Storicamente. Laboratorio di storia
legami materiali e simbolici con il mondo germanico

La creazione dell' Adriatisches Küstenland rispose in parte a esigenze militari immediate: i nazisti temevano uno sbarco alleato nell'alto Adriatico, il confine orientale era un punto di volta decisivo per il controllo dello scacchiere balcanico e nella regione operava un organizzato e efficiente movimento partigiano slavo. In numerose occasioni i vertici nazionalsocialisti ribadirono a Mussolini che il provvedimento aveva carattere provvisorio e che, nel caso di una vittoria finale dell'Asse, i territori della zona d'operazione sarebbero stati restituiti all'Italia. Con buona probabilità si trattò di dichiarazioni di circostanza: la politica e la propaganda nazionalsocialiste nel Litorale adriatico lasciano infatti supporre che, a guerra terminata e vinta, Berlino non avrebbe affatto riconsegnato le province nord-orientali allo Stato italiano e che, al contrario, avrebbe imposto il proprio controllo su quei territori. Incorporando le città portuali della Venezia Giulia, la Germania si sarebbe infatti garantita un importante sbocco sul Mediterraneo, un trampolino cruciale affinché il terzo Reich potesse dar seguito alle proprie ambizioni militari e commerciali.

Il destino germanico di Trieste e della regione intera fu costruito dal governo del Commissario supremo Rainer lungo un binario che unì sapientemente la risolutezza dei provvedimenti politici e amministrativi alla persuasione della propaganda. Gli amministratori nazisti esclusero larga parte delle elite politiche italiane della regione dai centri di potere, impedirono qualunque ingerenza della Rsi e dei suoi apparati nella zona d'operazione, aprirono canali commerciali preferenziali con la Germania e l'Austria, le cui ditte e industrie conquistarono crescente spazio nel tessuto economico locale. Sull'altro fronte, i propagandisti tedeschi insistettero nel rilevare i danni che il governo fascista aveva prodotto nell'economia della Venezia Giulia e nel celebrare la gloria commerciale di Trieste quando la città era parte dell'impero austriaco e il suo porto il principale terminale mercantile della Mitteleuropa; inoltre essi esasperarono l'immagine di una regione etnicamente frammentata in cui il gruppo nazionale italiano non deteneva più il ruolo dominante che per esso aveva costruito il fascismo, restituirono vigore ai legami simbolici e culturali fra Trieste e Vienna e diffusero l'illusione di uno stato sociale nazionalsocialista attento alle esigenze dei gruppi sociali più disagiati e in particolare delle classi operaie.