Onorato Mersanne, un facoltoso commerciante francese arrivato a Bologna con le truppe napoleoniche, chiede che la polizia dia una severa strigliata al figlio Adolfo di 15 anni
che ha tratto ben poco profitto «in tre anni di studio di latinità nel collegio di Santa Lucia, un anno di umanità e retorica nella scuola di Minarelli ed un anno di filosofia all’Università, la di
cui matricola impegnò per tredici bajocchi presso un caffettiere proprietario di bigliardo in Piazzola». Onorato non vuole imporre nulla al figlio, solo vorrebbe che si dedicasse seriamente «allo
studio per cui sentesi maggiormente inclinato» [1833]. Anche Luigi Fanti, che viene definito benestante, chiede provvedimenti contro il figlio Francesco di 17 anni che dovrebbe studiare chirurgia e
fare praticantato presso l’ospedale della Casa di ricovero, ma preferisce frequentare i caffè e dice di aver smarrito la busta contenente i suoi costosi strumenti di lavoro che invece ha quasi
sicuramente impegnato [1833]. Ignazio Cuscini, di 19 anni, ha tradito la fiducia e le aspettative non solo della madre vedova, ma di una intera comunità: di una famiglia di piccola nobiltà di
Medicina, durante gli studi medi e superiori ha dimostrato doti tanto brillanti che il Comune gli ha assegnato un sussidio di 36 scudi l’anno per studiare giurisprudenza all’Università di Bologna.
Giunto nella metropoli però Cuscini si è dato a vita dissipata trascurando gli studi [1830].
[Tutti i riferimenti in Polizia, Atti generali, titolo X, rub. 27].