Storicamente. Laboratorio di storia
Forma e contenuto
Possiamo cogliere meglio questa particolare intuizione analizzando lo sviluppo dell’associazionismo popolare nel Var. Agulhon ricostruisce le origini delle forme di quelle aggregazioni, le cosiddette Chambrée, dimostrando che fanno parte di un processo di imitazione inter-sociale. Il modello di associazione borghese - il circolo - rappresenta il riferimento: «Le fonti relative all’esplosione dell’associazionismo coincidono con l’esistenza di un modello borghese, con la presenza di una condizione di sociabilità d’imitazione e infine con un apporto esterno di tipo nazionale» (La repubblica nel villaggio, 220). Tutto ciò ha delle importanti conseguenze, poiché il popolo non viene considerato come un gruppo isolato.

Ponendosi agli antipodi delle interpretazioni in chiave di isolamento sociale, Agulhon inscrive le classi ed i gruppi all’interno di un sistema di vasi comunicanti, ne documenta la comunicazione e la contiguità attraverso l’analisi dei loro processi imitativi. L’imitazione non è il segno di un comportamento passivo giacché nell’appropriazione della forma associativa (le confraternite per la massoneria, il salotto nobiliare per la borghesia, il circolo per le classi popolari) emerge la creatività del nuovo attore sociale che immette nella vecchia struttura funzioni e contenuti diversi (Malatesta, Il concetto di sociabilità nella storia politica italiana dell’800, 61-62).

È interessante sottolineare la funzione di contatto, tra popolo e borghesia, svolta dall’artigianato. Agulhon, parlando delle influenze intellettuali in Provenza, analizza come «dalla borghesia [si passi] all’artigianato (frazione del «popolo » ma non «ignorante», classe attiva, socievole che imitava la borghesia e giungeva talora ad amalgamarsi ad essa) e dall’artigianato [si arrivi] al popolo rude ed ignorante dei coltivatori» (La repubblica nel villaggio, 223). L’analisi rileva le componenti del cambiamento.

Nella sociabilità di Agulhon è rinvenibile in secondo luogo una teoria delle forme sociali. Nella sociabilità meridionale, borghese e popolare e in quella borghese analizzata nel Cercle le associazioni ubbidiscono ad una particolare legge dinamica. Tanto quelle più istituzionalizzate (come le logge massoniche e le confraternite), quanto quelle informali (come il circolo e la chambrée) si trasmettono l’una all’altra. Oggetto dell’eredità è la forma, ossia la modalità di associazione, che consente ad altre associazioni di sorgere ed occupare il vuoto lasciato dalle precedenti (Malatesta, Il concetto di sociabilità, 6).

Il contenuto di tale aggregazione può mutare anche radicalmente tra un passaggio e l’altro. Esso dipende da numerosi fattori, qualil’estrazione sociale, la cultura ed il grado di alfabetizzazione dei componenti delle varie associazioni. Per non parlare degli apporti che possono fluire da altri gruppi sociali.
Lo studio delle forme e dei contenuti delle azioni diventa un obiettivo fondamentale dell’analisi. Lo storico deve calarsi all’interno della comunità. Lo studio del folklore e delle tradizioni permette di raggiungere lo scopo. Agulhon si serve di queste discipline, mettendo in luce come le feste popolari, i carnevali e in generale i momenti in cui la comunità si può esprimere liberamente, siano i luoghi dove emergono comportamenti nuovi, contenuti che rivelano un primo segnale di cambiamento. Il tradizionalismo popolare non viene interpretato come un qualcosa di statico, al contrario esso è pieno di vigore e di energia.

Il paternalista del secolo XVIII o XIX che analizzava dall’alto le «vecchierie popolari» esaminava una cultura che gli rimaneva estranea : e non era armato di alcuno dei metodi rigorosi per lo studio sul terreno. E, ciò che è più grave, i folcloristi del secolo XIX si interessavano piuttosto alle forme e all’origine piuttosto che alla funzione, il che pone un limite serio al valore delle loro analisi.[…] Soltanto nel momento in cui la forma viene reinserita nel suo contesto se ne può estrarre il suo significato sociale, e le somiglianze o differenze di funzioni possono contribuire a una chiarificazione» (Thompson, Società patrizia e cultura plebea, 146-47).

Agulhon ricrea questo particolare contesto socio-culturale, in cui gli atteggiamenti ricreativi, le feste, i carnevali ed altri riti tradizionali (farandole, charivari, alberi della libertà) sono radicati nell’impianto culturale del popolo. Dimostra come durante i grandi sommovimenti sociali, ciò che cambia non sono questi riti - o per lo meno essi non mutano a livello formale, ma continuano a perpetrarsi in modo omogeneo. Ciò che cambia è il contenuto, la sostanza di quegli episodi: «In tutte queste forme di espressività […] la politica offre il quadro di circostanza e le finalità ed il folclore gli strumenti espressivi. Accadeva tuttavia che le circostanze fossero di natura puramente folcloristica e che la loro espressione assumesse ciononostante una coloritura politica» (La repubblica nel villaggio, 274).

Elemento che viene rilevato anche da Grendi, quando afferma che: «Il folclore appare dunque come una serie di forme di azione collettiva, un deposito di riti che assumono contenuti nuovi e diversi, allo stesso modo che il dato della sociabilità assume forme organizzative diverse» (La Provenza di Agulhon, 24). Aspetto torna anche in N. Zemon Davis (La règle à l’invers), ma soprattutto nello studio di Le Roy Ladurie sul carnevale di Romans, «On organisait donc des fête qui serait folklorique par la forme, et politique par le contenu» (Le Carnaval de Romans, 207).