Nel presente articolo verrà delineato il profilo di quei movimenti politici che, tra la fine del XIX secolo e la fine della prima guerra mondiale, furono protagonisti del dibattito corporativo che influenzò i legislatori dell’Estado Novo in Portogallo. L’obiettivo del saggio è dimostrare come ben prima della dittatura salazarista esistessero movimenti corporativi di una certa rilevanza, da cui essa fu influenzata, che rendono il Portogallo un paese dove, come sostiene Gianpasquale Santomassimo, riguardo il corporativismo, «il corso delle cose si era sviluppato per via autoctona e in forma originalissima[1]».
Secondo Armando Malheiro da Silva, a differenza di quanto sostenuto da Manuel Braga da Cruz e Brandão de Brito[2], tre furono le aggregazioni fondamentali per la formazione dei futuri corporativisti dell’Estado Novo: quella cattolica, quella monarchica e quella repubblicana[3], i cui leader si formarono a Coimbra[4] dove, sin dall’abolizione delle corporazioni medioevali nel 1834, il tema del corporativismo fu discusso anche nelle aule Universitarie[5]. L’antica capitale portoghese, fu il centro nevralgico della formazione dei gruppi dirigenti e delle elite, diventando inevitabilmente il palco di tensioni sociali e politico ideologiche[6].
Presso l’Università si ha notizia di come Adrião Forjaz: primo docente lusitano di Economia politica, Mártens Ferrão: docente di Diritto e il dr. António de Sousa Silva, teorizzarono nelle loro lezioni la restaurazione delle corporazioni medioevali. Questi accademici facevano parte del movimento controrivoluzionario, composto dai membri dell’aristocrazia lusitana e dalle gerarchie ecclesiastiche contrarie all’instaurazione dello Stato liberale. Dal 1820 al 1834. infatti, alcune rivolte armate, dirette dalle elite borghesi, avevano decretato la fine della Monarchia assoluta trasformando il Portogallo in una Monarchia costituzionale, nella quale la Chiesa era subordinata allo Stato e l’aristocrazia era ridotta a un settore sociale integrato in un ordine politico statale[7]. In tale contesto, la battaglia per il ripristino delle corporazioni fu semplicemente funzionale alla lotta antiborghese.
La Rerum Novarume la nascita del movimento corporativo cattolico lusitano
L’evento, che determinò la svolta dell’ideologia corporativa, fu la pubblicazione nel 1891 dell’enciclica Rerum Novarum di Leone XIII.
Lo scritto di Papa Gioacchino Pecci costituì la piattaforma su cui si costruirono associazioni cattoliche, sindacati misti e partiti legati alla Chiesa. Il primo esempio di tali associazioni fu il Centro parlamentare cattolico, che vide la luce nel 1894 insieme al Correio Nacional[8], giornale legato all’episcopato portoghese, ma che si estinse con la fine delle Cortes nel 1895[9].
La nascita dei primi sindacati fu sancita, invece, dal Congresso cattolico internazionale, tenutosi a Lisbona tra il 25 e il 29 giugno 1895. Durante tale assise si discusse della necessità di creare organizzazioni cattoliche che rappresentassero la classe padronale e quella dei lavoratori. Da notare, in questa occasione, la presenza nella capitale lusitana di Giuseppe Toniolo, una delle personalità di spicco dell’Opera dei congressi italiani. A lanciare l’iniziativa sindacale cattolica furono però: D. Thomaz D’Almedina de Vilhena[10], Conselhero Jeronymo Pimentel[11] e Antonio Mandes Lages[12], il quale fece esplicita associazione tra i sindacati cattolici misti e le associazioni medievali, ma soprattutto Francisco D’Azeredo Texera D’Aguillar conte di Samodaes[13]. Quest’ultimo fu uno dei fondatori dei Circoli cattolici operai (Cco) che, nati nel 1898 ad Oporto[14], si diffusero presto nelle città più importanti del paese. Tali realtà rappresentarono il primo tentativo cattolico di risolvere la questione sociale attraverso la cooperazione tra Capitale e Lavoro[15].
