Storicamente. Laboratorio di storia
Abolizione della schiavitù 1888

Nel 1840 il caffè cominciò a sostituire lo zucchero come principale prodotto di esportazione e con l’espansione della coltivazione del caffè, soprattutto nello stato di San Paolo, aumentò la necessità di mano d’opera, allora rappresentata soprattutto da schiavi ma destinata a venir meno nel giro di un quarantennio scarso e in seguito ad una lunga battaglia per i diritti civili le cui tappe espongo rapidamente di seguito.

Nel 1851 fu proibito il traffico della schiavitù e nel 1871 con la Lei do Ventre Livre (Legge del Ventre Libero) si garantì la libertà ai figli nati da madre schiava, ma solo al raggiungimento della maggiore età; una legge che non avendo alcun significato pratico fino al 1892, quando cioè il primo dei nati avesse compiuto 21 anni, mostra la sua reale funzione, ossia ridurre al silenzio il movimento abolizionista per un decennio. Seguirono a queste disposizioni, nel 1885 la Lei dos Sexagenàgenarios/Lei Saraiva-Cotegipe, che concedeva la libertà degli schiavi con più di 60 anni di età e infine, il 13 maggio 1888, l’abolizione del regime schiavistico per mano della principessa Isabella.

Per un inquadramento sommario cfr. Memorial do Imigrante/Museu da Imigração, Imigração Italiana no Estado de São Paulo, 4° edição, Série Resumos, n.1, São Paulo, Memorial do Imigrante, 2006, 7. Per un approccio più dettagliato alle progressive restrizioni al traffico degli schiavi e all’abolizione della schiavitù cfr. P. Beiguelman, A formação do povo no complexo cafeeiro: aspectos políticos, São Paulo, Pioneira, 1974; mentre rispetto al rapporto migrazione-schiavitù cfr. J.S. Martins, A imigração e a crise do Brasil agrário, São Paulo, Pioneira, 1973.