Articolo apparso sul “Corriere Padano” venerdì 27 novembre 1942
(Archivio di Stato di Forlì, Archivio di Gabinetto di Prefettura, b. 391, fasc. 114)
Dopo i bombardamenti di Genova, Torino e Milano
Gli alberghi di Rimini
si riaprono per accogliere gli sfollati
(Da un nostro inviato)
Rimini, 26 novembre
Da qualche settimana - da quando la barbarie del nemico si è sfogata su Genova, Torino, Milano prendendo volutamente di mira proprio quei settori urbani dove sarebbe assurdo ricercare un
obiettivo bellico e nei quali per contro sono adunate così numerose le testimonianze della nostra antica civiltà, maestra del mondo - è cominciato l’esodo ordinato dei vecchi, delle donne, dei
bambini dalle città bombardate verso i centri minori e le zone periferiche più tranquille.
Arrivi ad ogni treno
Anche nei centri piccoli e grossi della nostra regione sono giunti e continueranno a giungere gruppi di sfollati, accolti ovunque da commoventi gesti di generosa e operante solidarietà; più
intenso tuttavia, come era logico e giusto, è stato l’afflusso in quelle località che, per la loro particolare attrezzatura, hanno la possibilità di ospitare una più larga corrente di sfollati.
Così è - ad esempio - per tutti i centri della riviera romagnola; per la città di Rimini soprattutto. Ed è di Rimini che intendiamo appunto parlare sotto questo particolarissimo aspetto, perché
le iniziative che vi sono nate a favore delle innocenti vittime della barbarie inglese, la prontezza con la quale autorità e cittadini hanno fatto fronte alle esigenze più immediate, la larghezza
e la saggia previdenza con le quali sono stati risolti - o avviati a soluzione - i non semplici problemi sorti per l’improvviso sopraggiungere di migliaia di vecchi, di donne, di bambini che
dalla rovina della loro casa spesso non sono riusciti a portare in salvo che un ben misero fardello, sono senza dubbio un esempio degno di essere citato, costituiscono un’altra prova - se ce ne
fosse bisogno - della profonda solidarietà che stringe oggi tutti gli italiani attorno ai fratelli più duramente colpiti dal turbine della guerra. I bombardamenti delle popolazioni inermi hanno
fatto ancora più salda la compattezza del popolo italiano: ecco un risultato che certo l’alto comando inglese non ha previsto, nella sua cieca stupidità, ordinando le vili incursioni su Genova,
Torino e Milano. Ci siamo trovati alla stazione di Rimini nei giorni scorsi, all’arrivo di uno dei treni provenienti dal Settentrione ed abbiamo avuto una prova immediata e commovente della
sollecitudine con la quale gli sfollati sono accolti nella bella città adriatica. Da ogni treno scendono nuovi ospiti in gruppi non numerosi ma compatti, perché nelle lunghe ore del viaggio la
sciagura comune ha affratellato e fuso come in un’unica famiglia i piccoli nuclei. Che siano “sfollati” ognuno lo capisce, non perché abbiano impressa in volto la maschera del dolore - come
qualche malinconico potrebbe pensare - perché la fierezza della nostra gente e la coscienza di soffrire per il trionfo di una giusta causa impedirebbe loro comunque di palesare la tristezza
dell’animo: a tradirli è soltanto l’impacciata incertezza propria di chi, non assuefatto a viaggiare, giunge in una città nuova e ancora non sa dove troverà un letto per la notte; e poi li rivela
il cumulo eterogeneo delle valigie, dei pacchi, degli involti mal incartati e mal legati dai quali fa capolino talvolta la punta di uno stivaletto o il pizzo d’una cuffia, testimonianza di una
improvvisa partenza. E infine, se ancora restasse un dubbio, li denuncia il numero dei bimbi, che formano il grosso della compagine: occhi innocenti che sembrano più grandi per lo stupore
dell’avventuroso viaggio, nei quali forse trema ancora l’angoscia d’una tragica visione. Ecco, ora sono giunti al termine del loro viaggio. Gli uomini validi, le donne che negli uffici e negli
opifici portano il loro contributo allo sforzo immane della Patria in guerra, quelli insomma che saprebbero cavarsela, sono rimasti nella loro città. I più tra quelli che sfollano non hanno un
indirizzo preciso, neppure un programma. Che faranno? A chi si rivolgeranno? Come potranno assolvere immediatamente e convenientemente il più urgente dei problemi che li assilla? E Rimini non
attende che vi vada bussare per aprire le porte della sua generosa ospitalità. Rimini sa che ad ogni treno giungerà un nuovo nucleo di sfollati - dieci o trecento - e ad ogni treno manda loro
incontro i suoi ambasciatori perché si abbia cura dei fratelli colpiti, sin dal primo istante. L’ultimo involto non è ancora stato scaricato sulla banchina che già gli incaricati del Comune, le
donne fasciste, le studentesse del G.U.F. sanno quanti sono pressapoco [sic] i nuovi arrivati, conoscono le possibilità di ognuno, stabiliscono dove devono essere avviati i non abbienti per
essere alloggiati e nutriti a spese dell’E.C.A. In Piazza Battisti, esternamente alla stazione attendono i grandi filobus che li trasporteranno direttamente alla loro nuova casa.