L’esperienza dei Cco, se fu idealmente innovativa, non lo fu nella pratica. Julio Manzó scrisse che «i Cco non obbedivano alla necessità di rimediare alla situazione precaria delle classi popolari, ma alla necessità, che si faceva sentire tra le classi conservatrici, di alzare un ostacolo insuperabile contro i progressi sempre costanti del socialismo[16]».
La campagna contro gli ordini religiosi, soprattutto rivolta verso i gesuiti da parte del governo liberale di Hintze Ribeiro, culminata con il decreto del 18 aprile 1901[17], portò l’episcopato portoghese a organizzarsi politicamente, con la costituzione nello stesso anno dei Centri nazionali (Cn)[18] e, nel 1903, con la creazione di un vero e proprio partito cattolico conservatore che prese il nome di Partito nazionalista (Pn)[19]. Fortemente appoggiati dal Vaticano, sia i Cn che il Pn, avevano alla base del proprio programma le encicliche di Papa Leone XIII[20]. Le politiche sociali trovavano dunque la propria matrice nella Rerum Novarum. Il programma del Pn, infatti, prevedeva l’arbitrato dello Stato in caso di conflitto tra operai e padroni[21]. Come quella dei Circoli cattolici operai, l’esperienza del Partito nazionalista si concluse con la rivoluzione repubblicana del 5 ottobre 1910 e con la promulgazione della legge di separazione tra Stato e Chiesa, da parte del governo di Afonso Costa, il 20 Aprile 1911, che determinò anche la fine dei rapporti diplomatici tra il Portogallo ed il Vaticano. Se da una parte, durante il periodo in cui essi furono attivi, ebbero scarso peso politico nella vita istituzionale portoghese[22], dall’altra, dopo la loro chiusura, alcuni dei loro esponenti ricoprirono un ruolo fondamentale nell’impiantare una logica cattolico nazionalista negli ambienti accademici di Coimbra. La città sulle rive del Mondego, che fino ad allora non aveva conosciuto le lotte nazionaliste, fu uno dei centri scelti soprattutto da intellettuali, accademici e cattolici che erano stati emarginati dall’azione politica con l’avvento dei repubblicani, trasformandosi in luogo di esilio e di riorganizzazione delle forze anti-repubblicane[23]. Concretamente, il canonico José Almeida Correia, esponente del Pn, dopo la proclamazione della Repubblica, andò a Coimbra per terminare i suoi studi in Diritto; in quella circostanza incontrò António Oliveira Salazar, di cui divenne amico e con il quale condivise la militanza nel Centro cattolico portoghese (Ccp)[24]. Già nel 1901, nell’antica capitale lusitana era stato fondato da alcuni studenti il Centro accademico della democrazia cristiana (Cadc)[25], che nacque con l’ambizione di essere un circolo di studi sociali sul modello di quelli fondati in Francia da Léon Harmel, e in Italia dallo stesso Toniolo[26]. Riconosciuta legallmente nel 1905 la Cadc ebbe un carattere profondamente innovativo nel contesto dei movimenti cattolici. Lo stesso anno, il Centro pubblicò il suo primo periodico, la rivista «Estudos Sociaes», che durante sei anni accolse la voce di innumerevoli intellettuali[27]. Questo mensile aveva l’ambizione di svincolare la Chiesa portoghese e il movimento cattolico dal pensiero e dall’azione conservatrice, a favore di una condotta democratica e apertamente popolare. Contrariamente ai Cco, il nemico principale non era individuato nel socialismo, verso il quale si era anzi propensi anche ad un’ eventuale alleanza[28], ma nel conservatorismo e nel capitalismo[29]. In tale contesto si dava una visione differente della riorganizzazione corporativa che «non avrebbe dovuto resuscitare le antiche associazioni medievali[30], ma avrebbe dovuto crearne di nuove in armonia con le moderne condizioni sociali»[31], nelle