un'esagerata abbondanza di mezzi e materiali
«Il modo di combattere degli inglesi e degli americani in Normandia - scriveva la Deutsche Adria Zeitung - non ha più nulla a che fare con l'arte della guerra intesa in senso classico, [...], quanto piuttosto con il materiale e la tecnica: per questo è, nel suo atteggiamento fondamentale, spiccatamente materialistico. Allo stesso modo, considera la battaglia non quale continuazione dell'antico duello cavalleresco, com'era consueto in precedenza fra i popoli europei, ma conosce e persegue da anni l'unico obbiettivo di conseguire la supremazia materiale, e con questa supremazia distruggere ed annientare più che combattere»[1].
Queste argomentazioni della propaganda nazista avrebbero potuto facilmente suonare in contraddizione con la ricorrente esaltazione della qualità e quantità della produzione bellica tedesca. I propagandisti nazisti aggirarono abilmente il pericolo di una palese incoerenza: alla pari degli Alleati, anche i tedeschi disponevano di un possente arsenale e di un sistema produttivo bellico all'avanguardia, ma, spiegava ad esempio la Deutsche Adria Zeitung , l'attenzione tedesca alla produzione delle armi era dovuta alla centralità che, in guerra come in pace, il regime di Hitler attribuiva al fattore umano, al singolo cittadino e soldato. Le armi progettate e costruite in Germania altro non erano dunque se non la tangibile manifestazione del valore che il nazionalsocialismo accordava ad ogni eroe che fosse disposto ad offrire la propria vita per servirne la causa, e non rappresentavano, come per le potenze Alleate, meri strumenti di conquista e distruzione.
[1] Feldzug der Zerstörung , «Deutsche Adria Zeitung» n° 181, 14 luglio 1944.