L’atteggiamento della Nouvelle Droite rispetto alla contestazione del 1968 fu profondamente diverso dalle reazioni che in genere mantennero riguardo a quegli eventi la
maggioranza dei movimenti di estrema destra francesi. Facendo un bilancio del suo rapporto con il ’68, Alain de Benoist, in un articolo apparso sul quotidiano spagnolo ABC, uscito in
occasione del ventesimo anniversario dei fatti del maggio di quell’anno, poi ripreso nel numero 122 di «Diorama Letterario», chiarisce i suoi giudizi e le sue interpretazioni di un evento
che, almeno nelle premesse, cercò di mettere in discussione i valori profondamente borghesi delle società occidentali. Nelle pagine dell’articolo il filosofo francese sostiene che, a causa del
repentino cambiamento di rotta di numerosi protagonisti di quegli eventi, in seguito integrati «con delizia in quella società borghese di cui erano stati implacabili accusatori, […] mai
“rivoluzione” è stata in effetti tanto in fretta e massicciamente tradita». Sostanzialmente secondo il capofila della Nuova Destra i manifestanti del Sessantotto non furono «abbastanza»
rivoluzionari e si fecero indissolubilmente risucchiare da un sistema consumistico stritolatore, terribilmente capace di porre l’uomo di fronte alla necessità di «dare un nuovo senso all’esistenza
sociale oppure diventare un oggetto in un sistema di oggetti» [de Benoist 1982].