quali gli operai non fossero «obbligati ad accettare condizioni ingiuste di lavoro[32]». Alla base del pensiero sociale della Cadc, oltre alle encicliche di Papa Leone XIII, vi era il dibattito corporativo sviluppatosi in quegli anni in Europa. È interessante notare come la rivista dedicasse un rubrica alla “cronaca sociale degli esteri”, costruita interamente sulla lettura di giornali e periodici cattolici provenienti da tutto il Mondo[33]. Dall’Italia, ad esempio, giungevano L’Osservatore Romano e La Civiltà Cattolica. Inoltre ospitava interventi di illustri personalità cattoliche dell’epoca come padre Biederlack[34], professore dell’Università gregoriana di Roma. L’influenza più forte appare comunque quella dei “cattolico-sociali” francesi. Gli studi di Le Play, La Tour du Pin e Albert de Mun furono spesso tradotti e commentati nelle pagine di «Estudos Sociaes». Per nulla insolito, l’interesse verso tali corporativisti fu dettato dall’ammirazione che l’intellighentia culturale portoghese aveva per la cultura francese, come dimostrato dalla larga conoscenza del lingua transalpina da parte degli strati sociali lusitani più colti[35]. Come il Partito nazionalista e i Circoli cattolici operai, la rivista «Estudos Sociaes» terminò la sua attività pochi mesi dopo la proclamazione della Repubblica. La sospensione di tale pubblicazione, portò la Cadc a fondare il quotidiano Imparcial, che coincise con l’arrivo a Coimbra del giovane ex seminarista António Oliveira Salazar, che ne fu uno dei redattori alle “dipendenze” del direttore Manuel Gonçalves Cerejeira. Iscritto ai corsi della Facoltà di Diritto, in prima linea nelle file della Cadc, Salazar fece a Coimbra la propria gavetta politica. Negli anni della formazione, scrive Franco Nogueira, il futuro primo ministro portoghese studiò a fondo le encicliche di Papa Leone XIII, le opere di Gustave Le Bon, Frédereic Le Play, La Tour du Pin che teorizzava la costruzione di corporazioni che ponessero fine al conflitto tra lavoratori e datori di lavoro[36]. Salazar, inoltre, coltivò una particolare ammirazione per la dottrina sociale di Charles Maurras. Questa prevedeva la rottura con il liberalismo in campo religioso, economico e politico con il conseguente ritorno alla struttura sociale corporativistica del medioevo[37]. Di Maurras, Salazar sosterrà anche la visione di uno Stato basato sui valori della tradizione, ovvero: la nazione, la famiglia, l’autorità, la gerarchia, rifiutando però la logica della politique d’abord. Nogueira sostiene anche che Salazar come Maurras fosse monarchico, ma tale questione rimane controversa. La fede monarchica di Salazar, infatti, risulterebbe solo dalla sua avversione al governo repubblicano[38]. L’azione politica del futuro leader portoghese dipinge un quadro del tutto diverso, totalmente conforme alla dottrina del “ralliement” di Leone XIII, per la quale: «il diritto di comandare non è per se stesso legato necessariamente a una forma di governo; ma in ogni forma di governo i governanti debbono avere riguardo a Dio, padrone supremo del mondo[39]». Questa posizione rese forte Salazar una volta che, giunto alla guida della nazione, dovette operare una delicata mediazione tra i cattolici, i repubblicani ed i monarchici che lo appoggiavano per i quali il punto d’incontro fu proprio l’istituzione dello Stato corporativo[40]. Significativo in questo senso il discorso che Salazar pronunciò, appena divenuto Presidente del Consiglio nel 1932, durante la cerimonia di insediamento degli organi direttivi dell’Unione Nazionale (il partito unico salazarista), nel quale chiamò all’adesione a questo movimento: cattolici, monarchici e repubblicani[41].
