conciliare l’uno e il molteplice, il particolare e l’universale. La sua legge generale è quella dell’autonomia e del rispetto della diversità, per mezzo di una stretta applicazione del principio di sussidiarietà. [...] L’impero mira ad unificare ad un livello superiore senza sopprimere la diversità delle culture, delle etnie e dei popoli. Cerca di associare i popoli ad una comunione di destini, senza peraltro indurli all’identicità (…) Queste parti costitutive rimangono insiemi organici differenziati [de Benoist 1996, pp. 142-143].
La nazione, al contrario, sarebbe caratterizzata da «un’irresistibile tendenza alla centralizzazione e all’omogeneizzazione», in cui ogni forma di diversità e di provincialismo diverrebbe oggetto di un processo di normalizzazione e di allineamento alle direttive centrali, in virtù di una vera e propria «ossessione dell’unico». Di conseguenza, conclude il filosofo francese: «L’Europa, per realizzarsi come realtà unitaria, necessita di una unità di decisione politica. Ma l’unità europea, non può essere costruita sul modello nazionale giacobino, a rischio di veder scomparire la ricchezza e la diversità di tutte la componenti dell’Europa» [de Benoist 1996, p. 73].
Nel suo volume, mettendo a confronto due differenti sistemi di organizzazione politica come la nazione e l’impero, Alain de Benoist sostiene che il principio stesso alla base
dell’impero tende a: