NEP
NEP sta per Novaja Economiceskaja Politica (Nuova Politica Economica). Nelle intenzioni dei promotori, la NEP avrebbe dovuto soddisfare le esigenze della popolazione, in particolar modo
dei contadini, dopo le privazioni del periodo della guerra civile in cui si era praticata una politica economica fondata sul fortissimo controllo centralizzato, il razionamento e, in molti casi,
la distribuzione non monetaria dei beni. La NEP, con la restaurazione della piccola proprietà e delle relazioni commerciali avrebbe dovuto conferire nuovo vigore all’economia, oltre che
rinsaldare il consenso del partito presso i contadini, tradizionalmente quantomeno diffidenti, nella grande maggioranza, nei confronti dei bolscevichi (ricordiamo che i contadini costituivano
ancora la grande maggioranza della popolazione). I risultati della NEP furono ambivalenti: secondo i dati forniti da N. Werth la produzione industriale nel ’27 superava del 18% quella del ’13;
ma, ad esempio, nell’agricoltura, la produzione di cereali rimaneva inferiore al 10% rispetto a prima della guerra. Cfr. N. Werth, Storia della Russia nel Novecento, Bologna, il Mulino,
2000, (ed. orig. Parigi 1992), 222. In generale, la NEP consentì al paese di ricostituire la sua economia, ma non riuscì ad avviare rapidamente l’industrializzazione.
Per un quadro generale sulla NEP, cfr. Nove, Storia economica dell’Unione Sovietica cit., 90-152. Un quadro assai interessante dei differenti modelli economici seguiti dal potere
sovietico a partire dalla rivoluzione sino ai primi anni ’20 si trova in L. Szamuely, Primi modelli di economa socialista, Napoli, Liguori, 1979 (ed. orig. Budapest 1974), 115-61. Vedi anche A.
Erlich, Il dibattito sovietico sull’industrializzazione, Bari, Laterza, 1969 (ed. orig. Cambridge Mass. 1960).