La Collaboration d’État
L’armistizio implica, per definizione, una collaborazione con il vincitore che occupa uno Stato, in teoria, sovrano. D’altra parte, la Révolution Nationale dipende dal margine di manovra lasciato
dall’occupante. La strategia nota come Collaboration d’Etat risulta da questi vincoli e da queste ambizioni. Essa si distingue dalle altre forme di collaborazione: quella ideologica, dei
sostenitori del nazismo (i “collaborazionisti”); quella economica, più o meno inevitabile; quella individuale, determinata dall’interesse o dalla sottomissione. La Collaboration d’Etat non è né
una semplice sottomissione né il segno di una simpatia ideologica nei confronti del nazismo (anche se molti collaborazionisti ricoprono ruoli politici importanti), ma una politica «di calcolato e
volontario accomodamento al potere tedesco [...] per la convinzione, ritenuta “realistica”, che questa fosse la sola cosa da fare nell’interesse nazionale». Nell’estate 1940 si ritiene infatti
che la vittoria tedesca sia vicina e che la Francia sconfitta debba trovare un proprio spazio nel nuovo ordine europeo. In tal senso, la Collaboration d’Etat si basa sul principio che –
in cambio di una collaborazione economica, amministrativa e, in qualche caso, militare – sia possibile strappare qualche concessione agli occupanti nazisti.
Sulla Collaboration d’Etat, si veda R. O. Paxton, La Collaboration d’État, in J.-P. Azéma - F. Bédarida (a cura di), La France des années noires, vol. 1, Paris, Seuil,
1993, 333-361.
DOI: http://dx.doi.org/10.1473/stor3