La via monarchica al corporativismo: l’Integralismo lusitano
La Cadc non fu l’unico movimento che si formò a Coimbra in quegli anni. Con l’instaurazione del regime repubblicano, l’antica città universitaria vide la nascita dell’Integralismo lusitano. Dopo la caduta del Re don Manuel II, il Portogallo era stato scosso da alcune rivolte per restaurare la Monarchia. Il fronte controrivoluzionario, già dal gennaio 1911, si era costituito in Galizia, dove erano emigrati numerosi sostenitori manuelini. Dopo la prima incursione, nello stesso anno, il 6 luglio del 1912, un manipolo di 500 uomini comandati da Pavia Cruceiro superò i confini portoghesi ma fu presto messo in fuga dalle forze repubblicane[42]. Di quella “sfortunata” spedizione facevano parte alcuni giovani che, dopo la sconfitta, ripararono a Gand in Belgio. Nella primavera dell’anno successivo alcuni di loro, tra cui: Domingos Gusmão Arujo, Luis de Almeida Braga e Rolão Preto[43], fondarono la rivista Alma Portuguesa, in cui per la prima volta si teorizzò la nascita di un movimento nazionalista portoghese. Questa corrente si chiamò, per ispirazione di Luis Braga, Integralismo lusitano[44].Su questa scia l’anno successivo, il 14 gennaio 1914, a Coimbra nacque la rivista Nação Portuguesa, che divenne l’organo del movimento in Portogallo[45]. Come e più dello stesso Salazar e di alcuni esponenti della Cadc, gli integralisti subirono il fascino e l’influenza di Maurras e di Action Française[46], movimento con il quale erano entrati in contatto già dal 1911. Il poeta e intellettuale António Sardinha affermò nel 1914: «la campagna intellettuale che in Francia è comandata da Maurras, in Portogallo è diretta dall’Integralismo[47]». Se sul piano istituzionale gli integralisti proponevano il ritorno alla Monarchia assoluta, con il rientro in Portogallo di D. Manuel II, rispetto alle politiche sociali, essi chiedevano il ripristino delle antiche corporazioni delle arti e dei mestieri su base locale, nel contesto di uno Stato federale diviso in regioni. Dal punto di vista religioso, secondo gli integralisti, il cattolicesimo doveva essere ripristinato come religione di Stato, perchè fonte di etica e moralità[48]. L’importanza dell’Integralismo lusitano, rispetto all’Estado Novo e alla questione corporativa, va comunque ricercata in primo luogo in alcune figure che si formarono tra le sue file, in secondo luogo nell’appoggio che questa organizzazione diede al governo autoritario di Sidónio Pais tra il dicembre del 1917 e lo stesso mese del 1918. L’Integralismo lusitano fu l’organizzazione che formò Pedro Teotonio Pereira e Marcelo Caetano. Il primo fu responsabile della stesura, tra il 1932 ed il 1933, dello Statuto del lavoro nazionale; il secondo fu l’autore, all’interno della stessa opera, del capitolo riguardante la Magistratura del lavoro[49].
La via repubblicana al corporativismo. Sidónio Pais e la costituzione del 1918
L’appoggio degli integralisti a Sidónio determinò che nel progetto di riforma costituzionale del 1918, che doveva trasformare la Repubblica portoghese da parlamentare a presidenziale[50], fosse inserita la riforma del Senato a camera rappresentativa degli organi professionali e amministrativi. Tale proposta non fu appoggiata solo da monarchici e cattolici, ma anche da repubblicani di primo piano, quali lo stesso Sidónio ed Egas Moniz. Di una generazione più vecchia rispetto a Sardinha e Salazar[51], essi furono i giovani protagonisti, nell’estate del 1911, della prima costituente repubblicana. In tale occasione Egas Moniz si mise in luce con la proposta di dotare lo Stato di due camere: una di matrice politica, l’altra che rappresentasse gli interessi economici. Non gli sembrava, infatti, corretto che lo Stato disponesse di due organi rappresentativi completamente sovrapponibili, mentre pensava che sarebbe stato utile un Parlamento dotato di due rami: uno rappresentate gli individui, l’altro le aggregazioni sociali[52]. Tale proposta fu bocciata da tutto l’emiciclo, incluso Sidónio Pais[53], che si oppose non perchè fosse contrario all’idea di dare voce alle aggregazioni sociali, ma per la situazione del paese nel momento i cui si dibatteva tale principio. Sembrava, infatti, una proposta antidemocratica poiché se si dava la pluralità di voto a coloro che esercitavano più di una professione, sarebbero emerse poi altre debolezze come la tendenza dei senatori alla difesa degli interessi socioprofessionali che rappresentavano, e il carattere reazionario e conservatore di questo tipo di assemblea determinato dal ritardo dell’associazionismo in Portogallo[54]. Quando Sidónio raggiunse il potere, però, tali valutazioni persero peso e il nuovo contesto sociale venutosi a creare tra il 1915 ed il 1918, ne mutò l’orientamento facendogli abbracciare la causa corporativa.
