governo dispotico
Nell'ideologia e nella propaganda nazionalsocialiste l'Unione sovietica e il suo popolo furono oggetto di un sistema di despecificazione che si muoveva lungo un duplice canale, alternando e sovrapponendo la discriminazione politica a quella razziale. L'Urss, secondo i nazisti, si stendeva su terre abitate da un « diabolus loci » [1] che imponeva senza soluzione di continuità forme di governo che riproducevano i caratteri tipici del dispotismo asiatico descritto dalla tradizione politica postaristotelica: in quelle terre vi erano popoli servi "per natura", dunque popoli barbari, il cui destino era di essere governati secondo le dinamiche tipiche del rapporto fra padrone e schiavo. Stalin non era che l'ultimo di questa serie di terribili tiranni e il comunismo sovietico l'ultima maschera calata sul volto del dispotismo asiatico. In tutta la propaganda tedesca e nelle stesse pagine della Deutsche Adria Zeitung il popolo russo era assimilato ad una «macchina priva di volontà»[2], un'immensa accozzaglia di uomini disperati, privi energia e slancio, totalmente assoggettati alle imposizioni del loro padrone supremo. A conferma della loro concezione del popolo russo e del suo governo i nazisti chiamavano la tradizione politica della Grecia classica: «già gli antichi Greci - spiegava ad esempio la Deutsche Adria Zeitung - avevano dato una definizione di Europa che escludeva gli spazi delle grandi masse, la steppa dei senza volto, le terre dei barbari. Ogni europeo, così pensavano, ha in se sangue divino, ovvero la pulsione all'individualità, alla personalità, all'attività produttiva ed al legittimo dominio del mondo» [3]. Caratteristiche, queste, che l'esperienza diretta dei tedeschi negava potessero appartenere ai sudditi di Stalin. Un reporter delle Waffen-SS, in un articolo pubblicato dal giornale tedesco di Trieste, raccontava il suo incontro con un civile russo descrivendo un uomo abbattuto e distrutto: «[Quest'uomo] - concludeva il brano - è solo uno degli innumerevoli che il soldato tedesco incontra durante la sua marcia per la Russia. Uno dei molti milioni che il sistema bolscevico ha sfatto. Un uomo che ha visto spegnersi tutta la sua forza vitale, che ha perduto ogni speranza in un futuro sensato»[4]. «Scopo del bolscevismo - insisteva un altro articolo - è creare proletari, cioè uomini senza necessità e privi, non da ultimo, di un volto umano. Il bolscevismo ha sradicato dal popolo dell'URSS tutti i legami e le relazioni. Ha spazzato via e cancellato ogni forza interiore, ha atomizzato gli uomini e quindi li ha trasformati in granelli di sabbia» [5].
Uomini senza volto e schiavi per natura, i sovietici non solo potevano essere annientati senza remore in quanto Untermenschen , ma dovevano essere distrutti senza pietà in quanto avevano innescato una guerra civile su scala continentale. Alla despecificazione di matrice razziale e a quella di matrice politica relativa alla forma dispotica - e quindi antieuropea - del governo sovietico, se ne univa una terza che si fondava su ragioni prettamente politiche: l'Urss aveva scatenato la guerra civile europea, dato avvio ad un tentativo di rivoluzione malamente mascherato da guerra tradizionale e dunque si era resa responsabile della cessazione delle norme stabilite dallo jus in bello . Gli articolati modelli di despecificazione utilizzati dai nazisti contro il nemico sovietico non ebbero solo riflessi propagandisti, ma furono la base giustificatoria della guerra di sterminio condotta dai reparti speciali delle SS e dalla stessa Wehrmacht in Russia e in tutti i territori dell'est europeo.
[1] Moskau als Erbe von Byzanz , «Deutsche Adria Zeitung» n° 197, 30 luglio 1944.
[2] Die Grenze des Erträglichen, «Deutsche Adria Zeitung» n° 9, 22 gennaio 1944.
[3] Europa und die Welt , «Deutsche Adria Zeitung» n° 20, 2 febbraio 1944.
[4] Einer von Millionen. Ein Bild aus dem Sowjetalltag , «Deutsche Adria Zeitung» n° 92, 15 aprile 1944.
[5] Atomisierung des Volkes. Das Rätsel des Sowjetmenschen , «Deutsche Adria Zeitung» n° 264, 5 ottobre 1944.