Storicamente. Laboratorio di storia
sospensione dell'obiettività giornalistica in tempo di guerra

«Il modello del giornalismo obiettivo. non si applica a questo caso: il giornalista televisivo si presentava, in questa circostanza, non come un osservatore disinteressato, ma come un patriota, un sostenitore di quella che spesso definiva la "nostra" offensiva di pace» (D. Hallin, The "uncensored war": The media and Vietnam , New York: Oxford University Press, 1986, 116). Per spiegare il rapporto tra media e politica in tempo di guerra, Hallin definisce tre "regioni" in cui si applicano standard giornalistici diversi. Queste regioni possono essere pensate come tre sfere concentriche, anche se i confini che le separano possono essere sfumati e oscillanti. La sfera in cui si applicano i principi dell'obiettività giornalistica è denominata della "legittima controversia" ed è limitata internamente dalla sfera del "consenso" ed esternamente da quella della "devianza". All'interno, la sfera del consenso comprende un insieme di valori, istituzioni e stereotipi che non sono messi in discussione in pubblico perché largamente condivisi. Hallin descrive questo nucleo semantico con l'espressione «motherhood and apple pie» ( ibidem ). All'esterno, la sfera della devianza comprende tutte le posizioni ritenute illegittime, che quindi o non sono degne di occupare la sfera pubblica, o possono essere criticate senza che il giornalista debba garantire il diritto di replica o fornire punti di vista alternativi. In tempi di guerra, la sfera del consenso tende a schiacciare quella della legittima controversia, così come quella della devianza si amplia escludendo dal dialogo le posizioni dubbie o critiche rispetto alla condotta degli Stati Uniti.