Il governo di Sidónio fu la conseguenza della crisi politico-economica legata alla prima guerra mondiale. Le tensioni sociali, le ripetute crisi degli esecutivi (in meno di otto anni il Portogallo vide avvicendarsi 17 governi[55]), crearono nel paese le condizioni per l’istaurarsi di un regime autoritario che avrebbe avuto lo scopo di dare un esecutivo stabile e duraturo, e di fermare i numerosissimi scioperi che dal 1915 si susseguivano in Portogallo paralizzandone l’attività produttiva[56]. La debolezza del Partito democratico (Pd) e delle compagini socialiste, permisero l’8 dicembre del 1917, il facile raggiungimento del potere da parte di Pais, appoggiato dagli oppositori del Pd[57], diviso in molte correnti in conflitto tra loro, e da parti delle gerarchie dell’esercito.
L’esperienza sidonista venne immediatamente guardata con favore dal Vaticano e di conseguenza dai gruppi cattolici portoghesi, tra cui il neonato Centro cattolico portoghese, di cui Salazar era uno degli esponenti di primo piano. Essi avevano intravisto la possibilità della riconciliazione dello Stato con la Santa sede, in più pensavano che un governo forte potesse avere un’ azione moralizzatrice sulla politica e sulla società. Sidonio stesso aveva compreso che per raggiungere il consenso della popolazione, doveva porre fine alla guerra tra Stato e Chiesa, visto che la maggioranza dei cittadini portoghesi era cattolica. Il peso politico dei cattolici fin dai primi anni della repubblica era considerato relativo dai governanti, perché la maggior parte di essi era formata da persone appartenenti alle classi più umili che non avevano l’accesso al voto, privilegio concesso solo a chi sapesse leggere e scrivere. Con l’entrata portoghese nel I conflitto mondiale tale situazione mutò. La loro partecipazione alle operazioni belliche e l’adesione di coloro che erano rimasti in patria ai vari scioperi che si susseguirono in quel periodo, fecero sì che il sostegno cattolico all’esecutivo divenisse determinante per ristabilire l’ordine. Se il primo atto verso la riappacificazione con il Vaticano fu la riapertura dei canali diplomatici, grazie all’opera del ministro degli esteri Egas Moniz che si recò in Spagna ad incontrare gli esponenti della Santa sede[58], il secondo fu la costituzione di una “Camera corporativa”, mezzo per giungere a quelle politiche sociali sempre teorizzate dai cattolici portoghesi fino a quell’epoca. La volontà di Sidónio di ricucire i rapporti con i cattolici sembrò confermata dall’idea di affidare il dicastero delle finanze a Salazar[59] che, seppur appena ventinovenne, già era docente ordinario di Scienze delle Finanze presso la Facoltà di Diritto dell’Università di Coimbra[60], ma soprattutto era un influente esponente del Centro cattolico portoghese. Il futuro dittatore in tale circostanza non partì per Lisbona per ricoprire tale incarico, ma ciò conferma quanto fosse già tenuto in considerazione da varie personalità politiche conservatrici e dalle gerarchie più alte dell’esercito lusitano. L’esperienza sidonista durò solamente un anno. In Partenza per Porto, Pais venne assassinato il 14 dicembre 1918 nella stazione di Rossio a Lisbona[61]. Con la sua morte perì anche il progetto costituzionale e con esso la riforma del Senato, visto il ritorno al potere del Partito democratico. Quella esperienza, però, sembrò dare vigore a quanti in Portogallo si opponevano ai governi del Pd, agognando uno Stato forte e nazionalista che regolasse gli aspetti fondamentali della vita dei cittadini[62]. In seguito alla prima guerra mondiale e durante il governo sidonista, lo stesso Salazar sentì l’esigenza di proporre