Coltura, manifattura e civiltà materiale
L’importazione dei coloni slavi nella provincia veneta non comportò solamente l’aumento della popolazione e della manodopera. Essa coincise anche con la diffusione di pratiche e tradizioni
relative alle attività economiche e produttive, attitudini culturali proprie di una o più civiltà materiali. Come la pastorizia, tipica della “Morlacchia istriana”, che certamente causò conflitti
per lo sfruttamento delle terre e che probabilmente finì per trasformare in deserte e acquitrinose molte delle terre, inizialmente fertili, interessate dal fenomeno.
Nel 1762 il podestà Lorenzo Gritti proponeva al senato una rapida rassegna dei principali prodotti naturali della regione: olio, sale, vino, pesce fresco e pesce salato, seta, legna, miele,
carbone e cera. Scarsi i cereali (Relazione del Podestà e Capitano di Capodistria Vincenzo Gritti, 1762, AMSI, 10 (1895), 106). Povera e semplice la manifattura e pre-moderna
l’agricoltura, basata soprattutto su quanto offriva il territorio in maniera quasi naturale. Nessuna coltura intensiva, ma produzioni antiche e tradizionali, fatta eccezione per il gelso, che
però garantiva entrate trascurabili. Ne Gli Slavi, dello storico F.C. Conte, carbone, cera, miele, pesce e legna vengono indicati come prodotti tipici dell’Europa Orientale, unitamente a
pelli e pellicce, variamente preparate e conciate (F.C. Conte, Gli Slavi. Le Civiltà dell’Europa Centrale e Orientale, Torino, Einaudi, 1986, 125-136). In quale misura l’immigrazione
abbia finito per influenzare la civiltà materiale dell’Istria, la produzione economica, le manifatture, le colture e le pratiche della vita agricola e quotidiana sarebbe materia da approfondire e
che potrebbe portare un po’di luce sulla natura delle relazioni tra mondo slavo e mondo latino e sul livello e sulle modalità di integrazione possibili nel contesto istriano del Cinque, Sei e
Settecento.
Numerose testimonianze relative alle caratteristiche osservate nella minoranza slava presente in Istria in età moderna e considerate peculiari e specifiche da parte degli osservatori, possono essere trovate nelle relazioni dei rettori veneti che amministravano il territorio in vece della Repubblica.