
Quest’ultimo aspetto viene messo in luce anche da Agulhon, mentre descrive i diritti collettivi sulle foreste: «Il radicamento dei diritti consuetudinari e collettivi inerenti le foreste è senza dubbio difficile da definire secondo parametri di schieramento politico a destra o a sinistra: si tratta probabilmente di un arcaismo, ma di un arcaismo pieno di vitalità» (La repubblica nel villaggio, 106). Se vogliamo comprendere quei simboli dobbiamo mutare l’approccio verso quegli avvenimenti. Particolarmente interessanti sono le riflessioni dell’antropologo Clifford Geertz:

La ricerca etnografica, in termini di esperienza personale, consiste nel metterci nei loro panni, un’impresa snervante che non riesce mai perfettamente; […] noi, o per lo meno io, non cerchiamo di diventare indigeni […] noi cerchiamo di dialogare (nel senso esteso del termine che abbraccia molto più del parlare) con loro, una cosa molto più difficile di quanto non si riconosca comunemente, […]. Per comprendere che cosa sia interpretazione antropologica e fino a che punto sia interpretazione, è necessario comprendere soprattutto che cosa significhi – dire che le nostre formulazioni dei sistemi di simboli di altri popoli devono essere orientate rispetto agli attori. Significa che le descrizioni della cultura berbera, ebrea o francese devono essere espresse nei termini delle interpretazioni che, così come noi le immaginiamo, i berberi, gli ebrei o i francesi attribuiscono al mondo in cui vivono, alle formule che usano per definire quanto accade loro (Interpretazioni di culture, 21-23).

A questo proposito credo che l’idea di letteratura di Italo Calvino

può essere, in parte, applicata agli obiettivi dello storico :

… magari è possibile un’opera concepita al di fuori del self, un’opera che ci permettesse d’uscire dalla prospettiva limitata d’un io individuale, non solo per entrare in altri io simili al nostro, ma per far parlare ciò che non ha parola, l’uccello che si posa sulla grondaia, l’albero in primavera e l’albero in autunno, la pietra, il cemento, la plastica… (Lezioni americane, 135).