per il suo paese nuove soluzioni politico-economiche, basate sulla forza e la stabilità di governo. Significativo, in questo senso, come già notato da Jorge Pais de Sousa[63], l’articolo che scrisse nel maggio del 1918 per il VI volume del Boletim da facultade de Dereito da Universidade de Coimbra intitolato: Alguns Aspectos da Crise da subsistência 1918 . In questo saggio Salazar spiegò come, in casi di emergenza quali la guerra, il Governo avrebbe dovuto avere un maggior controllo sui processi di produzione agricola ed industriale, sui salari e sulla distribuzione dei generi di prima necessità. In questo senso era necessaria una cooperazione tra il popolo e le istituzioni in uno spirito di solidarietà nazionale. Importante il richiamo ad un processo di autarchia alimentare che avrebbe dovuto svincolare il Portogallo dalla dipendenza dell’importazioni estere, soprattutto di grano e patate. Significativa, in ultima analisi, la previsione che lo Stato «avrebbe subito maggiormente la guerra, quando fosse iniziata la Pace»[64]. Effettivamente, dopo la fine delle operazioni belliche, il Portogallo entrò in una crisi ancora più profonda, che lo condusse, circa otto anni dopo, alla dittatura militare. Con l’ascesa al potere di Salazar nel 1928, quello scritto divenne la base delle politiche socio-economiche lusitane che videro, nel corporativismo di Stato, il proprio cardine, secondo l’insegnamento di un’altra nazione nella quale nel 1922 si era insediato un governo dittatoriale: l’Italia fascista.
Note
[1] G. Santomassimo, La terza via fascista. Il mito del corporativismo, Carocci, Roma 2006, p. 185.
[2] Entrambi ritengono che l’origine del Corporativismo dell’Estado Novo vada cercata nel movimento cattolico ed in quello monarchico.
[3] A. Malheiro da Silva, Note sulla Prima repubblica (1910-26) e sulla genesi dello Stato corporativo in Portogallo, in M. Pasetti (ed.), Progetti corporativi tra le due guerre mondiali, Roma,Carocci, 2006, p. 36.
[4] Non c’è da stupirsi visto che fino al 1910 l’Università di Coimbra fu l’unica Università portoghese. A. Costa Pinto, Os Camisas Azuis. Ideologia, Elites e Movimentos Fascistas em Portugal 1914-1945, Estampa, Lisboa 1994. pp. 25-26. Trad. Italiano: A. Costa Pinto, Fascismo e Nazionalsindacalismo in Portogallo: 1914-1945, Roma, Pellicani, 2001.
[5] Dall’abolizione delle corporazioni numerose furono le opere di docenti della Facoltà di Diritto di Coimbra, che teorizzarono la necessità di un ritorno al sistema corporativo medievale. P. Soares Martinez, Manual de Direito Corporativo, Lisboa, 1971, pp. 103-106.
[6] A. Malheiro da Silva, Sidónio e Sidonismo, vol. I, Coimbra, Impresa da Universidade de Coimbra, 2006, p. 37.
[7] L. Reis Torgal, Tradicionalismo absolutista e contrarivolucionario e o movimento católico, in J. Mattoso, História de Portugal, vol. 5, coordenação de L. Reis Torgal e J. Roque, O liberalismo, Lisboa, Estampa, 1994, pp. 227-252.
[8] Direttore del Correio Nacional fino al 1901 fu Quirino Avelino de Jesus, che tra il 1932 ed il 1933 fu uno dei redattori della Costituzione corporativa dell’Estado Novo.
[9] A. Carvalho da Silva, O Partido nacionalista no contexto do nacionalismo católico (1901-1910), Lisboa,Colibri, 1996, p. 36; J. Mattoso, História de Portugal, vol. 6, coordenação de Rui Ramos, A Segunda Fundação, Lisboa, Estampa, 1994, pp. 256-257.
[10] Ivi, pp. 221-251.
[11] Ivi, pp. 291-321.
[12] Ivi. pp. 378-394.
[13] Ivi. pp. 475-486.
[14] Il Circolo cattolico operaio di Oporto disponeva anche di un proprio quotidiano che si chiamava O Grito do Povo. Braga da Cruz, As Origens da Democrazia Cristã e o Salazarismo, cit., p.124.
