Storicamente. Laboratorio di storia

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Patrizia Castelli, L'estetica del Rinascimento

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La collana, ormai quasi completa, del Lessico dell’estetica curata da Remo Bodei per la casa editrice Il Mulino espone, in edizioni tascabili economiche, un panorama dell’estetica molto più informativo di quanto solitamente non faccia un normale dizionario. Il lessico è costituito, infatti, da tre sezioni che introducono alle varie discipline artistiche e alla storia dell’estetica, dall’antichità fino al Novecento, attraverso singoli volumi per parole-chiave, nel caso in esame di particolare interesse ‘architettura’ e ‘cinema’. Non solo la considerazione delle diverse discipline artistiche, ma anche l’elenco degli autori di vari indirizzi scientifici evidenzia l’approccio interdisciplinare dell’impresa che porta oltre i confini della filosofia in senso stretto. Questo vale anche per il volume in questione di Patrizia Castelli, la quale come storica dell’arte introduce all’estetica del Rinascimento o, se si vuol essere più precisi, alla teoria artistica e alla teoria della bellezza dell’epoca, dato che la disciplina si distinse come discorso filosofico autonomo solo nel Settecento.
Il volume è suddiviso in due parti. La prima offre una visione generale dei principi estetici del Rinascimento, approfondendo quelli di maggior rilievo nelle discussioni tra l’inizio del Quattrocento e la fine del Cinquecento, come i concetti della mímesis e dell’ékphrasis, la loro storia antica e la ricezione rinascimentale. La seconda parte del volume segue diversi sentieri estetici che sembrano dirigersi al di fuori della disciplina classica, come le rappresentazioni e le semantiche delle rovine e del paesaggio, del linguaggio e della grafica, del comportamento o dell'estetica del male, come i mostri, tradotte dall'antichità. L’attenzione dedicata dalle voci coeve a questi aspetti evidenzia come tutti – e certamente se ne potrebbero aggiungere altri, come si deduce dal prologo che descrive un accampamento militare di Enea Silvio Piccolomini – confluivano nel discorso sulla bellezza nel Rinascimento. Ogni tema è presentato con riferimento agli autori più importanti del tempo, alla tradizione antica e agli sviluppi medievali, non a discapito però dello stile sintetico e discorsivo che caratterizza tutto il testo. Il volume è corredato inoltre da annotazioni, da una bibliografia e da un indice analitico, che forniscono nel loro insieme non solo indicazioni riguardanti le fonti originali e la letteratura secondaria rilevante, ma anche cenni ai dibattiti correnti in materia. La presentazione sintetica del tema e dei vari concetti costituisce un’utile introduzione alle fonti, alle discussioni dell’epoca e a quelle contemporanee. Il volume offre così possibilità di rapida informazione ed ausilio per ricerche più approfondite.
L’ampio approccio interdisciplinare, abbracciando fenomeni culturali in senso lato, è quanto mai appropriato specialmente per il periodo rinascimentale nel quale i diversi autori non solo provenivano da formazioni diverse – anche artisti come Leonardo da Vinci aprirono nuovi orizzonti teorici – ma ambivano ad una cultura universale, quella dell’Umanesimo, a cui era estranea la differenziazione delle discipline moderne. Di tale cultura parlano le varie fonti raccolte dall’autrice che, per inquadrare questo fenomeno intellettuale, non si è limitata a consultare la trattatistica del tempo, ma cita lettere, poesie, descrizioni di viaggi od opere d’arte che “denunciano quel rapporto costante che esiste tra l’arte nella sua espressione concreta e i molteplici aspetti della bellezza all’interno dell’attività intellettuale” (p. 11).
Forse i primi ad illustrare questo rapporto nelle scienze moderne tra storia dell’arte, filosofia ed altre discipline ancora, sono stati gli studiosi della cosiddetta scuola di Warburg. I loro studi costituiscono tuttora il riferimento fondamentale per l’argomento come si deduce dalle annotazioni del testo. Lo scambio tra Panofsky e Cassirer, le ricerche di Saxl, Gombrich ed altri contribuirono ad affermare la pratica delle Kulturwissenschaften. Essi analizzarono le varie connessioni tra arte e bellezza ampliando la nostra concezione del Rinascimento italiano e della sua cultura umanistica. Utili sono, in questo senso, i brevi accenni di Castelli alle opere d’arte che presentano una traduzione pratica delle teorie del tempo o, viceversa, hanno costituito il punto di partenza per le riflessioni successive. L’attenzione dell’autrice si rivolge, inoltre, sul primo fulcro di queste attività, ovvero Firenze dove lo scambio tra teorici ed artisti si rese nel Quattrocento più prolifico e vivo che altrove, grazie ai circoli di conversazione e alle accademie, che la famiglia dei Medici contribuì a promuovere. Da questo punto di vista, il volume di Patrizia Castelli è molto utile agli storici della cultura della prima età moderna, soprattutto per la capacità di infrangere i confini disciplinari.