Storicamente. Laboratorio di storia
Relazione inviata dal capo della provincia di Forlì alla Direzione generale dei Servizi di guerra il 28 agosto 1944

(Archivio centrale dello Stato, ministero dell’Interno, Direzione generale dei servizi di guerra, b. 6, f. s.num.)

Ministero dell’Interno
Direzione Generale Servizi di Guerra Sede Nord

Evacuazione di territori

Fascia Costiera
Nel decorso Dicembre 1943 il Comando Germanico, prevedendo qualche minaccia nemica dal Mare Adriatico, aveva ordinato la compilazione di un piano di sgombro [sic] della fascia costiera, per una lunghezza di circa 50 Km. ed una profondità di 10, comprendente una popolazione di circa 150.000 abitanti.
In seguito al mutato corso degli eventi tale piano ha avuto però soltanto parziale esecuzione, essendosi limitato all’intera città di Rimini, barbaramente mutilata, ad alcune zone di Cesenatico, Bellaria e Riccione, cui si è ora aggiunta la città di Cattolica, con grave danno della sua struttura economica e conseguente cessazione di ogni attività lavorativa, ragione per cui l’amministrazione Comunale invoca la urgente concessione di sussidi straordinari ai sinistrati ed ai bisognosi, anche se rimasti nel territorio Comunale.

Fascia montana
Essendosi ora profilata la minaccia nemica dalla parte montana, anteriormente non prevedibile, il Comando Germanico ha predisposto nuovi piani di evacuazione in questo settore, che però subiscono via via mutamenti ad opera dei Comandi locali, in relazione al corso degli avvenimenti bellici. Tali piani sono già da circa un mese in attuazione, attraverso le vallate del Conca, Marecchia, Savio, Ronco, Rabbi e Montone, lungo le quali sono state istituite 17 tappe, munite di conforto modesto, che sboccano in tre posti di raccolta finale degli evacuati, dove viene fornita una più completa assistenza alimentare con alloggi o somministrazione di paglia, la cui spesa complessiva presunta di 2.000.000 dovrà essere assunta dallo Stato.

Evacuazione
Tra le popolazioni evacuate ed in corso di evacuazione per ordine dei vari Comandi Germanici figurano già alcune migliaia di persone dei Comuni di Montegridolfo, Pieve S. Stefano, S. Godenzo, Vicchio ed alcune zone di S. Sofia, Premilcuore e S. Benedetto, e si prevede, con grande allarme dalle popolazioni interessate, che tra breve tale ordine di evacuazione verrà esteso anche ai centri abitati di Premilcuore, S. Benedetto e Portico.
Da tali tre posti di raccolta finale (Villanova di Forlì - Diegaro di Cesena - Gatteo), dove gli evacuati sono in parte già giunti, prevalentemente con mezzi di trasporto Germanici o di fortuna, alcune migliaia sono già affluiti nella limitrofa provincia di Ravenna, al posto prestabilito di Filetto, che è una modesta ed inospitale borgata rurale priva di ogni conforto materiale, donde poi vengono fatti proseguire per il successivo posto prestabilito di Medicina, in provincia di Bologna.
In questi giorni è però giunta comunicazione che, a cagione dei danni recati dall’aviazione nemica ai ponti del Po, il posto di Medicina e conseguentemente quello di Filetto non potranno più ricevere gli evacuati, i quali verranno invece inoltrati per la via Polesella, con una media giornaliera non superiore però a 120 persone.
La stasi attuale della sede di Filetto, priva di ogni attrezzatura e rigurgitante di evacuati che non trovano via di uscita, e la crescente crisi dei trasporti, determinata dalle larghe requisizioni operate dai Comandi Germanici, dalle distruzioni eseguite dall’aviazione nemica e dalla scarsità dei carburanti, ha prodotto inevitabilmente una forte congestione nei tre posti di raccolta finale suindicati, dove attualmente sono condensati circa 3.000 evacuati, mentre numerosissimi altri vengono già segnalati in arrivo.
Essi sono poi tutti letteralmente privi di indumenti, per la fornitura dei quali occorrono quindi fondi, stoffe e telerie.