[15]Ivi, pp. 123-153; J. F. de Almeida Policarpo, O pensamento social do grupo católico de “A Palavra” (1872-1913), Lisboa, Instituto Nacional de Investigação Científica, 1992, pp. 98-103. M. I. Rezola, O Sindacalismo Católico no Estado Novo 1931-1948, Lisboa, Estampa, 1999, pp. 28-30.
[16] J. Manzó in «Estudos Sociaes», gennaio 1906, pp. 20-31. Da notare la somiglianza del giudizio di Manzó rispetto ai Centri cattolici operai con i giudizi che si diedero a posteriori del corporativismo fascista.
[17] Il governo guidato da Hintze Ribeiro decretò che gli statuti degli istituti religiosi dovessero richiedere una approvazione ufficiale da parte del Governo e proibì il regime di clausura, di noviziato e i voti.
[18] I Centri nazionali erano movimenti che traevano diretta ispirazione dal Partito cattolico belga e da quello tedesco. D. P. M. de Albuquerque, Os Centros Nacionaes, Braga, Impresa Henriquina, Ribeiro Braga, 1902, pp. 183-190.
[19] Braga da Cruz, As Origens da Democrazia Cristã e o Salazarismo, cit., p. 148; J. V. Serrão, Historia de Portugal, vol. X, Lisboa, Verbo, 1995, pp. 432-435.
[20] Ivi, p. 43. Archivio Segreto del Vaticano, Sacra congregazione degli affari ecclesistici straordinari, Portogallo 1901-1902, posizione 516, fascicoli 332-333.
[21] Art. 12 del Programma nazionalista in Braga da Cruz, As Origens da Democrazia Cristã e o Salazarismo, cit.,p. 412.
[22] Pochi gli eletti durante le varie tornate politiche ed amministrative tenutesi tra il 1904 ed il 1910. A. Carvalho da Silva, O Partido nacionalista no contexto do nacionalismo católico (1901-1910), cit., pp. 107-103.
[23] J. V. Serrão afferma: «Coimbra soffrì gli effetti delle passioni politiche scatenatesi dopo il 5 ottobre 1910». J. V. Serrão, História de Portugal, vol. XII, Lisboa, Verbo, 1993, p. 320.
[24] Ivi, pp. 81, 185.
[25] AA.VV, O C.A.D.C de Coimbra e a Democracia Cristã e os inícios do Estado Novo, Coimbra, Faculdade de Letras de Coimbra, 1993, p. 9.
[26] Braga da Cruz, As Origens da Democrazia Cristã e o Salazarismo, cit., p. 154.
[27] Ivi, p. 160.
[28] Padre Guimarães Dias, «Estudos Sociaes», maggio 1906, pp. 233-240.
[29] Braga da Cruz, As Origens da Democrazia Cristã e o Salazarismo, cit., p. 165.
[30] Fino al quel momento le corporazioni medioevali erano comunque il modello a cui guardare.
[31] Programma della Cadc, «Estudos Sociaes», agosto-settembre 1910, p. 227.
[32] Gomes dos Santos, «Estudos Sociaes», gennaio 1909, p. 72.
[33] Dall’Italia giungevano a Coimbra l’Osservatore Romano e La Civiltà Cattolica.
[34] «Estudos Sociaes», giugno 1905, pp. 257-262.
[35] E. Weber, l’Action Française, Stanford, Stock, 1962, p. 532. La conoscenza del francese da parte delle classi colte portoghesi, determinò che nello Stato lusitano circolassero opere di autori d’oltralpe in lingua originale senza necessità di traduzione.
[36] C. Vallauri, Le radici del corporativismo, Roma, Bulzoni, 1971, pp. 19-20.
[37] E. Nolte, I tre volti del fascismo, Milano, Sugar, 1966, p. 101.
[38] Nogueira, Salazar. A Mocidade e os Princípios (1889-1928), cit., p. 206. È paradossale che Noguira aggiunga che rispetto alla sua fede monarchica Salazar «non fece alcuna affermazione pubblica, scritta o verbale».
