«Possidente» si definisce Pietro Strada che presenta un esposto contro il figlio Pietro per «mali trattamenti e vita scioperata, discola e molesta alla famiglia» (1832];
Annunziata Ferrari vedova Bortolotti, che denuncia alla polizia il figlio Federico di 17 anni, bravo ragazzo in generale, che però quando beve – e lo fa spesso – diventa una bestia, ha un negozio
ben avviato di guanti e cappellini da donna [1837]; Antonio Pigozzi angustiato perché non riesce a tenere a freno il figlio Camillo di 13 anni è un medico, così come Antonio Grassilli – primario
dell’ Ospedale Maggiore – che ha problemi analoghi con il figlio Luigi di 16 anni, che ha fatto rinchiudere nel discolato. Francesco Marchisio, che chiede l’arresto del figlio Carlo [1822], è un
conte come Giacomo Tibertini il cui inestinguibile astio per il figlio Guido si trascinerà per dieci anni fornendo materia per uno dei fascicoli più consistenti del fondo di polizia [1824, 1830 e
1832; Legazione, Atti generali, 1823 e 1824, titolo XX]. Uno dei due ragazzetti che ha mangiato all’osteria della Posta di S. Nicolò ed è scappato senza pagare il conto, e per questo viene
arrestato, è figlio dell’ispettore di polizia Francesco Gotti che deve ammettere – con comprensibile imbarazzo – che non è la prima volta che il figlio si comporta male [1828], mentre è lo stesso
governatore di Loiano Gaetano Piacenti a chiedere che il figlio, di cui traccia un ritratto amaramente impietoso, sia recluso nel discolato [1820]; il governatore di Porretta Giacomelli è invece
costretto a ricorrere alla polizia per ritrovare il figlio Cesare di 18 anni, mandato a studiare a Bologna e scomparso senza lasciare traccia – non è la prima volta – che sarà ritrovato pochi
giorni dopo a Monghidoro insieme ad una giovane schedata come prostituta [1828].
[Tutti i riferimenti in Polizia, Atti generali, titolo X, rub. 27].