Storicamente. Laboratorio di storia
Il Sessantotto in Francia

In numerosi interventi da me registrati pare cogliersi una certa “idea” sublimata e immaginaria della Francia e del Sessantotto francese. Tra i vari interventi:

[...] E’ una cosa che avverto di più in quelli della nostra età. Discorsi del tipo “se continua così [con Berlusconi] me ne vado in Francia” li sento da parte di miei coetanei e anche spesso”. Testimonianza di Adriana Dadà [nel 1968 militante anarchica alla facoltà di Magistero a Firenze, in seguito apprezzata studiosa dei movimenti anarchici italiani e attualmente docente presso la facoltà di storia a Firenze ove si occupa di storia dell’immigrazione, nda] rilasciata all’autore il 21 aprile 2006 a Firenze.
[...] Quindi avvenivano cose importanti in Europa, ma quelle decisive, in Francia. E’ un’idea molto forte in noi. Oggettivamente la Francia ha avuto nella sua storia un peso unico?, testimonianza di Giorgio Riolo [nel 1968 aderente ad una comunità di base, per poi attraversare le stagioni della nuova sinistra a Milano negli anni settanta, attualmente responsabile dell’Associazione Punto Rosso, nda] rilasciata all’autore a Milano il 14 giugno 2006.
[...] La cultura francese era quella della libertà e della ragione. Divoravamo “Le Monde” ancora prima del maggio. Adesso la fine di “Libération”, personalmente è una tristezza infinita». Testimonianza di Basilio Rizzo [nel 1968 militante di un collettivo studentesco a Scienze, poi transitato per Avanguardia Operaia, attualmente consigliere comunale a Milano nda] rilasciata all’autore il 16 giugno 2006 a Milano.

In questo giocano una serie di influenze e suggestioni che rimandano alla storia, ai miti, alla cultura di quel paese cui l’Italia deve guardare. Sussiste senza dubbio un sentimento di (s)confinata ammirazione per la Francia illuminista, rivoluzionaria, della commune. Un autentico innamoramento per un paese immaginato, di cui il Maggio è una riconferma. Più che le lotte di strada, l’assalto al governo del Generale in divisa, i messaggi libertari, le barricate e Cohn Bendit, può questo straordinario e sottinteso sentimento di immedesimazione che fa sentire francesi per il solo fatto di condividere idealmente una storia e un portato rivoluzionario immaginato.

Un tentativo di sintesi nel mio breve saggio La dimensione immaginaria del maggio francese, reperibile su:
http://duemilaragioni.myblog.it/archive/2008/02/23/antonio-benci-il-maggio-francese-come-altrove.html