Rimini ha aperto in questi giorni i suoi grandi e piccoli alberghi e le sue pensioni: negli atrii e nelle sale una tempo affollati solo durante i mesi estivi si alza oggi il pacato conversare
delle donne e dei vecchi, il vivace tramestio dei bimbi, di moltissimi bimbi. Sono liguri, piemontesi, lombardi. Non è stato semplice organizzare una conveniente sistemazione per tutti, ma con la
buona volontà si è giunti, nel migliore dei modi, e ne vada lode soprattutto al commissario prefettizio, avv. Bianchini, le cui coraggiosa iniziative hanno trovato l’assenso e l’aiuto
dell’Azienda di soggiorno, del Fascio riminese, dell’e.c.a., del Gruppo alberghi e turismo.
Per i non abbienti
Era inevitabile infatti che le operazioni per lo sfollamento, sia pure volontario, dei grandi centri colpiti, rivelasse al lato pratico qualche manchevolezza. Nel caso nostro Rimini si è trovata,
ad esempio, a dover sistemare senza alcun preavviso alcune migliaia di sfollati giunti improvvisamente in città. Si è dovuto innanzi tutto provvedere a creare una speciale anagrafe degli
sfollati, soprattutto allo scopo di disciplinare il rilascio delle carte annonarie sostitutive. Contemporaneamente sono state prese le misure necessarie per assicurare l’alloggio ai nuovi ospiti.
Sono stati così impegnati sin dai primi giorni 2500 letti negli alberghi e nelle pensioni ed è stato compilato l’elenco degli alloggi disponibili in case private: questi alloggi sono stati via
via occupati da famiglie in prevalenza, per ora, abbienti. Man mano che giungono sfollati, il Comune di Rimini dispone d’ufficio la riapertura degli alberghi e pensioni stagionali, col seguente
criterio: negli alberghi e nelle pensioni delle minori categorie, sono indirizzati gli sfollati indigenti al cui mantenimento dovrà provvedere lo Stato, e coloro che, pur potendo pagare in
proprio, dispongono di pochi mezzi; negli alberghi e pensioni delle maggiori categorie sono avviate invece le famiglie abbienti, salvo indirizzarvi anche gli sfollati indigenti qualora gli
esercizi più modesti si appalesassero insufficienti. Il Comune, tramite l’Azienda di soggiorno, agevola inoltre gli sfollati, sulla base dei propri elenchi, a trovarsi l’alloggio conveniente
secondo le condizioni economiche di ciascuno. In caso di rifiuto a concedere l’alloggio in affitto o di richieste di canoni locativi eccessivi, il Comune procede coattivamente e propone in questi
casi provvedimenti di rigore a carico dei proprietari che si rifiutano o si dimostrano esosi: provvedimenti che dovrebbero concretarsi, salvo l’azione penale, in misure di polizia. Ma sono casi
sporadici: si potrebbero contare, anzi, sulle dita di una mano.
Il problema più importante è senza dubbio quello che si riferisce agli sfollati indigenti. Per essi il Comune ha dato alla Direzione servizi turistici dell’Agenzia di soggiorno - alle cui cure è
affidato il servizio degli alloggi e delle pensioni - le seguenti chiarissime disposizioni: indirizzare i non abbienti alle pensioni o alberghi a ciò designati per nuclei familiari e,
possibilmente, con il criterio della riunione delle famiglie aventi la stessa provenienza, sino alla capienza massima di ogni esercizio; disporre che sia osservata la lista dietetica già
predisposta e identica a quella già adottata per le colonie marine estive; vigilare la osservanza della lista e, per gli alberghi ospitanti gli sfollati abbienti, disciplinare i prezzi secondo le
norme vigenti; intervenire nei casi di contestazione.
