Serge Latouche, L’occidentalizzazione del mondo
Serge Latouche, L’occidentalizzazione del mondo. Saggio sul significato, la portata e i limiti dell’uniformazione planetaria, Torino, Bollati Boringhieri, 1992 [ed. orig 1989]. Si tratta di un testo fortunato e ristampato a metà del primo decennio del 2000 sia in Italia che in Francia. L’autore, già a partire dal 1989, quando il fenomeno della globalizzazione non aveva ancora raggiunto l’attuale estensione ed escludeva l’Europa dell’Est, denunciava i limiti della diffusione planetaria del modello occidentale e la sua presunzione di primato, nonostante i fallimenti nel Terzo mondo del modello occidentale di crescita. Nell’ultima edizione, giunta in Italia nel 2006, Latouche ricorda il valore dell’aspetto immaginario della globalizzazione, utile allo sviluppo e all’accettazione della sua idea, ma ravvisa i forti contraccolpi di questo fenomeno, evidenti nell’etnocentrismo occidentale e nel suo equivalente oppositore antioccidentale. Agli studi di Latouche, di cui L’occidentalizzazione del mondo non è che uno dei più famosi, si deve il concetto di decrescita (decroissance). Alcuni passaggi del testo di Latouche appaiono troppo secchi, marcatamente antistatunitensi, ma resta uno degli autori che ha fornito utili categorie interpretative delineando alcune possibili vie d’uscita.In campo anglosassone tra i primi a riflettere sul rapporto tra globalizzazione, nazionalizzazione, forme di crescita e trasformazioni della città è stato il sociologo inglese Mike Featherstone, direttore della rivista «Theory, Culture and Society» Da questo ambito nel 1990 nasce il volume che raccoglie i contributi di Zygmunt Bauman e Immanuel Wallerstein che è apparso in Italia con il titolo: M. Featherstone (a cura di) Cultura Globale. Nazionalismo, Globalizzazione e Modernità, Roma, Seam, 1996. Per un quadro più ampio: G. Gozzini, G. Scirè, Il mondo globale come problema storico, Bologna, Archetipolibri, 2007.