Situazione
Lo Stato Generale degli evacuati, in cui predominano donne, vecchi e bambini, in conseguenza dell’avvenuto prelevamento degli uomini validi alle armi ed al lavoro, è quanto mai disagiato e pietoso.
Trattasi di masse considerevoli, munite soltanto di un piccolo fardello, che dietro ordini dei Comandi Germanici comunicati per mezzo di avvisi pubblici od anche verbalmente, con un semplice preavviso normale di sole due ore, sono forzatamente costrette al doloroso esodo, lasciando dietro di loro la propria terra, le masserizie, gli indumenti personali ed i raccolti, che giunte ai posti di raccolta pongono viva resistenza all’ulteriore marcia verso il Nord, ossessionate dal calvario subito, dall’incertezza del loro destino, dalle privazioni e dalla lontananza delle loro terre e dei loro cari, e tra esse sono anche sinistrati e sfollati, privi di tutto, che hanno già dovuto trasmigrare ripetutamente di luogo in luogo.
Ma purtroppo le condizioni generali di questa Provincia, che è già in fase di sfollamento e che rigurgita di sfollati, evacuati, profughi, sgombrati costieri e sinistrati (tra cui 60.000 Riminesi) non consentono una ulteriore capacità ricettiva, essendo lo scarso spazio disponibile stato ulteriormente intaccato dalle vaste requisizioni operate dai Comandi Tedeschi e dalle continue devastazioni dell’aviazione nemica.

Considerazioni
Ad attenuare tale gravissimo stato di disagio, reso ancor più duro dalla paralisi quasi completa dei servizi postali, telegrafici e di trasporto, e dalla requisizione di quelli telefonici, sarebbe opportuno che i Comandi Germanici, compatibilmente con le superiori esigenze belliche, compenetrandosi maggiormente di tali conseguenze, riducessero allo stretto limite indispensabile tali evacuazioni, specialmente nei territori non immediatamente adiacenti alle zone di operazioni, concedendo possibilmente un congruo preavviso di almeno 24 ore, che possa consentire alle popolazioni di mettere in salvo le cose di principale necessità e di sistemarsi nei territori vicini, decongestionando in tale modo anche i gravosi problemi della alimentazione e dei trasporti.
Compatibilmente sempre con le superiori necessità belliche, sarebbe anche opportuno, se possibile, che le varie iniziative dei Comandi locali in materia di evacuazioni, che si ritengono talora collegate a criteri e vedute strettamente personali, venissero vagliate da un unico c.s., che dovrebbe poi eseguire tempestivamente le occorrenti segnalazioni alla Prefettura, pei conseguenti provvedimenti da adottare.
Un’ultima questione che vivamente preoccupa gli ambienti agrari ed economici è il continuo esodo di macchinari e materiali verso il Nord, e specialmente dell’ingente patrimonio zootecnico da produzione e da lavoro che quotidianamente viene requisito e sottratto all’agricoltura, la scomparsa del quale avrà naturalmente gravi ripercussioni sulla successiva produzione agricola e sul problema dell’alimentazione umana.
Se le necessità belliche impongono lo sgombro anche del bestiame, gli agricoltori, che si lamentano spesso anche del mancato risarcimento del danno o del mancato rilascio del foglio relativo di requisizione, opinano che sarebbe opportuno, anche per esso, un congruo preavviso di evacuazione, tale da consentire il relativo ricovero tempestivo nei territori vicini o la relativa consegna alla Zootecnia per le necessità interne di produzione ed alimentazione. In Tali linee generali si concreta la delicatissima situazione attuale dei servizi di sfollamento ed evacuazione in questa provincia tormentata, la quale, rassegnata con animo virile agli ulteriori ardui cimenti, dà intanto una superba prova di uno spirito di sacrificio e di patriottismo, che è all’altezza degli eventi maturandi in questa ora decisiva dei nostri destini nazionali.

Forlì, 28 agosto 1944 XXII
Il Capo della Provincia