Act of Union
Nel 1801 Inghilterra, Irlanda, Scozia e Galles divennero un’entità legislativa politicamente unificata. Tuttavia ogni paese mantenne un alto grado di separazione che portò a forti differenze nello sviluppo di vari settori quali educazione, lingua, letteratura, religione e, soprattutto, nei livelli di prosperità economica ed urbanizzazione raggiunti. In modo particolare, per ciò che concerne l’Irlanda, la formazione del Regno Unito non ha significato né la creazione di una nuova più ampia identità nazionale né il raggiungimento di una vera e propria uniformità e integrazione economica. Se Inghilterra, Scozia e Galles rappresentavano un’entità geografica coesa, con il mare come confine nazionale, l’Irlanda era separata dal resto del Regno Unito dall’acqua, elemento simbolico di più profonde divisioni. La questione dello status dell’Irlanda (colonia o partner eguale?) rimaneva ambigua. Il nuovo sistema abolì il Parlamento irlandese e la rappresentanza dei collegi elettorali, opportunamente ridotti ad un centinaio, venne trasferita a Westminster.
La teoria economica alla base dell’Act of Union del 1800 rappresentava concretamente un’idea delle isole britanniche come singola unità economica e area commerciale, nonostante differenze dei livelli di debito pubblico mantennero le finanze separate fino al 1816. Tutti i dazi vennero aboliti ad eccezione di quelli sui cereali irlandesi verso la Gran Bretagna. Nella realtà però la trasformazione industriale che segnò il Regno Unito nel XIX secolo fu marcata da sensibili differenze economiche, non solo tra i diversi paesi ma anche interne all’interno delle stesse aree costituenti l’Unione.
Da: C. Kinealy, A Disunited Kingdom? England, Ireland, Scotland and Wales, 1800-1949, Cambridge, Cambridge University Press, 1999.