Storicamente. Laboratorio di storia
La testimonianza di S. P. partigiano della Garibaldi Natisone

Videointervista a S. P. raccolta da Alessandro Cattunar e Kaja Sirok l’11.08.2007 a Gorizia.

…e in quel periodo io venni nominato commissario di distaccamento, poi vice commissario del battaglione e poi venni nominato commissario del battaglione Pisacane.
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E io finii alla fine ad essere collegato al comando di una divisione, la Garibaldi Natisone, che è una divisione che passa operativamente alle dipendenze del IX Corpus. Questo trasferimento avviene alla fine del dicembre del 1944 quando noi attraversiamo il Natisone, attraversiamo l’Isonzo e arriviamo nella zona di Circhina, nella zona di Tarnova. In condizioni estremamente difficili.
Secondo noi la scelta del comando di aderire alle dipendenze operative del IX corpus era una scelta obiettiva. Nel senso che non c’erano le condizioni, in Benecia, per mantenere alcuni reparti. Sarebbe stata la distruzione.
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Alla liberazione noi ci trovammo lontani. Uno dei punti storicamente criticabili fu che la Garibaldi Natisone non si trovava né a Trieste né a Gorizia. Il dibattito è molto preciso. Secondo alcuni c’era stata la scelta militare, secondo altri la scelta politica. Nella scelta militare la Garibaldi Natisone che era in condizioni di gravi difficoltà come armamento, come equipaggiamento, non era in grado di sostenere le ultime battaglie. L’altra questione invece è che bisognava creare tutte le condizioni — questa è una critica venuta fuori soprattutto da parte italiana, da parte dei nazionalisti italiani — per evitare che queste terre fossero liberate dai partigiani italiani, ma venissero liberate [da quelli sloveni N.d.R.]… il che è vero, c’era una parte e l’altra, dipendeva anche dal grado di maturazione dei dirigenti sloveni. No? […] La Garibaldi Natisone non accettò mai l’ipotesi di far parte dell’esercito di liberazione jugoslavo. Nel senso che esprimeva gli interessi ed era, diciamo così, un corpo della popolazione italiana. Questo è uno degli elementi molto dibattuti.
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Ma questo giudizio secondo noi è un giudizio obiettivo.
La Garibaldi Natisone il 20 maggio del 1945 venne a Trieste e sfilò a Trieste.
Il comandante del quarto corpo d’armata disse che non si sarebbe mai aspettato un’accoglienza così fredda delle popolazioni italiane di Trieste.
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Le condizioni della liberazione.
La liberazione è un processo molto complesso e molto difficile. Voi dovete paragonare due figure di soldati. Uno il soldato americano e inglese che fuma la Chesterfield, che mangia la cioccolata, che ha i contenitori dei fagioli, degli asparagi eccetera. L’altro mettete il partigiano che è stato in montagna pieno di pidocchi, vestito con gli indumenti ottenuti dagli aiuti angloamericani o sovietici… Le condizioni sono due condizioni diverse… E queste condizioni secondo noi si sono manifestate… è la condizione di un nuovo rapporto…
Quando questo esponente jugoslavo si chiede come mai la popolazione “non ci ha accolto”… il problema è molto complesso…
La nostra formazione, la Garibaldi Natisone, che ha avuto dei grandi dirigenti… Faccio due nomi, Sasso (Mario Fantini “Sasso”, comandante della divisione Garibaldi Natisone N.d.R) e Vanni (Giovanni Padoan “Vanni”, commissario politico della divisione Garibaldi Natisone N.d.R.)... Sasso e Vanni sostengono che obiettivamente, da un punto di vista strategico, la scelta di andare con il IX corpus è stata una scelta giusta. Io ho sostenuto questo. E lo sostengo anche perché il 15 novembre del 1944, io ero a Prossenico in Benecia, ci fu il famoso proclama del generale Alexander: “Partigiani andate a casa e ritornate la prossima primavera” e noi dicemmo invece che la guerra andava continuata, per ragioni obiettive.