Storicamente. Laboratorio di storia

Dossier

Catastrofi e poi? Storia di ripartenze e ricostruzioni

PDF

Anticipato dalla testimonianza di Florian Coulmas sul potente terremoto/tsunami giapponese del marzo 2011 e dalle sue riflessioni in merito alle reazioni personali, sociali e politiche che ne sono derivate [vedi], questo numero monografico verte su una serie di domande finora scarsamente affrontate dalla storiografia.

Quali sono state, nel corso di una storia intesa su un lunghissimo periodo, le reazioni a catastrofi “naturali” o meno, ossia scatenate da fenomeni naturali ma in certa misura prevedibili e governabili dall’azione umana, se non addirittura scatenate per effetto dell’intervento umano sulla natura – che in un torno di tempo brevissimo possono letteralmente sottrarre il terreno, distruggere le condizioni materiali di vita di una collettività?

Come si riattiva la vita associata dopo una catastrofe che – oltre a sospendere la quotidianità, devastandola – produce inevitabilmente traumi psicologici profondi, che richiedono tempi lunghi di elaborazione o che si risolvono in rimozioni altrettanto profonde con conseguenze raramente positive? Quando la quotidianità si infrange improvvisamente a seguito di eventi mai completamente imprevedibili, ma certamente non attesi nel momento del loro verificarsi, i processi di ripartenza possono produrre cambiamenti strutturali nella ricostruzione del tessuto sociale e nel riavvio di una quotidianità di relazioni, di vita economica, di gestione politica e di sviluppo di prospettive per il futuro?

Di ripartenze e ricostruzioni la storiografia si è evidentemente occupata, basti pensare al grande tema della Ricostruzione postbellica per limitarci all’area della contemporaneistica, ma va sottolineato che al centro dell’attenzione sono state soprattutto ripartenze in termini di dopoguerra. Sempre rimanendo nell’ambito del XX secolo, sappiamo bene che le guerre furono tutt’altro che “lampi” e già nelle fasi conclusive di quei conflitti si cominciarono a delineare le direttrici di una riorganizzazione e le configurazioni di ordini postbellici. Le ripartenze postbelliche a fronte di conflitti catastrofici, come sono stati quelli mondiali (e non solo) del XX secolo, hanno goduto di un’ampia attenzione: studi sulla riorganizzazione di rapporti di potere e relazioni internazionali, sulle conseguenze dei trattati di pace o sul rilancio di politiche economiche, studi sul ruolo di istituzioni, gruppi sociali, partiti… già solo limitandoci al contesto italiano, la letteratura storiografica risulta considerevole e se si allargasse l’orizzonte a contesti più ampi ne risulterebbe uno stato dell’arte estremamente vasto e articolato.

Decisamente più trascurato risulta invece il tema della ripartenza/ricostruzione a seguito di eventi catastrofici diversi dalle guerre. Terremoti, maremoti, alluvioni e inondazioni, eruzioni vulcaniche, incidenti industriali con effetti devastanti immediati e di lungo periodo, epidemie e pandemie: su questo esistono studi significativi, volti principalmente a ricostruire gli eventi stessi e a descrivere gli effetti prodotti, mentre molto meno interesse storiografico hanno destato i processi di riattivazione e riorganizzazione della vita dopo le lacerazioni causate da questi eventi estremi e improvvisi.

A partire da tali considerazioni, ampiamente discusse e condivise dalla redazione di Storicamente, è proprio su ciò che succede dopo una catastrofe che si vuole concentrare il nostro numero monografico dedicato alle ripartenze, senza dimenticare la dimensione individuale di tali eventi.

Il filo rosso che unisce i diversi contribuiti qui raccolti verte allora in maniera chiara su eventi che ruppero all’improvviso la quotidianità e la continuità temporale della vita privata e collettiva insieme e che, pertanto, non poterono non sollevare interrogativi sui nessi tra passato e futuro rispetto a un presente destabilizzante: ripartire per ricostruire, per ritornare alla “normalità” e a un passato rassicurante o accogliere invece le sfide poste dalle catastrofi per aprire un nuovo orizzonte sul futuro e creare qualcosa di nuovo?

È possibile sostenere che le ripartenze dopo catastrofi “naturali” abbiano suscitato reazioni più conservative, dettate dal bisogno di recuperare ciò che si era perso in maniera traumatica, e che invece le ripartenze politiche, dopo guerre o rivoluzioni, siano state maggiormente orientate al futuro, perché volte a evitare il ripetersi di determinate circostanze oppure, e soprattutto nel caso delle rivoluzioni, a marcare una rottura netta con un passato considerato deplorevole? Non sempre: talvolta le catastrofi sono state colte come occasioni per mettere in atto cambiamenti radicali di sistemi già in crisi. A eventi estremi ambientali si è reagito anche abbandonando definitivamente gli insediamenti colpiti e ricostruendo altrove, in posizioni più adatte ai tempi nuovi, e, talvolta, trasformando completamente le strutture produttive e le forme di sfruttamento della terra. E in ambito politico, il tempo precedente a una guerra o a una rivoluzione, può essere descritto in seguito anche come un passato idealizzato, mai realmente esistito, in modo da rendere socialmente e culturalmente accettabile, nel solco tranquillizzante del recupero di bei tempi andati, un presente completamente nuovo.

Ripartire, ricominciare: è per noi un tema legato alla crisi, declinato su alcune delle tante crisi della storia umana, che vuole fare emergere però le opportunità e le prospettive rinnovate che tutte le rotture improvvise presentano, occasioni di trasformazione e di rinascita, così come di riscrittura orientata del passato.