Storicamente. Laboratorio di storia
Manifest Destiny

Questa definizione fornì una giustificazione per la conquista di vaste aree del continente Nord-Americano, sottraendole al dominio di altre nazioni sulla base dell'idea che solo l'annessione agli Stati Uniti potesse garantire a quei popoli la possibilità di auto-governarsi. Da questa definizione rimanevano escluse le stirpi di origine non europea, come gli Indiani d'America, in quanto ritenute incapaci di auto-governo.

La guerra contro il Messico (1846-1848), al termine della quale gli Stati Uniti annetterono Texas, California e New Mexico (che comprendeva gli Stati che oggi compongono il Sud-Ovest), segnò il coronamento della dottrina del "Manifest Destiny". La propaganda che precedette e accompagnò la guerra affermava che la classe politica del Messico, che contendeva agli Stati Uniti il governo dei territori in questione, non era in grado di garantire libertà e democrazia ai popoli. Gli Stati Uniti avevano dunque il dovere morale di annetterli per offrire loro libertà e giustizia. Se il giornalista e studioso Walter Lippman definì la teoria del Manifest Destiny « villainy clad in the armor of a righteous cause», il poeta Walt Whitman giustificò la guerra accettando in sostanza le premesse della dottrina: che il Messico e i messicani fossero incapaci, immorali e governati da un tiranno, e che gli Stati Uniti fossero investiti di una missione benefica di fronte alla quale non potevano esitare: « What has miserable, inefficient Mexico--with her superstition, her burlesque upon freedom, her actual tyranny by the few over the many--what has she to do with the great mission of peopling the new world with a noble race? Be it ours, to achieve that mission!».

La dottrina servì anche a cementare il consenso all'interno della classe politica e dell'opinione pubblica statunitense. Harle riferisce che il presidente James K. Polk, nell'annunciare l'inizio della guerra contro il Messico, non utilizzò riferimenti alla "lotta tra il bene e il male", affermando candidamente che l'obiettivo dell'operazione era l'annessione della California. Secondo Harle, «questa franchezza causò una forte reazione morale contro la guerra, e i Democratici persero la maggioranza nelle elezioni successive» (V. Harle, The enemy with a thousand faces: The tradition of the other in western political thought and history , Westport: Praeger, 2000, 86). Presentata come un'operazione espansionistica e utilitaristica, la guerra perdeva il manto di legittimazione e giustizia che la superiorità di una missione morale le poteva invece garantire.