Formarsi della classe
Questo metodo [nuovo di analizzare i fatti storici] ci consentirà di vedere la coscienza di classe non come l’imposizione delle idee dei teorici borghesi ad una classe lavoratrice intellettualmente inerte, ma come la conquista concettuale collettiva di migliaia di lavoratori che svilupparono o scoprirono tale coscienza in quanto metodo più soddisfacente di interpretare la loro esperienza inevitabilmente interpretata (Sewell, Lavoro e rivoluzione in Francia, 28).
Thompson si oppone alle interpretazioni che vedono la “classe” come un qualcosa di oggettivo e definibile in termini aritmetici, «[...] la classe [non] può essere ridotta, letteralmente ad una misura quantitativa: un certo numero di persone in questa o quella relazione con i mezzi di produzione [...]»; oppure che pretendono che essa derivi da una particolare struttura economica e, se a questo non corrisponde una determinata consapevolezza, interviene il partito o l’avanguardia a svelare la vera coscienza.
Il nascere della classe operaia è un fatto di storia politica e culturale oltre che economica. Essa non fu una generazione spontanea del sistema di fabbrica; né la fabbrica agì come forza estranea su un generico e indifferenziato materiale umano, trasformandolo, al termine del processo, in un nuovo tipo d’uomo (Rivoluzione industriale e classe operaia, I:194).
La classe non «[…] è istantaneamente presente (derivata come una proiezione geometrica ) e che solo di conseguenza le classi si scontrino» (Società patrizia e cultura plebea, 359). Essa viene vista come un qualcosa che si crea direttamente nelle lotte sociali, nell’esperienza che se ne trae e nella maniera di vivere in società. Diventa quindi difficile trarre regole rigide per il processo di formazione della coscienza di classe, poiché quest’ultima diventa tale modellandosi direttamente sulla realtà. La critica al concetto di classe verrà ripresa in tutti i filoni di ricerca che si rifaranno al linguistic turn.