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Tamar Herzig, “Le donne di Savonarola. Spiritualità e devozione nell’Italia del Rinascimento”

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Tamar Herzig, Le donne di Savonarola. Spiritualità e devozione nell’Italia del Rinascimento, Roma: Carocci, 2014, 320 pp.

Esce per la Carocci il volume di Tamar Herzig, senior lecturer dell’università di Tel Aviv, Le donne di Savonarola. Spiritualità e devozione nell’Italia del Rinascimento con la prefazione di Gabriella Zarri. Lo studio della Herzig, pubblicato a Chicago nel 2008 con il titolo originale Savonarola’s Women. Visions and Reform in Renaissance Italy è stato tradotto in italiano da Adelisa Malena e Marianna Scarfone. La Herzig studiosa di gender history e storia religiosa della prima età moderna, da anni concentra i suoi studi sul fenomeno del misticismo femminile in epoca controriformista lungo la direttrice che va da Firenze a Ferrara in particolare si è soffermata su alcune figure di domenicane terziarie influenzate da quello che fu l’imponente filone mistico-politico del savonarolismo.

È proprio dall’esperienza umana del frate ferrarese che la Herzig parte con alle spalle una robusta tradizione storiografica che come tutte le tradizioni che si rispettino si divide in filo e anti savonaroliana. Robusti sono gli studi a lungo esaminati ed approfonditi dalla storica Herzig: da quello di Domenico Di Agresti, Sviluppi della riforma monastica savonaroliana del 1980 a l’autorevole A Proposal by Savonarola for the Self-Reform of Florentine Women (March 1496) di F. William Kent del 1983. Imponente l’apparato bibliografico presente in questo articolato e suggestivo lavoro che finalmente si presenta al pubblico degli studiosi italiani.
Se gli studi raccolti da Gian Carlo Garfagnini nel ’96 per le celebrazioni del quinto centenario dalla morte del frate domenicano avevano cercato di tracciare una solida base storiografica aggiornata sul fenomeno evidentemente sempre più articolato del savonarolismo, lo studio più esauriente in merito alla partecipazione delle donne alla riforma attuata dal Savonarola restava quello di Lorenzo Polizzotto When Saints Fall Out: Women and the Savonarolan Reform in Early Sixteenth-Century Florence del 1993, ampiamente citato.

Sono naturalmente gli studi di Gabriella Zarri che la Herzig ricorda come «pioneristici ed illuminanti», ad essere più volte ricordati soprattutto nella definizione del contesto storico e del ruolo di guide spirituali che alcune di queste figure assunsero in un periodo di crisi politica ed economica, quale fu quello delle guerre d’Italia nel centro-nord della penisola, colmando un vuoto alle richieste dei fedeli che le istituzioni ecclesiastiche del periodo avevano creato.

Antonio Samaritani nel 2006, proprio rifacendosi allo studio della Herzig del 2004 The Rise and Fall of a Savonarolan Visionary: Lucia Brocadelli’s Contribution to the Piagnone Movement, aveva pubblicato la monografia Lucia da Narni ed Ercole I d’Este a Ferrara. Tra Caterina da Siena, Girolamo Savonarola e i Piagnoni non soffermandosi però sui testi della mistica attestanti il savonarolismo della stessa, cosa che queste pagine mettono in luce chiaramente e in maniera puntuale.

Conosciuto agli appassionati di storia savonaroliana è il caso di Franco Cordero e del suo imponente lavoro ripresentato per la Bollati Boringhieri nel 2009 (per la Laterza la prima edizione era del 1986-88) in quattro volumi dal titolo Savonarola. Fu stroncato a suo tempo da Garin, innamorato invece dell’opera di Roberto Ridolfi, che trovò il Cordero non rigoroso nella metodologia storiografica e anacronistico nella valutazioni del personaggio e del suo movimento. Evidentemente le valutazioni del giurista Cordero, al contrario applaudito dalla storiografia americana con in testa Weinstein (auctoritas negli studi su Savonarola), non lesinavano commenti durissimi al frate: «egomane, incantatore, astuto, cattivo politicante, stratega inetto, (…) domenicano teocrate, occultista, pio stregone dal pulpito, controllore d’anime, falso taumaturgo, profeta baro, etc..», e alla letteratura dei piagnoni non risparmiava la categoria del favoloso.

Tutto questo in Herzig non c’è. La storica non si lascia condurre in trappole di maniera, entra nel vivo delle questioni mistico-politiche facendo parlare le donne, attraverso una voce convincente, propria dei vissuti e dei contesti, in sintonia con i tempi e con i luoghi. Percorsi storiografici puntuali, rispettosi degli studi fatti e delle possibili aperture di indagine sempre alla luce delle carte possedute. Ed è proprio a queste donne che la Herzig da voce. Donne da un lato dipendenti dal frate ferrarese e voci profetiche all’interno di spazi non accessibili al genere maschile, ma anche donne indipendenti dal potere gerarchico assolutamente proibito alle donne che per tale spirito di incontrollabile indipendenza veniva punite, processate e perseguitate. La storica, citando il Compendio di Rivelazioni del Savonarola, pubblicato nel 1495, ricorda che il frate si era difeso dall’accusa di plagio e di legame eccessivo con alcune donne utilizzate appunto come braccio armato della battaglia di riforma intrapresa dal medesimo, e aveva scritto: «[…] io rarissime volte parlo a donne e mai ne confesso veruna. Praeterea, essendo le donne di sua natura volubile e non potendo tenere alcuna cosa secreta, […] essendo ignorante e naturalmente debile di iudicio e volubile e fragile assai e molto inclinate a la vanagloria, facilmente si lasciono ingannare dalla suttilità del demonio.»

Il frate però non poteva non fare i conti con la Scrittura e il ruolo delle profetesse come pure la centralità all’interno del mistero della redenzione operata dal Cristo della figura della Vergine Maria. Problema antico questo, che nonostante i numerosi esempi scritturistici a favore del nuovo atteggiamento che il nazareno aveva avuto con numerose donne in un contesto storico notamente androcentrico, restava insoluto e carico di riflessioni misogine e altamente escludenti. Queste considerazioni però, non sono frutto di riflessioni a post ma sono voce di quelle donne che la Herzig in queste pagine importanti fa parlare. Numerose sono quindi le figure femminile protagoniste di questo studio. Donne consigliere di signori, contese a corte come nel caso della Lucrezia Borgia che dopo numerose pressioni ottiene la concessione della mistica Brocadelli presso il monastero di Santa Caterina a Ferrara. Eppure, ci permette di constatare la Herzig, il patronage esercitato sulla mistica non le toglie la libertà di scrivere parole durissime, dettate da ispirazione visionaria e divina, contro il papa Alessandro VI, che avrebbe molestato una sua amica, che è in preda ai demoni e che muore ateo. La Borgia a questi insulti chiede vendetta presso suo marito Alfonso d’Este, figlio di Ercole, per fare giustizia contro la ingrata veggente.

Questo è uno dei tanti esempi che in queste pagine vengono presentati attraverso una documentazione inedita e un utilizzo delle fonti edite intelligente e approfondito. A queste donne, spesso, non serviranno pressioni di sorta, e il più delle volte tra gli imbarazzi dei maestri generali dell’Ordine Domenicano, attraverso la mediazione dei provinciale e dei confessori di turno, le mistiche non verranno bruciate e faranno proseliti in ambienti più disparati, esercitando un fascino niente affatto demoniaco ma il fascino femminile di intelligenze illuminate, materne nell’esercizio del potere, accoglienti nella pratica di direzione spirituale, proibita ad esse ma di fatto esercitata e richiesta.