"realismo tecnocratico"
Questo stile retorico si basa su due principi fondamentali. Da un lato, la giustificazione dell'impegno militare degli Stati Uniti dipende più da interessi materiali e geopolitici della nazione che non da grandi adesioni valoriali. Dall'altro, il realismo tecnocratico rifiuta le semplificazioni implicite nel moralismo religioso e si mostra esplicitamente consapevole della complessità dei problemi da risolvere: non esistono contrapposizioni ataviche sulla base delle quali schierarsi, così come non sono praticabili soluzioni immediate e di buon senso per situazioni complesse. Di conseguenza la figura del presidente perde alcune connotazioni profetiche e assume invece un carattere più pragmatico ed efficientista: la complessità dei problemi richiede informazioni accurate, teorie verificabili e un calcolo razionale che non si faccia influenzare da emozioni e principi irrinunciabili.
Soprattutto nelle situazioni di difficoltà, in cui la strategia degli Stati Uniti non sembrava produrre risultati immediati, Kennedy ricorreva al pragmatismo e faceva riferimento alla complessità insita nell'intrattenere relazioni con popoli di culture e tradizioni diverse: «We can't expect these countries to do every thing the way we want them to do. They have their own interest, their own personalities, their own tradition. We can't make everyone want to go in our image. In addition, we have ancient struggles between countries... We can't make the world over, but we can influence the world» [Da: D. Bostdorff, S. Goldzwig, Idealism and pragmatism in American foreign policy rhetoric: The case of John F. Kennedy and Vietnam , «Presidential Studies Quarterly»; 24 (1994)].