La radicale opposizione al cristianesimo è stata una delle maggiori costanti ed uno dei pilastri dottrinali più importanti nel pensiero della Nouvelle Droite tanto che nel volume
di Pierre-André Taguieff, probabilmente uno degli studi più approfonditi su questo fenomeno politico, si sostiene che «se c’è una costante, attraverso le palinodie di una tale evoluzione
intellettuale (dal positivismo logico al pensiero post-metafisico), in seno a un tale sincretismo di teorie e dottrine, non si può che reperirla nella definizione della “visione del mondo”
alla quale il neopaganesimo europeista si oppone radicalmente» [Taguieff 2004, p. 308]. In questa citazione, la “visione del mondo” a cui si fa riferimento, il vero avversario ideologico, sarebbe
il pensiero egualitario e le dottrine universaliste che ne sono il naturale prodotto, il quale sarebbero stato introdotto in Europa dalla tradizione biblica. Il neopaganesimo, e l’indispensabile
riferimento all’autentica tradizione europea che trova le proprie radici nelle popolazioni di lingua indoeuropea, è quindi, un elemento cardine e continuo nella formazione della dottrina politica
neodestra. Elemento che tuttavia non ha trovato uguale adesione nella Nuova Destra italiana. Una tale visione religiosa, ed in particolare le numerose prese di posizione contro il cristianesimo,
hanno scatenato in Italia una veemente reazione da parte della destra tradizionalmente cattolica, che ha trovato ampio sfogo, ad esempio, in un aspro dibattito sulle pagine de Il
Secolo d’Italia, durante l’estate del 1979, in occasione dell’imminente pubblicazione della rivista italiana Elementi.