[39]Leone XXIII, enciclica Immortale Dei, pagina web: http://www.Vatican.Va/holy_father/leo_xiii/ encyclicals/documents/hf_lxiii_enc_01111885_immortale-dei_it.html
[40]Bisogna sottolineare che se la Costituzione corporativa portoghese costituì per molti cattolici, monarchici e repubblicani un punto d’accordo, per altri fu il pretesto per passare all’opposizione come: per padre Abel Varzim, per il repubblicano Cunha Leal o per i monarchici Hipolito Reposo e Rolão Preto.
[41] A. O. Salazar, Discursos 1928-1934, Coimbra editora, Coimbra 1935, pp. 159-182; António Ferro, Notas a margem do discurso de 23 Novembro, in Rosas, Entrevistas de Antonio Ferro a Salazar, cit., pp. 13-27.
[42] R. Ramos, A Segunda fundação, cit., pp. 458-460.
[43] Rolão Preto nel 1932 fu il fondatore del Partito nazional-sindacalista, un movimento direttamente ispirato dalle esperienze nazista e fascista, presto messo fuorilegge dal regime di Salazar. A tale riguardo leggasi: A. Costa Pinto, Os Camisas Azuis, cit.
[44] H. Raposo, Dois Nacionalismos, l’Action Française e o Integralismo Lusitano, Lisboa, Ferin, 1929, p. 37.
[45] M. Braga da Cruz, Monárquicos e republicanos no Estado Novo, cit., pp. 15-16.
[46] Weber, l’Action française, cit., pp. 531-532.
[47] A. Sardinha, A prol do Comum. Doutrina&Historia, Lisboa,Ferin, 1934, p. 238.
[48] Ivi, p. 95.
[49] P. Teotonio Pereira, Memorias, vol. I, Lisboa, Verbo, 1972, p. 128.
[50] Bisogna sottolineare che gli integralisti appoggiarono Sidónio perchè speravano che gli effetti dell’autoritarismo dittatoriale portassero alla restaurazione monarchica.
[51] António Sardinha era nato nel 1887, António Salazar nel 1889, mentre Sidónio Pais era nato nel 1872, Egas Moniz nel 1874.
[52] Malheiro da Silva, Sidónio e Sidonismo, cit., p. 492.
[53] Malheiro da Silva, Note sulla Prima repubblica (1910-26) e sulla genesi dello Stato corporativo, cit., p. 41.
[54]Malheiro da Silva, Sidónio e Sidonismo, cit., p. 493.
[55] Nogueira, Salazar. A Mocidade e os Princípios (1889-1928), cit., pp. 188.
[56] Ramos, A Segunda fundação, cit., pp. 520-523.
[57] Il Partito democratico guidava il paese dall’instaurazione della Repubblica.
[58] E. Moniz, Um ano de Política, Lisboa,Companhia Americana, 1919.
[59] Sembra che Sidónio avesse pensato a lui pochi giorni prima di morire, quando era in atto un rimodellamento ministeriale, che doveva concludersi con la sostituzione del Ministro delle finanze Xavier Esteves. Nogueira, Salazar. A Mocidade e os Princípios (1889-1928), cit., pp. 198-199.
[60] Ivi, p. 190. Salazar divenne professore ordinario per decreto ministeriale il 18 Aprile 1918.
[61] Malheiro da Silva, Sidónio e Sidonismo, cit., pp. 550-580.
[62] Negli anni venti Luís de Magalhães scrisse che Sidónio fu un precursore di Mussolini e Primo de Rivera. L. de Magalhães, Perante o tribunal e a nação. A Monarquia do norte e o julgamento da junta governativa do reino, Coimbra editora, Coimbra 1925, p. 14.
[63] J. Pais de Sousa, La prima guerra mondiale e le origini dell’Estado Novo, in Pasetti, Progetti corporativi tra le due guerre mondiali, cit., p. 61.
[64] Alguns Aspectos da Crise da subsistência 1918 in A. O. Salazar, Inéditos e dispersos II Estudos Econónomicos e Financiarios (1916-1928), vol. I, Lisboa, Bertrand, 1998, pp. 321-389. Significativo in questo scritto l’elogio dell’economia di guerra tedesca, presa come punto di riferimento.