I conduttori di alberghi e pensioni sono stati invitati a predisporre l’impianto di stufe per riscaldamento almeno nella sala da pranzo e di soggiorno e sono stati consigliati a valersi, almeno
per servizi di camera, dell’opera degli stessi sfollati di categoria povera alloggiati a spese dello Stato. Per il riscaldamento negli alloggi privati, invece, si è lasciato di regola che le
parti prendano accordi diretti. I primi nuclei di sfollati indigenti sono stati sistemati nei quartieri urbani; successivamente, a seconda del numero e delle circostanze, sulla scorta
dell’esperienza pratica localmente acquisita, saranno avviati anche nelle frazioni di Viserba e Bellaria.
Né qui si esaurisce l’assistenza agli sfollati; ai non abbienti alloggiati in case private, ed a quelli che, da un’indagine portata rapidamente a termine senza inutili impacci burocratici,
risultino momentaneamente sprovvisti di mezzi, è corrisposto un sussidio giornaliero nella misura vigente per le famiglie dei richiamati, sussidio che è anticipato dall’E.C.A. su ordine del
Comune. Inoltre assolutamente gratuita è l’assistenza medico-chirurgica e farmaceutica. Per i ricoveri ospitalieri è stato ammesso senz’altro il principio del domicilio di soccorso.
Il blocco delle coperte
Il Comune di Rimini non poteva fare logicamente di più, né con maggiore prontezza, a beneficio di quanti - ricchi o poveri - chiedono alla città adriatica un più sicuro asilo. Ma altri problemi
dovranno essere risolti con il concorso della Provincia e dello Stato. Di più evidente urgenza sono quelli relativi al riscaldamento e alla provvista di coperte di lana: è noto infatti che la
maggior parte degli alloggi di Rimini (alberghi, pensioni, appartamenti d’affitto) sono attrezzati unicamente per la stagione estiva: oggi per la prima volta essi sono destinati ad accogliere,
proprio nei mesi più crudi, una folla considerevole di ospiti tra i quali sono particolarmente numerosi i vecchi e i bambini. Il Commissario Prefettizio di Rimini ha emanato anche a questo
riguardo i più opportuni provvedimenti ordinando il censimento e il blocco delle coperte di lana giacenti presso i negozianti all’ingrosso e al minuto e il blocco di un certo quantitativo di
stufe da cedersi ai conduttori d’alberghi e di pensioni e ai privati che alloggino sfollati. Anche qui, insomma, si è vicini ad una completa, pratica e sollecita soluzione. Per giungere a questi
risultati il Comune di Rimini ha dovuto naturalmente e necessariamente prendere iniziative che talvolta possono essere sembrate esorbitanti la sua competenza; talvolta ha dovuto accelerare i
tempi mettendo senza indugio in atto un provvedimento che avrebbe dovuto burocraticamente attendere il crisma di nuovi visti e di nuovi timbri. Ma le necessità erano gravi e urgenti. E non
viviamo noi nel clima fascista ch’è per definizione dinamico? Il Commissario prefettizio di Rimini si è coraggiosamente assunto queste responsabilità. Ma certamente gliene verrà lode e non
biasimo. Certamente il superiore crisma scenderà a suffragare tutti quei provvedimenti che l’urgenza del bisogno ha imposto e sui quali è già scesa, unanime e commovente, l’approvazione dei
buoni. Siamo scesi nel particolare più di quanto al principio ci eravamo proposto. Ma il particolare non guasta. Certo non è sufficiente a dimostrare quanto sia aperta, pronta, generosa l’opera
di solidarietà che la città di Rimini va svolgendo a beneficio di quanti sentono in questi giorni più grave il fardello della guerra. Solo chi ha visto può capire appieno. Perché a Rimini è
successo questo fatto: la burocrazia con i suoi tradizionali impacci e le sue inutili lentezze ha subito, finalmente, una famosa sconfitta.
Tommaso Besozzi