Storicamente. Laboratorio di storia
Unione accademica nazionale

L’ingerenza governativa di epoca fascista invalidò il principio, a cui si era rispettosamente attenuto lo Stato liberale, del carattere di libera associazione e dell’istituto della auto-organizzazione.
Il rdl 21.09.1933, n. 1333 (Provvedimenti per le Accademie, gli Istituti e le Associazioni di scienze, lettere ed arti) e il rdl 26.09.1935, n. 1803 (Norme per le nomine dei presidi e dei vice-presidi delle Accademie, degli Istituti e delle Associazioni di scienze, lettere ed arti) estesero a questo settore l’obbligo di giuramento e la nomina dall’alto dei direttivi. Le maggiori accademie (quelle che aderivano all’Unione Accademica Nazionale) diventarono così enti pubblici. Salve certe eccezioni normative riguardanti l’Accademia dei Lincei, il principio dell’elettività dei corpi fu reintrodotto nel 1944. Nel 1948 fu ripristinata l’UAN (ed esteso il numero degli istituti facenti parte), e riordinato il sistema di finanziamenti. Dal 1974 questo particolare gruppo di istituzioni, con le gerarchie e distinzioni interne affermatesi nell’arco di quasi due secoli, è passato sotto la vigilanza del Ministero dei Beni Culturali.

(Cfr. M. Stipo, Accademie cit., e A. Nova, Accademia, in Digesto delle discipline pubblicistiche, Torino, Utet, 1987, I, s.v.; G. Turi, Le accademie: un esempio di uniformazione graduale, in Lo Stato educatore. Politica e intellettuali nell’Italia fascista, Roma-Bari, Laterza, 2002)

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